lunedì 3 agosto 2015

Sono 11 anni che il G.T.A sollevò il problema della nostra frutticoltura, è rimasto inascoltato e questo è il risultato!!!

Dopo lunga malattia
Qui giace la peschicoltura romagnola 
vittima di politiche commerciali
dei:
produttori che ancora pensano di fare soldi con calibri piccoli e qualità scadente, quando invece dovevano cacciare via dirigenti e direttori che ci hanno portato al "declino"!!!!
 Direttori commerciali che avendo bisogno di KG. da lavorare per pagare gli enormi ed inutili magazzini ci hanno spinto alla produzione di massa e ancora sperano 
nell'AIMA versione moderna
CDA e PRESIDENTI di OP che insieme ai direttori commerciali hanno trovato sempre modo di non fare aggregazione concrete e funzionati !!
 

Cerchiamo tanti colpevoli ma sono tutti qui
coloro che hanno sempre evitato di parlare del problema!!





 Ecco la "sentenza" del
Prof. Roberto Della Casa




 Perchè continuare l'accanimento terapeutico sulle pesche?








 

 

 

 

 Perchè continuare l'accanimento terapeutico sulle pesche?

Sono ormai diversi anni che cerco di rappresentare in chiave giornalistica i mali della nostra peschicoltura, prendendo a prestito termini medici (si veda l'ultimo editoriale dello scorso anno sulla "febbre da cavallo") per denunciare a più riprese il grave quadro clinico del paziente. Quest'anno, però, dopo l'ennesimo immobilismo pre-crisi, anticipato a partire dalle inconsistenti conclusioni del convegno peschicolo di ottobre (clicca qui per leggere l'editoriale "Convegno Peschicolo: la parola d'ordine è programmazione?"), di fronte all'atteso peggioramento cronico del malato mi sento obbligato a invitare il comparto a staccare la spina per evitare un inutile accanimento terapeutico. Quando il paziente non da più segni di ripresa e solo la tecnologia lo tiene in vita, se vi è sofferenza – come in questo caso – è giusto a mio avviso pensare all'eutanasia.

Sgombro subito il campo da due equivoci che non vorrei producano false strumentalizzazioni. Primo, i realizzi sulle pesche e le nettarine che i nostri operatori in questa campagna ritraggono dalla GDO tedesca sono analoghi – o forse anche leggermente migliori in talune situazioni – a quelli dei concorrenti spagnoli. Che le quotazioni ufficiali all'ingrosso sui mercati ortofrutticoli tedeschi vedano i nostri concorrenti in vantaggio sui prezzi non significa nulla poiché si tratta di un mercato residuale (clicca qui per leggere la news "Germania: pesche e nettarine italiane dominano il mercato, ma solo in quantità) e non è serio pensare di poter trovare colpevoli di quanto sta accadendo per questa strada.
Altrettanto: l'embargo russo ha un peso minimo sulla crisi della nostra peschicoltura e su quella dei nostri concorrenti e non è vero il contrario come ho letto a più riprese. Il mercato russo, infatti, prima della chiusura delle frontiere valeva meno del 3% del nostro export di pesche e nettarine e intorno al 7% di quello spagnolo. Non si può definire esportatore nel senso proprio del termine chi non riesce a riposizionare tali quote con un anno e mezzo di preavviso, per cui smettiamo di dare la colpa dei nostri guai a Putin.

Viceversa, partecipando durante l'inverno ad alcune riunioni promosse dalle rappresentanze del mondo agricolo qualcosa in più sulla crisi della peschicoltura l'ho capita: gli agricoltori non sanno, o forse fingono di non sapere, il motivo di quanto sta accadendo. Puntano il dito sul lavoro nero in Spagna, come se in Italia non esistesse, o si indignano del comportamento della distribuzione, senza considerare quanto oggi loro stessi fanno con chi produce materiali per il confezionamento usando la stessa arma del potere contrattuale. Nessuno, almeno apparentemente, sembra invece consapevole dell'unica vera causa: l'aver generato offerta senza creare adeguata domanda. Pare banale ma il sistema peschicolo si è dimenticato di questa regola base della costruzione del valore. Se non ci credete guardate il disastro che stanno combinando gli spagnoli sulle pesche piatte. In pochi anni, per aver piantato forsennatamente senza costruire adeguata domanda, stanno trasformando una miniera d'oro in una disastro coronato dall'ennesimo crollo delle quotazioni.

Che fare dunque? Con questo assetto  produttivo nulla di risolutivo si può fare. Occorre prima cambiare i paradigmi di base come dicevo lo scorso anno (clicca qui per leggere l'editoriale  "Crisi delle drupacee: l'epilogo di un destino segnato"). O si lavora in modo concertato a livello Europeo, con Spagna e Grecia prima di tutto, per riequilibrare l'offerta con la domanda, che va in ogni caso sviluppata, oppure il mercato farà la sua selezione e non occorre essere degli indovini per capire chi perirà prima.
Oppure, se l'uso della concertazione negoziale rimarrà una chimera in questo settore, occorrerà provare a percorrere l'unica altra strada possibile: lavorare nell'identificare e promuovere elementi distintivi dell'offerta nazionale – sempre che esistano o siano almeno costruibili – per vendere con profitto al posto degli altri quando l'offerta sarà eccedente la domanda. Se considerate questa eventualità un'utopia domandatevi perché vendiamo mele per la fascia alta del mercato a paesi grandi produttori di pomacee o jeans a chi li ha inventati e se, malgrado l'evidenza, continuerete a pensare che non sia possibile differenziarsi, allora non resta che l'eutanasia.
 La domanda sorge spontanea....
Se la peschicoltura è da eutanasia,
la frutticoltura è alla .....
"febbre da cavallo"
delle pesche 2014 !?!?!?
Le strutture cooperative in che stato di salute
sono, e le aziende agricole??



Clicca su:
AGRILINEA CRISI FRUTTA

consigli sul da farsi!

venerdì 26 giugno 2015

Qualcosa non mi torna!!
che sta succedendo??


Nel giro di 4-5 giorni i prezzi di pesche, nettarine e albicocche è quasi dimezzato.
e siamo solo al 25 di giugno!!
però nei supermercati i prezzi sono sempre alti, quindi non mi vengano dire che mancano i consumi, poi un direttore di un supermercato di Imola mi diceva che i consumi sono molto buoni!!
Allora che sta succedendo???
stiamo "mantenendo" la GDO ...italiana??
Mi chiedo ancora cosa c'è dietro al NO di Legacoop al progetto PERA di GRANATA!!
Mi chiedo cosa c'è dietro ai (quanto pare) non buoni rapporti Confcooperative, Legacoop, nonostante Agrinsieme.
Invece non ho dubbi sul futuro del settore .....
........per mancanza di volontà nel FARE da parte dei produttori e da parte dei dirigenti delle O.P il "sistema" ortofrutta è in coma quasi IRREVERSIBILE!!
D'altronde la cura da "febbre da cavallo" prospettata nel 2014 dal Prof.  Della Casa non è stata presa neanche in esame e quindi non possiamo che essere in queste condizioni.

Poi ciliegina sulla torta

vediamo che la Spagna non solo non abbassa i prezzi ma additittura, vende a prezzi più alti dei nostri!!

Ma guarda un pò la spagna vende a prezzi più alti dei nostri !!
Siamo  quelli usati per le promozioni!!
All'estero il prodotto spagnolo quotato piu' di quello italiano
Pesche: produttori preoccupati per i prezzi gia' fiacchi

"Basterebbe escludere il calibro B per una settimana, in modo da alleggerire il mercato". E' quanto sostiene un operatore veneto di fronte a un avvio di campagna che, per pesche e nettarine, non è certo incoraggiante.

"Quantomeno - continua - servirebbe almeno a verificare se le pesche italiane hanno ancora un senso sul mercato oppure se la Spagna è in grado di soddisfare anche il nostro fabbisogno interno. Ma se l'Italia ha ancora un suo ruolo, allora i nostri produttori devono vedere perlomeno coperti i costi di produzione e confezionamento".

"Si parla tanto di filiera etica e, giustamente, buona parte delle aziende agricole italiane si è allineata - osserva un peschicoltore romagnolo - ma il trattamento dovrebbe essere etico anche verso il produttore, che invece resta l'anello debole della catena".



"In Puglia stiamo lasciando cadere le pesche a terra in segno di protesta contro i prezzi, ingiustificati, praticati dai supermercati che, nonostante la scarsità di prodotto, approfittano del loro strapotere per rivendere con ricarchi del 200-300% e oltre". E' il grido d'allarme lanciato da un produttore pugliese.

Gira poi voce che alcuni agricoltori stiano valutando se procedere con una denuncia all'Antitrust per le pressioni di alcune insegne della Grande distribuzione organizzata sulla parte agricola.

E se, con il decreto legge 51 del 5 maggio 2015, il Governo ha di fatto aumentato le sanzioni previste dall'art. 62 del 2012, sia per quanto riguarda l'obbligo del contratto scritto che il mancato rispetto delle relazioni commerciali, l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi del Ministero delle Politiche agricole è stato incaricato di segnalare ogni violazione in materia. Ma per ora tutto tace.



La situazione è già al livello di guardia. Si lamenta una mancata organizzazione nell'immissione del prodotto sul mercato, che favorisce i competitor spagnoli (o viceversa, una maggiore organizzazione spagnola che penalizza i troppi operatori italiani). Senza dimenticare la proroga dell'embargo russo che fa (di nuovo) chiedere a gran voce misure comunitarie a difesa dei prodotti ortofrutticoli colpiti.

Su una cosa, però, al momento i produttori sono tutti d'accordo: le organizzazioni agricole professionali dove sono?

Intanto nella Gdo tedesca...
"Oggi - segnala un esportatore - in una catena della Grande distribuzione tedesca i cestini da un chilo di nettarine italiane sono venduti a 0,88 euro contro i 2,99 del prodotto spagnolo sfuso. Praticamente il prodotto italiano viene usato per le promozioni".


Sopra, nettarine italiane confezionate e, sotto, prodotto spagnolo sfuso.



"Nel punto vendita di un'altra insegna i cestini di pesche spagnole sono prezzati 1,99 euro e le nettarine 1,59. Qualcosa quindi non torna - osserva l'operatore - Se continuiamo a ripetere che il prodotto made in Italy è quello certificato e garantito mentre quello spagnolo è di massa, spesso trattato con sostanze non ammesse e concesse in deroga, perché i prezzi non sono invertiti?".


A sinistra cestini di pesche spagnole a 1,99 euro e, a destra, di nettarine sempre di "provenienza Spagna" a 1,59 euro in un supermercato tedesco.

mercoledì 20 maggio 2015

                                
DIVIDE ET IMPERA!!


Anche l'impero romano puntava sul "DIVIDE ET IMPERA" .....poi sappiamo la fine che ha fatto!!
Difficile pensare che possa portare benefici ai soci a mio parere,
1) siamo divisi anche questa volta
2) poche quantità da gestire
3) regole molto leggere, proprio in Italia dove si fatica a rispettare le regole anche più dure figuriamoci se verranno rispettate queste!
4) vero progetto o "farsa" ?!?!
                

Non solo PerA: cinque big lanciano progetto di aggregazione alternativo

Lo scorso 29 aprile avevano preso le distanze dal progetto Pera (cliccare qui per leggere la news) proposto da Agrintesa, Patfrut, Fruit Modena Group, con il coordinamento di Apo Conerpo chiedendo delle modifiche: adesso, cadute nel vuoto le richieste, vanno oltre e lanciano "un nuovo strumento di aggregazione aperto a tutto il sistema ortofrutticolo nazionale avente come obietto non solo la singola produzione pera, ma la generale redditività delle imprese agricole ortofrutticole penalizzate da margini insufficienti per garantire la sopravvivenza del settore".

Così recita il comunicato stampa inviato ieri pomeriggio ai media da "un gruppo di imprese storiche italiane: Apofruit, Afe/Salvi, Granfrutta Zani, Pempa Corer/Terremerse, Spreafico/OPKiwiSole".  Rispetto al gruppo che si era originariamente allontanato dal progetto Pera manca Mazzoni, che ha poi deciso di entrare a far parte dell'iniziativa "capitanata" da Luca Granata

Il dietro le quinte, le ambizioni

La nuova iniziativa, da quanto ha appreso Italiafruit News, si caratterizza proprio perché non coinvolge solo le pere ma può essere allargata a tutto il comparto della frutta, partendo dal presupposto che la pomacea non è l'unico prodotto che ha bisogno di qualcosa di innovativo; i promotori puntano a un sistema più ampio e maggiormente flessibile, più facile da gestire e che consenta di essere più efficaci rispetto a Per.A. che, stando a quanto colto da Italiafruit News, si ritiene presenti punti di debolezza soprattutto sul mercato nazionale, largamente il più importante per le pere. 

Un progetto work in progress, per il quale si stanno raccogliendo consensi e i cui dettagli operativi saranno svelati più avanti, nel giro comunque di non più di 10 giorni-due settimane. 
Svanita la possibilità di trovare un punto d'incontro sui "limiti" di Per.A. evidenziati nel comunicato di fine aprile, il gruppo di aziende ha deciso di portare avanti una riflessione. Ed è ottimista: "la compagine è destinata ad ampliarsi. Il prossimo passaggio sarà la definizione del modus operandi e dei partecipanti".

Sei obiettivi

"Il gruppo agirà nell’ottica di creare valore per gli agricoltori attraverso strategie di aggregazione della produzione", si legge nel comunicato, che cita sei obiettivi:

1. migliorare il reddito della produzione agricola associata;
2. mettere a punto un’aggregazione condivisa ed un modello che, partendo da un prodotto, sia estendibile ad altre specie;
3. organizzare un sistema a rete che valorizzi le risorse, il posizionamento di mercato e la specializzazione delle imprese socie;
4. coordinare il destoccaggio per scongiurare le possibili “perdite di valore” dovute a squilibri di mercato;
5. sviluppare nuovi mercati che richiederebbero un sforzo eccessivo se sostenuto singolarmente da ciascuna azienda;
6. creare nuovi elementi di distintività attraverso politica di qualità, comunicazione e marca.

Esempi di successo dai club di prodotto

Un’aggregazione che, sottolineano ancora i cinque promotori, intende essere aperta a tutte quelle aziende organizzate che condividano gli obiettivi e le modalità operative proposte: un modello aggregativo efficiente, integrato, che non generi costi di sistema e che prenda spunto da esempi di successo di “club di prodotto” che in questi anni si sono affermati sul mercato ed hanno permesso di valorizzare il lavoro delle aziende agricole.

giovedì 9 aprile 2015


La speranza ...forse l'ultima, per il nostro settore ortofrutticolo,
l'occasione da non perdere!!!



Cosa faranno le nostre strutture O.P e cooperative??
Aderiranno tutte al progetto
P.E.R.A??
A quanto pare molto difficile che ci stiano tutte, faremo nomi e cognomi di chi si prenderà la responsabilità di privarci di un' occasione da non perdere!!!
Da sottolineare che certe strutture non avvisano soci e  nemmeno consiglieri di CDA.
A quanto pare una componente di Agrinsieme a Ravenna
sembra tirarsi fuori dall'organizzare assemblee a favore del progetto.
Prossimamente inizieremo a fare nomi e cognomi di chi ci si prenderà la responsabilità di privarci dell'occasione "storica" per cercare un rilancio del settore!!!
Inoltre invitiamo gli agricoltori che vendono a commercianti privati a cambiare commerciante se il loro si chiama fuori dal progetto (anche qui faremo i nomi) o associarsi direttamente al progetto che presto avrà anche un nome.

mercoledì 11 marzo 2015


IL G.T.A
SI PIEGA MA NON SI SPEZZA!!




«Regole, strategie condivise e nuovi modelli per risollevare la frutticoltura»

Peschicoltura in crisi? Domanda retorica viste le annate disastrose che si susseguono dal 2000, con un 2014 che non è stato da meno. Frutticoltori rassegnati? Certamente no, ed è questo il dato che è emerso lunedì sera presso il teatro di Reda (Faenza), al convegno-dibattito, organizzato dal gruppo Trasversale Agricoltori, dal tema "L'agricoltura può tornare ad avere una dignità ed un reddito?".

Gruppo trasversale agricoltori... chi sono?

Nel 2004 a seguito di un'annata drammatica per il comparto peschicolo, un gruppo di agricoltori romagnoli dà vita a questa associazione con l'obiettivo di creare un movimento d'opinione fra i produttori, che servisse da stimolo per tutti gli attori della filiera, in particolare Op e sindacati. Su questa falsariga, il presidente dell'associazione Fabiano Mazzotti ha dato il via ai lavori, chiedendosi se non fosse giunto il momento di fare qualcosa, prima che molte aziende agricole chiudano i battenti.
Riempiamo ancora le sale


La ricetta di Roberto Della Casa

Il primo a prendere la parola è stato Roberto della Casa, docente di marketing dei prodotti agroalimentari - Università di Bologna - Polo di Forlì e managing director di Agroter, il quale già nella scorsa estate aveva espresso una sorta di pentalogo per risollevare il settore peschicolo (leggi qui per la news). "in primo luogo si deve capire che direzione prendere – ha spiegato Della Casa – e devono essere gli agricoltori a farlo: essendo imprenditori, devono tracciare le linee nelle Op cui sono associati. Bisogna capire che la cooperazione è imprescindibile se si vuole avere un peso efficace, però la stessa deve fare un salto di qualità, puntando ad un nuovo modello di frutticoltura che abbia come base il territorio, quindi, l'intera regione Emilia Romagna". A questo punto, Della Casa ha portato ad esempio tre filiere frutticole regionali sulle quali intervenire:

  • Pera: è la filiera sulla quale si deve intervenire subito, in quanto oltre il 60% delle produzione italiana è concentrata in tre province. La creazione di un consorzio di gestione (stile Melinda) porterebbe benefici in tempi brevi;
  • Kiwi: situazione un po' più complessa delle pere visto i diversi areali di produzione; occorre una strategia nazionale condivisa per aggredire con maggiore forza e coesione i mercati esteri;
  • Pesche e nettarine: è il caso più complicato. In primo luogo ci sono problemi di qualità ed uniformità del prodotto da risolvere prima di poter ipotizzare un progetto commerciale di ampio respiro; non meno di cinque anni per vedere i risultati, a patto di partire subito.


Alcuni punti chiave: intervenire immediatamente nelle filiere "facili" per poi proseguire su quelle più complicate, con un filo conduttore, ovvero la cultura d'impresa, che porti ad un prodotto che si distingua dagli altri e sia apprezzato dal consumatore.

Mercuri: occorre uno sforzo della politica

Durante il suo intervento Giorgio Mercuri, presidente nazionale di Fedagri, ha esteso l'analisi al livello nazionale "Nel Sud Italia, la cooperazione è inesistente, e quando nasce una cooperativa spesso l'unico scopo è quello di attingere a fondi pubblici o europei. Ci deve essere la volontà di tutti di darsi delle regole per fare un salto di qualità complessivo, e la politica deve fare uno sforzo in tal senso, ad esempio utilizzando i fondi del Psr in maniera oculata, ragionando in termini strategici nazionali. Se non si va in questa direzione, è impossibile auspicare un rilancio del settore agricolo"



Guidi: riappropriamoci dell'agricoltura!

Ha concluso il trittico di interventi, Mario Guidi, coordinatore nazionale Agrinsieme e presidente Confagricoltura: "Oramai l'agricoltura è sulla bocca di tutti - ha spiegato Guidi -, basta guardare Expo; tutti parlano di agricoltura ma nella realtà dei fatti interessa a pochi. Un esempio? Il ministero dell'agricoltura utilizzato negli ultimi anni come poltrona di scambio, sei ministri da quando sono diventato presidente. Tuttavia, è anche colpa nostra, che non ci siamo fatti sentire ed abbiamo lasciato parlare gli altri, lamentandoci senza proporre. Occorre cambiare marcia, e come Agrinsieme faremo il possibile per cambiare in primis noi stessi, con lo scopo di portare il Made in Italy in tutto il mondo".

Dibattito accesi: urge progettualità

Successivamente è seguito un dibattito molto acceso, talora con toni forti anche nei confronti di rappresentati delle Op regionali presenti in sala, a dimostrazione che la base agricola soffre una situazione che perdura da almeno 10 anni. Un'insofferenza che porta ad interventi improntati alla ricerca del colpevole oppure che sfociano in sfoghi liberatori. Ma per risollevarsi, occorre mettere da parte le ostilità e trovare un progetto condiviso.

Assessore Caselli: condivisa l'analisi, si passi alla pratica

Ha chiuso la serata, l'assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna, la dott.ssa Simona Caselli. "Sono contenta di aver partecipato a questa serata dove sono emersi spunti interessanti – ha spiegato – indubbiamente l'organizzazione è importante e sono convinta che occorra una politica di filiera adeguata, controllata da regole chiare e non farraginose come spesso accade, e che tutti devono rispettare. La questione è molto semplice: prima si deve condividere l'analisi sui problemi esaminati, poi si può procedere a sviluppare una strategia appropriata".



Concludiamo con un quesito: dopo una serata di teoria per risollevare il settore, vedremo anche la pratica?

Comunicato Stampa


Il 9 marzo, presso il teatro di Reda (Faenza), si è tenuto un convegno-dibattito organizzato dal Gruppo Trasversale Agricoltori, dal tema “L’agricoltura può tornare ad avere una dignità ed un reddito?”. Una sala completamente gremita di agricoltori, molto apprezzata dai relatori, ha trasmesso il messaggio che, nonostante dal 2000 si susseguano annate disastrose per il loro reddito, i frutticoltori non si sono arresi e continuano a cercare la strada per proseguire a produrre cibo per tutti, ma vogliono farlo ricavando il giusto reddito, sia per mantenere le loro famiglie e le loro aziende, che per giusta ed equa remunerazione del loro faticoso ed intenso lavoro, diritto peraltro sancito anche dalla Costituzione Italiana, come ricordato dal presidente Fabiano Mazzotti.
Il Prof. Roberto Della Casa, docente di marketing dei prodotti agroalimentari –Università di Bologna- ed esperto di economia, ha sollecitato gli agricoltori ad abbandonare le lamentele in favore di azioni, per riprendere in mano la direzione del proprio settore, perché solo loro sanno cosa gli serve e possono agire nel loro interesse, dopo aver capito dove vogliono andare. Non servono tavoli nei quali si parla e non si conclude. Occorre un progetto per il territorio, che determina le scelte di acquisto della distribuzione, un coordinamento della produzione, una cooperazione in grado di fare un salto di qualità e di aggregare le forze, ma gestita da soci che si sono procurati l’indispensabile coltura d’impresa per votare consapevolmente in assemblea e scegliere ciò che è bene per loro, compreso il cambio dei dirigenti se lo ritengono utile. Le criticità della frutticoltura regionale hanno tre diversi livelli di difficoltà, tutte da affrontare da subito, perché gli agricoltori vanno troppo piano e sono sempre in ritardo:
·        Pere: è la filiera più semplice, deteniamo quasi tutta la produzione, dobbiamo metterle tutte insieme e potremmo avere benefici immediati con un consorzio stile Melinda, che lui progettò 15 anni fa e che ha finora restituito redditualità ai soci;
·        Kiwi: è una filiera più complessa per le diverse aree di produzione, ma, copiando dai neozelandesi, possiamo riuscire in tempi modesti ad organizzare almeno l’esportazione di un prodotto di cui siamo i primi produttori al mondo;
·        Pesche: sicuramente è la filiera più difficile, per cui non ci sono ricette preconfezionate e che richiederà 4/5 anni per dare risultati; bisogna cercare uniformità varietale, coordinamento produttivo e media qualitativa buona per poter poi ipotizzare un progetto commerciale. 

Il Dott. Giorgio Mercuri, presidente nazionale di Fedagri, ha posto l’accento sull'importanza di essere agricoltori protagonisti e coerenti, poiché il “nostro destino è la conseguenza delle nostre scelte” e se nel passato bastava aggregarsi, come in Emilia Romagna, che in campo cooperativo era un’eccellenza ed un esempio, oggi non è più sufficiente. Lo sforzo di una singola regione può essere risolutivo per le pere in Emilia Romagna, ma molto meno per il kiwi ed inutile per le pesche. Serve una politica nazionale per regole condivise e PSR per investimenti che valorizzino i prodotti strategici, non inclini a favorire solo il budget e la spesa, perché la conseguenza sono aziende agricole fortemente indebitate e piccole OP nate solo per acquisire finanziamenti europei.
Il Dott. Mario Guidi, coordinatore nazionale di Agrinsieme e presidente di Confagricoltura, ha evidenziato che l’agricoltura gode di un’improvvisa attenzione mediatica, purtroppo non confortata da reale interesse sostanziale, come dimostrano sei Ministri in quattro anni. Gli agricoltori sono colpevoli, perché abituati alla lamentela per farsi aiutare, hanno troppo delegato ed adesso stanno venendo a galla tutti gli errori del passato, quando l’attuale presente era il futuro di allora. Occorre immediatamente costruire il futuro e devono farlo gli agricoltori, impegnandosi a leggere, studiare, informarsi e scegliere tra le varie organizzazioni, rinunciando all’abitudine alla staticità, pronti a cambiare per premiare chi meglio difende i loro interessi. Agrinsieme è la speranza di rappresentanza condivisa dei veri interessi degli agricoltori ed il progetto Agricoltura 2.0 è un cambio importante del rapporto tra impresa, cittadinanza e stato. Ricordando che già dallo scorso novembre Confagricoltura ha proposto l’abolizione di tutti i finanziamenti pubblici ai patronati, ha affermato l’importanza dell’aggregazione, ma con regole severe da applicare senza deroghe e che gli agricoltori devono prima liberamente scegliere, ma poi rispettare. Ha concluso rammentando il detto “non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, ma anche che nel mondo c’è tanta gente che vuole mangiare i nostri prodotti e noi dobbiamo solo organizzarci per darglieli.
L’Assessore Regionale all’Agricoltura, Dott. Simona Caselli, ha chiuso l’incontro rilevando l’importanza della serata, nella quale erano emersi spunti interessanti. Ha evidenziato l’enorme importanza dell’agricoltura in Emilia Romagna, dalla quale dipendono le 41 Dop ed Igp regionali, le cui filiere dimostrano la possibilità di suddividere equamente impegni e reddito, anche tra interessi diversi o contrapposti. Ha garantito l’attenzione e l’appoggio della politica, che deve evitare l’eccesso di regole e semplificare le procedure, ma non può e non deve sostituirsi ai soci nell’indispensabile aggiornamento della cooperazione, modello distintivo che deve ulteriormente aggregarsi per evitare contrapposizioni prive di senso. Per l’Assessore è fondamentale agire da subito, seguendo il seguente schema: condividere l’analisi, individuare strategie condivise, perseguirle senza deflessioni e senza tentennamenti, perché i nostri concorrenti lo stanno già facendo e non possiamo più perdere tempo. Per la filiera ortofrutticola serve sicuramente un cambiamento, visto che gli agricoltori non coprono i costi di produzione e la GDO si dichiara insoddisfatta, quindi non accontenta nessuno.

domenica 8 marzo 2015

Lunedì 09 marzo 2014

Nonostante tutto, ci siamo !!!
Hanno promesso la loro presenza i direttori commerciali delle varie Coop.ve ed O.P





domenica 1 febbraio 2015

Alla faccia del "non reddito" degli
Agricoltori!!



Per chi non lo conoscesse quello qui sopra 
è il "potente" direttore della coldiretti
ovvero "mister 2 milioni"...
di euro !!

Credo sia un motivo valido che spiega il perchè Coldiretti non è contro la burocrazia!!!

martedì 6 gennaio 2015

2015


  Dopo un periodo di rilassamento e passate le feste si torna a scrivere!!

Che cosa si sta facendo perchè il 2015 non sia come il 2014 ??

 a parte sperare nel "BUON DIO" come ha detto un direttore 

di una cooperativa ???

 

 

Intanto oggi giorno dell'Epifania, a "malincuore" vogliamo portare a conoscenza dei nostri dirigenti che la BEFANA "portadoni"  non esiste e quindi è ora di finirla di 

"credere alla Befana" , 

e facendo noi i regali ..........

E intanto riflettiamo su questi articoli!!