sabato 5 ottobre 2013

 Ma che succede in casa "gialla"

 

Sergio Marini lascia presidenza Coldiretti

E annuncia nuovo progetto per l’Italia

 
COLDIRETTI: SERGIO MARINI RICONFERMATO PRESIDENTE 
CERNOBBIO - Nell’occasione del Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione che si terrà a Cernobbio il 18 e 19 ottobre prossimi, dopo quasi sette anni di presidenza di Coldiretti rimetterò il mio mandato”. Lo annuncia Sergio Marini spiegando che “è una decisione importante e consequenziale alla volontà di costruire un nuovo progetto per il rilancio dell’Italia, quale naturale evoluzione dei traguardi raggiunti e della storia recente di Coldiretti”.


Dalle voci dietro le quinte si parla di dissidi interni tra una fazione di presidenti locali nonchè consiglieri nazionali 
 e il "general" Gesmundo!!
Ora vedremo cosa succederà nei prossimi giorni e chi diventerà 
il prossimo Presidente!!

Aggiungiamo interessante articolo dove c'è un pò di verità!! 
Gesmundo padrone assoluto???
 

MARINI SE NE VA, COLDIRETTI CAMBIA I PRESIDENTI MA NON IL SEGRETARIO ORGANIZZATIVO. LUNEDI’ RIUNIONE AI VERTICI. PAROLA A TONELLO IL SEGRETARIO NAZIONALE ECONOMICO EZIO CASTIGLIONE RIMANE IN ASPETTATIVA

imagesUn faccia a faccia lunedì che servirà a dare spiegazioni ai vertici Coldiretti. Da quanto apprende AGRICOLE per tirare le somme sulla situazione generale dell’organizzazione dei coltivatori diretti, sembra sia stata fissata una riunione interna. Il consiglio di lunedì prenderà atto delle dimissioni del presidente e darà mandato come da statuto al consigliere anziano, Mauro Tonello, di procedere. Tonello convocherà l’assemblea elettiva. Prevista invece per martedì l’assemblea di Uecoop. Le dimissioni annunciate giovedì sera dal presidente Sergio Marini sembra siano state infatti una sorpresa anche all’interno della stessa Coldiretti. Marini è il quarto presidente nazionale ad andar via mentre il segretario organizzativo Vincenzo Gesmundo rimane sempre al suo posto. Lo Bianco, Micolini, Bedoni e ora tocca a Marini lasciare il timone. Intanto sembra che non sia ancora rientrato dall’aspettativa il segretario nazionale economico Ezio Castiglione, “deus ex machina” del progetto Fai-Consorzi agrari e già amministratore unico della società di gestione fondi agroalimentari di un ente vigilato dal ministero delle politiche agricole, deputato a dare garanzie alle imprese agricole nei confronti delle banche per l’accesso al credito. Lo ha sostituito qualcuno  all’interno dell’organizzazione? Coldiretti segue il progetto o lo abbandonerà? Ora bisognerà vedere se Castiglione deciderà di seguire le orme di Sergio Marini. E dall’aspettativa passare alle dimissioni.

Altro Articolo su Marini che smentisce un pò quelli messi
in precedenza

Questa sera vi aggiungo una piccola "chicca"
Gennaio 2008
2   Trasversali in piena carica
scrivono questa lettera forse .... "incoscienti" del......

..... "pericolo" che correvano !!!  :-)

50 commenti:

  1. Non credo finchè non vedo qualcosa di concreto, ma sarebbe ora che presidenti che "dovrebbero" essere agricoltori si svegliassero se veramente campano di agricoltura!!

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  2. la politica quanto continuerà ad ascoltare solo la coldiretti "capitanata" da un direttore e non da agricoltori???
    Gli uomini di confcooperative se sono agricoltori e rappresentanti degli agricoltori quanto continueranno a stare legati a "MAMMA COLDIRETTI" e "BABBO GESMUNDO" ???
    E gli associati quando si sveglieranno??

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  3. Marini se ne va per dissidi interni e lo mettono in politica sostenuto da coldiretti, sembra un contro senso ma si sa siamo in Italia!!!! da diversi articoli mi sto facendo la mia idea spero di essere smentito!!

    IN QUESTI GIORNI NUOVO PRESIDENTE E DIRETTORE DI FEDAGRI, VIA MARINI DALLA COLDIRETTI PER ANDARE IN POLITICA.
    QUINDI GARDINI E I SUOI UOMINI (DIRETTORI) "PROMOSSI" IN CONFCOOPERATIVE A ROMA!!!
    MARINI "PROMOSSO" IN POLITICA !!!
    OTTENUTE LE PROMOZIONI HANNO "SVENDUTO" IL 1° FEDAGRI ALLA COLDIRETTI VISTO CHE QUALCUNO (agenzia TEATRO NATURALE) DICHIARA CHE IL NUOVO PRESIDENTE è VICINO A GESMUNDO.
    IL 2° HA SVENDUTO IL SUO POSTO AL PROSSIMO PRESIDENTE CHE SARà FEDELISSIMO DI GESMUNDO.
    CHE SIA COSì???
    E GESMUNDO PADRONE ANCOR DI PIù DI COLDIRETTI CON LE MANI SU FEDAGRI!!
    SPERO DI ESSERE SMENTITO

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  4. ....troppi interessi personali.....in Italia,come dimostra anche la politica,chi ha compiti di rappresentanza,anche in campo sindacale,non si preoccupa di rappresentare chi ha dato la delega,ma se stessi, e proprio in casa coldiretti Tonello "DOCET" (ricordate la "svendita" delle barbabietole e il "disaccoppiamento" del pomodoro?)......

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  5. Questi signori fanno i loro sporchi giochetti sulla nostra pelle!
    Nel frattempo si prospettano liquidazioni per le nostre pesche da paura!
    Eppure ancora oggi, coop Reno, pesche e nettarine sfuse, calibro A, origine Italia, prima scelta (??????), 2,48 €/kg!

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  6. ....come volevasi dimostrare che l'attacco della coldiretti al mondo della cooperazione non serve a risolvere i problemi,ma è propedeutico alla promozione dei loro negozi di campagna amica in "franch-ising"....

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  7. Alla fine .. "cambia tutto per non cambiare niente"!!!
    e penso che il "Gesmundo" sarà ancora più potente e porterà coldiretti nel baratro!!

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  8. Certo che le telenovele della TV sono poca cosa di fronte ai balletti di poltrone delle nostre associazioni!

    Ma non dovrebbe essere il Presidente che sfiducia il segretario in caso di non condivisione degli obiettivi

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  9. hai mai visto il film -----gli intoccabili--------------????

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  10. Bravo Dante!! Gesmundo è un intoccabile!!

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  11. la coldiretti ha deciso da anni di abbandonare gli interessi degli agricoltori x mettersi dalla parte dei consumatori , vedi i suoi stupidi sondaggi , adesso ho capito il xchè , vogliono entrare in politica ,e magari posizionarsi al centro ,ma secondo me non solo sara una colossale cazzata , ma stanno facendo sindacato con gente pensionata xchè chi è intelligente ma sopratutto giovane non sta con questi parassiti che hanno rovinato l' italia !!

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  12. purtroppo tanti non l'hanno ancora capito!

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  13. rambelli mi piace che dici quand'è che ci svegliamo. Ma chi si deve svegliare tu o io? Marini è un grande. E' come un giovane che in una famiglia patriarcale abbia idee lungimiranti (per quello che ho percepito io). E' sempre dura farsi valere. Comunque la versione ufficiale è che le dimissioni da UEcoop erano già pianificate e le dimissioni da Coldiretti sono per motivi di stanchezza per troppi impegni che gli assorbivano tutta la sua vita.

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  14. Gianni ma tu credi veramente a quella versione su Marini??
    e che dici di Gesmundo??

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  15. Gesmundo non lo conosco e e non ne ho mai sentito parlare. Almeno per i soci come me è un personaggio sconosciuto

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  16. Se non conosci Gesmundo vero padrone di coldiretti è ora che ti svegli perchè è quello che ha fatto fuori marini!!
    non mi hai risposto credi veramente in marini??
    sappi che le idee non sono di marini ma di Gesmundo .
    sveglia gianni sveglia!!!!

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  17. Il bello che morto un Marini ne fanno uno nuovo
    Loro vivono a sè ma fanno i numeriiii.....

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  18. glieli fate fare voi associati i numeri!! e non hanno i numeri che dicono

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  19. e lo sai te lo sai valà valà

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  20. Gianni più difendi coldiretti e più penso che sei colluso con loro in cambio di favori o stai dormendo per non dire altro e ti accorgerai un giorno che tutto si sgretola anzi che tutto si è sgretolato! comunque non stai rispondendo!!

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  21. ...Gianni,la tua innocente ingenuità quasi mi commuove,se un socio della coldiretti non sa che ruolo( e potere) ha Gesmundo al suo interno,è come un socio Apofruit che non sa chi è e cosa fa Piraccini.....

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  22. v mentre l'agricolrura deve farsi i conti con il quotidiano GESMUNDO e I Suoi fedelissimi si spartono una torta milionaria, Solo Gesmundo oltre un MILIONE di euro l'anno! alla faccia dei coltivatori diretti e dei consumatori!

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  23. Legambiente il partito l'ha già fatto, è "Green Italia" non credo che coldiretti si farà il suo partito anche lei, molto probabilmente aderirà a Green Italia, viste le molte convergenze con Legambiente...

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  24. Ma i "figli di coldiretti" in confcooperative cosa dicono, sono preoccupati della loro sorte quindi ,...stanno in silenzio???

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  25. ....per chi non vuol rischiare è meglio il silenzio......e nel silenzio l'agricoltura (così come l'abbiamo conosciuta) morirà lentamente ed inesorabilmente.....

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  26. Ma perchè l'assemblea elettiva per il sostituto di Marini solo a primavera??
    Devono cercare di comprare i "ribelli"?? in caso contrario li ... "eliminano !!!

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  27. ...la lettera "datata" di Gianfranco dimostra come i "trasversali" avevano e hanno la "vista" lunga....

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  28. ...............Prima Nicola Ruggero, poi Sergio Marini mi sa tanto che questo invisibile Gesmundo da un milione di euri l'anno è proprio bravo a ................... intanto gli agricoltori o i coltivatori diretti (come li chiamavano una volta) muoiono insieme alle loro aziende

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  29. VISTO CHE è STATO NOMINATO METTIAMO SU UN INTERESSANTE LETTERA DI NICOLA RUGGIERO

    IL SETTORE OLIO ?? UN CANCRO LO DIVORA. CI VUOLE UN ABILE CHIRURGO

    Lettera bomba di Nicola Ruggiero, presidente di Oliveti d’Italia, che si dice nauseato dalla pochezza della classe dirigente e dalla cattiveria. Contribuirà a risvegliare le coscienze o determinerà l’acuirsi delle conflittualità nel settore oleario e agricolo? Il dibattito è aperto. “Teatro Naturale” non negherà certo spazio di replica a quanti si sentiranno colpiti dal duro j’accuse

    di T EATRO NATURALE

    Carissimo Dr. Caricato,
    sono da sempre un suo attento lettore e come Lei ben sa, anche nei momenti in cui metteva in discussione la mia linea strategica e organizzativa, ho sempre ammirato la passione e l’onestà intellettuale che la guida nella sua delicata professione.
    Nei suoi ultimi articoli traspare tutta l’amarezza, l’incredulità nel dover prendere coscienza di comportamenti folli, distruttivi e assolutamente improduttivi.

    Carissimo Direttore, pochi come me possono comprendere il suo stato d’animo e, ancora una volta, non posso che testimoniarle pubblicamente tutto il mio ringraziamento, da imprenditore, per l’abnegazione, l’ostinazione e la serietà che continua ad animarla nel difficile tentativo di offrire alla grande platea degli operatori del nostro settore un luogo in cui confrontarsi con chiarezza e ragionare con onestà.
    Credo però che, a seguito delle ultime notizie riportate su Repubblica dal dottor Paolo Berizzi, la sua analisi sia stata troppo generosa.

    Come molti sanno, qualche anno fa, portata a casa la riforma dell’OCM olio come da mandato ricevuto dagli olivicoltori del nostro paese, nauseato dalla pochezza della classe dirigente organizzativa, pronta a vendere gli interessi generali del paese e dei nostri olivicoltori per piccole e insignificanti carriere personali, disgustato dalla cattiveria, dalla stupidità spacciata per furbizia, stanco di dovermi difendere da nemici interni gelosi e invidiosi più dei veri avversari, ho lasciato tutti i ruoli di responsabilità, in silenzio, facendo fino all’ultimo istante il mio dovere, continuando in operoso silenzio a lavorare sul difficile campo del Mercato Vero.

    Ogni giorno, senza tregua e senza pause, insieme ad uno splendido gruppo dirigente, abbiamo lavorato per tradurre in fatti concreti, in testimonianze reali, quanto avevamo tentato di spiegare negli anni precedenti.
    E’ stata ed è una bella avventura, piena di soddisfazioni e di riconoscimenti.
    Ottenere la migliore valutazione da parte dei consumatori tedeschi, per il miglior rapporto qualità-prezzo con un olio che ci avevano sempre detto che non avrebbe mai incontrato l’apprezzamento dei consumatori, mi riferisco alla “coratina”, è stato un momento di grande gioia, di soddisfazione, una testimonianza da portare a tutti i produttori per dimostrare che la battaglia del vero olio italiano si può e si deve vincere sullo stesso terreno di confronto di quattro sporcaccioni, che rovinano tutto, sul mercato e con i consumatori.

    Mentre realizziamo questo sforzo inumano, mentre siamo impegnati a chiedere al mercato, agli agricoltori, alle cooperative, ai frantoiani, alle banche di credere nel nostro sogno e ad investire nel nostro progetto, chi si è messo di traverso? Chi ha tentato di screditarci in qualsiasi modo o con qualsiasi mezzo? Qualche industriale sporcaccione, qualche politico infedele? Ebbene no!

    Puntualmente, mezzi dirigenti sindacali nominati o mezze cartucce di funzionari dalla morale discutibile, non hanno perso occasione, nelle istituzioni, nelle piazze, negli incontri più o meno ristretti, di seminare dubbi, zizzanie, calunnie, hanno tentato di dividere, di accattivarsi dirigenti o di far fuori, con metodi poco democratici, tutti coloro che non erano disponibili a prestare la propria intelligenza al servizio dell’opera di demolizione.

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  30. Ho voluto darle questi brevi cenni sulla lunghissima scia di scorrettezze e cattiverie di cui siamo stati bersaglio non per avere comprensione o per essere biasimati; siamo adulti e vaccinati al peggio e sappiamo come difenderci da tanta pochezza. Ho voluto raccontare questi passaggi perché molto simili alle vicende che hanno attraversato e attraversano quotidianamente tutta l’agricoltura del nostro paese, dalla Sicilia al Friuli.
    Non c’è angolo del paese in cui non sia stata alimentata una battaglia o non sia in corso una faida contro chi tenta di sviluppare i momenti economici dei diversi settori produttivi. Non c’è angolo del paese in cui non sia stata demolita o non si stia tentando di demolire una classe dirigente non disponibile ad assecondare l’assurdo, in nome di un logo d ‘appartenenza.
    E tutto questo è stato ed è possibile grazie ad una strategia puntuale ma anche sempre uguale e quindi prevedibile.

    La ricetta è semplice, molto populismo che sfrutta le difficoltà delle aziende, un bel convegno senza dibattito e confronto per lanciare la notizia che è più funzionale all’obiettivo, un gruppo di gendarmi pronti a seminare calunnie e veleni e poi i demolitori profumatamente ricompensati per le azioni sporche.
    In genere funziona, e funziona soprattutto con chi, per spirito organizzativo, qualche volta ha assecondato il metodo di lavoro poco ortodosso.
    Non funziona laddove i dirigenti sono veramente tali, gli imprenditori gestiscono veramente imprese, in questi casi la macchina del fango si infrange contro l’evidenza e la forza dei fatti è più forte dei mille pappagalli replicanti.

    Credo, carissimo Direttore, che l’ultima sortita, ripresa e pubblicata dai quotidiani nazionali, vada inquadrata in questo contesto di guerra strisciante che attraversa l’agricoltura italiana, strategia da guerra civile messa in campo per dividere, distrarre, confondere, terrorizzare, tutto finalizzato a far si che nel nostro sistema rurale nulla cambi.
    Non considererei questa fucilata al cuore del settore come una sortita natalizia, non la considererei una esagerazione mal riuscita nella comunicazione, mi sforzerei piuttosto di capire chi tenterà di approfittarne ed eventualmente quanti denari pubblici verranno investiti; chi sarà chiamato a gestirli per porre rimedio ai danni che si stanno generando.

    Che il settore abbia al suo interno un cancro che va estirpato credo che non ci siano dubbi da parte di alcuno. Quello che suona strano è che negli ultimi anni, non ci sia stata un’analisi organica, puntuale e obiettiva sull’evoluzione del settore olivicolo, sui problemi e sulle opportunità. Quello che risulta strano e che non solo non ci sia stata organicità nell’analisi, ma che ci sia stata volontariamente un’assoluta mancanza di confronto, di dibattito e anche di presentazione di linee programmatiche coerenti e il più possibile condivise.
    Anzi, populismo, per lanciare fumo negli occhi degli operatori; propaganda, per demonizzare gli avversari e un fiume di soldi sperperati in attività improduttive.

    L’anno scorso, in piena crisi, abbiamo assistito ad una scena simile a quella che il settore sta ultimamente commentando: grande notizia, senza analisi, sparata sulla crisi, convegno degno del secolo scorso con la soluzione miracolosa, l’annuncio accattivante di migliaia di quintali di olio da comprare dai poveri contadini per il grande mercato, e via agli applausi. Poi, dal giorno dopo il buio, o peggio un grande salto nel passato, quando i contadini andavano con il cappello in mano a chiedere cortesie al padrone o all’industriale.
    Però, un risultato c’è stato!

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  31. 3° PARTE
    Su una notizia non notizia, su un annuncio trasformato in fatto, si erano messe in moto le macchine dei demolitori contro le strutture che con un minimo di buon senso avevano maturato non pochi dubbi, e la macchina organizzativa di importanti studi professionali per drenare risorse dal pubblico per accompagnare e sostenere questa trovata.
    E via a campagne di promozione, progetti di filiera che in barba a qualsiasi valutazione di buon senso, e speriamo non in barba alle norme, sembrano più filiere di singoli progetti che altro…
    E chi se ne frega del Km. zero tanto annunciato, chi si ricorderà mai delle enunciazioni sull’evoluzione dell’agricoltura che deve saltare passaggi e intermediari e andare sul mercato, tanto c’è l’emergenza e perché non sfruttarla?

    Anche in questo caso, carissimo Direttore, noto una strana coincidenza di fatti e di strategie.
    Se è vero come è vero che c’è un’indagine in corso, perché svelarla in anteprima? Perché creare problemi a tutti gli operatori onesti, sparando nel mucchio? Perché in un momento in cui tutta l’economia del nostro paese è sotto attacco internazionale, contribuire all’opera di demolizione dell’immagine e non intervenire in maniera chirurgica per estirpare il cancro? Perché pregiudicare il lavoro di mesi su clienti esteri che di punto in bianco hanno bloccato i contratti? Perché tutta questa ansia da notizia?

    Si può dubitare che ci sia una strategia per esaltare il momento di disagio senza l’onere di dover fare un’analisi puntuale delle cause? Accreditarsi come tutori della legalità per nascondere qualche fallimento organizzativo? Alimentare le nebbie e la confusione, poter forse consentire, più o meno volontariamente, a qualche imprenditore di colpire qualche avversario commerciale? O peggio ancora, consentire a qualcuno, più o meno consapevolmente, di poter drenare e sprecare risorse ancora più grandi?
    Non lo so, sono grandi i dubbi. Speriamo che i fatti ci rasserenino.
    Certo, se guardo quanto avvenuto negli ultimi anni, i dubbi si diradano di molto, e potrebbe trovare applicazione il famoso adagio che “a pensar male si fa peccato ma non si sbaglia”!
    E il dubbio è ancora più grande se penso al lungo silenzio, di certi dirigenti tanto appassionati all’olio, durante il periodo di blocco e di crollo dei prezzi nei mesi che hanno preceduto la campagna nuova. Non era semplice, forse, in quei momenti capire chi stava vendendo e comprando “prodotto italiano” a prezzi di gran lunga inferiori alle quotazioni?

    Non sarebbe stato più semplice prendere un campione di cooperative e frantoiani rappresentativi delle diverse aree del paese e capire chi sono i loro clienti costanti, comprendere quali sono le imprese italiane che si rivolgono alla produzione tutto l’anno e tutti gli anni e chi ha puntualmente altre fonti di approvvigionamento?
    Non sarebbe stato possibile realizzare una bella retata per eliminare dal mercato gli sporcaccioni, consentire alle aziende agricole, alle cooperative, ai frantoi, ai commercianti seri di vendere al meglio il prodotto e arrivare alla nuova campagna nelle migliori condizioni?

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  32. 4° PARTE
    Perché scegliere la fine della campagna, quando il più del prodotto è andato, il momento in cui in tutto il mondo si sottoscrivono i contratti per il nuovo anno per sparare sul mucchio una bomba dagli esiti incerti?
    E mi chiedo, caro Direttore, la soluzione ai problemi di mercato può essere quella di una società nuova che potrebbe vendere qualche bottiglia in più o una organizzazione ha il dovere di far si che ci sia un contesto in cui tutti gli imprenditori, tutte le imprese, possano al meglio esprimere le proprie capacità?
    Il mio dubbio si fa ancora più stringente se penso agli strumenti messi in campo.

    Non molto tempo fa si è combattuta una ulteriore guerra nel nostro paese, quella tra Coldiretti e Confcooperative.
    Una battaglia piena di lacerazioni, di divisioni. Portata avanti sempre con il solito metodo e con un nobile obiettivo dichiarato, contribuire allo sviluppo e alla crescita ulteriore della cooperazione.

    Bene, si è fatto, e i dirigenti di Coldiretti hanno potuto giustamente contarsi e capire con quali cooperative poter sviluppare questa benedetta agricoltura.
    Bene, e allora perché altri dirigenti hanno sentito il bisogno di costituire una S.r.l. nuova, metterci a capo non un imprenditore agricolo vero, non un presidente di cooperativa, ma un importante industriale del nostro paese che ha fatturati importantissimi soprattutto nell’olio di semi e nell’olio comunitario?
    Perché entrare in società nella gestione di un marchio industriale quasi inesistente, organizzare il centro operativo in un un’impresa privata in Campania e non sfruttare una delle tante belle esperienze di cooperazione presenti in Toscana, nel Lazio, in Puglia, in Sicilia o in qualunque altro angolo del Paese?

    Perché, caro Direttore, additare il nemico nel buio, alimentare uno sperpero di risorse pubbliche in procedure e controlli, screditare la distribuzione italiana ed estera, impegnare milioni di euro di risorse pubbliche in fiere o campagne promozionali all’estero e non sistemare prima le cose in casa propria?
    Come si può essere credibile se si tenta di guardare in casa altrui e in molti consorzi agrari si è sempre acquistato e credo si venda ancora olio comunitario o olio comprato da quei commercianti tanto vituperati?
    E come si può essere credibili se si grida all’inefficienza del sistema organizzativo altrui quando fior fiore di dirigenti dell’organizzazione siedono nei consigli di amministrazione di consorzi agrari che non promuovono solo ed esclusivamente la produzione nazionale, ma che si comportano come la maggior parte degli operatori commerciali, magari non pagando le tasse?
    Come si può non dire che si sono buttati decine di milioni di euro degli agricoltori per semplici programmi di qualità, milioni di euro sottratti agli olivicoltori per certificare nella maggior parte dei casi poche lattine d‘olio?

    Caro Direttore, dietro l’esigenza di svelare in anticipo i contorni di una indagine in corso, non potrebbe esserci una GRANDE ANSIA DA RISULTATO e l’esigenza di dover distrarre l’attenzione degli agricoltori da fallimenti clamorosi di qualche dirigente che mischiando logiche sindacali alla gestione dell’economico ha generato inutili e devastanti illusioni?
    Mi chiedo, caro Direttore, possiamo costruire una nuova agricoltura, possiamo continuare a tentare di costruire il futuro, se puntualmente ci troviamo a perdere tempo, energie e soldi per riparare i danni che qualche irresponsabile ci crea?

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  33. 5° PARTE
    Non potrebbe nascondersi il tentativo estremo di trovare scorciatoie alle regole delle imprese che hanno i loro tempi e le loro regole?
    Credo di cogliere fino in fondo il Suo appello, credo che seguirò la strada che il nuovo governo sta indicando al Paese.
    Continuando a lavorare per la tutela e la dignità dei miei soci, sarò meno silenzioso e dalla settimana prossima con cadenza settimanale porrò alla Sua attenzione, all’attenzione dei Suoi lettori e contemporaneamente all’attenzione delle autorità politiche, amministrative e giudiziarie una serie di fatti, eventi, progetti, che hanno catturato l’attenzione mia e di moltissimi operatori in questi ultimi tempi e che, a mio avviso hanno contribuito ad impedire il pieno sviluppo del settore.
    E lo farò a malincuore, perché consapevole che molti soggetti per superficialità potranno trovarsi coinvolti in eventi spiacevoli.
    Credo, però, che tutti quanti abbiamo il dovere, oggi più che mai, di salvare il nostro Paese, le nostre aziende, la nostra storia e il nostro futuro.

    Oggi più che mai c’è bisogno che anche in agricoltura si sviluppi un dibattito e un confronto serio sugli sperperi, gli sprechi, i privilegi, la burocrazia, e sui mille tappi che ne bloccano lo sviluppo.
    Se il reddito in agricoltura, nonostante i miliardi di euro investiti, continua a calare, se il PIL del nostro Paese non cresce anche per colpa dell’agricoltura, sarà pur giunto il momento di analizzare con meno superficialità le cause e le responsabilità?

    Faccio mio l’appello che credo di leggere tra le Sue righe, a che tutte le persone, i dirigenti, gli imprenditori, i funzionari che hanno qualcosa da dire, da fare per risollevare il nostro Paese e la nostra agricoltura, lo facciano ora e con il massimo dell’impegno.
    Il pericolo di ritornare indietro negli anni, di perdere oltre al reddito anche la dignità di imprese e di uomini è molto più grande di quello che possiamo immaginare.
    Quando ho scelto di fare l’imprenditore agricolo, scevro da legami e condizionamenti, con un gruppo di amici, di imprenditori veri, di dirigenti onesti, non ci siamo curati dei potenti o delle bandiere, e abbiamo lottato per la dignità e il rispetto che meritiamo.
    Avevamo un’idea, un progetto, un percorso e nessuno è riuscito a fermarci, anzi abbiamo incontrato sulla nostra strada amministratori, politici, giornalisti, funzionari che hanno sostenuto le nostre istanze anche mettendo a repentaglio la propria carriera.

    Ora il momento è lo stesso, e se non smascheriamo tutti insieme quei pochi e dannosi paladini di qualche organizzazione che si divertono a dividere per continuare ad imperare, a distruggere persone e professionalità, che continuano a demolire perché spaventati dalla crescita delle imprese, che continuano a starsene tranquilli senza mai metterci la firma in prima persona, che continuano a dare lezioni di morale alla politica e alle imprese mentre guadagnano stipendi di oltre un milione di euro all’anno, non ce la faremo.

    Se non denunciamo quel reticolo di società che da Roma si sviluppa non per agevolare il nostro lavoro, non per supportare le nostre imprese, ma per inventare nuova burocrazia, nuovi controlli, nuovi tributi per continuare ad alimentarsi come dei mostri famelici e continuare felici a solcare in lussuose barche le acque dell’Argentario, noi ritorneremo al livello dei nostri nonni e continueremo ad assistere ad una opera di demolizione che sarà sempre più cruenta e irresponsabile.



    

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  34. 6° PARTE

    Io sono pronto, e lo farò principalmente con uno strumento che non ho mai utilizzato nella mia vita, lo farò con le denunce e tentando di spiegare alla platea più grande il senso delle stesse; lo farò perché credo che il buon senso si sia smarrito, sono convinto che la persuasione non serva più come non servono le testimonianze, e che l’ultima possibilità che abbiamo sia quella di un tempestivo e risolutivo intervento chirurgico che estirpi tutto il marcio dentro e fuori l’agricoltura e permetta alla stragrande maggioranza delle persone perbene della nostra agricoltura di riprendere a dialogare con serenità, serietà, per riprogettare il futuro.

    Grazie ancora Direttore.

    Nicola Ruggiero

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  35. REPLICA DEL DIR. DI TEATRO NATURALE

    Caro Presidente Ruggiero,

    la sua non è una lettera, ma un fiume in piena. Posso ben immaginare le reazioni, ma d'altra parte è nello stile di Teatro Naturale dar voce a tutti. Attendo repliche, perché qui c'è casa per tutti.

    Vista la lunghezza della sua lettera, non è il caso di dilungarmi con miei commenti. Posso dire che quando abbiamo avuto scambi polemici in passato, e anche piuttosto duri, azni durissimi, il rispetto reciproco non è mai venuto meno; e questo è lodevole.

    Io spero che l'agricoltura italiana rifletta, e non soltanto il mondo dell'olio. Quando si dice "fare squadra", noi italiani siamo il classico esempio di chi preferisce arroccarsi sempre su posizioni partigiane.

    Vediamo. Vediamo cosa accadrà. Io voglio intanto sganciarmi da battaglie muro contro muro. Per questo invito a una seria riflessione tutti. Forse, visto quel che sta accadendo in giro sembra che ci stia sfuggendo di mano il controllo della situaziuone.

    Luigi Caricato

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  36. ARTICOLI DATATI MA SEMPRE VALIDI

    SE I SOLDI DELLA FEDERCONSORZI FINISCONO NELLA NEWCO COLDIRETTI, “CON L’OBIETTIVO DI FAR DIVENTARE L’ORGANIZZAZIONE DEI COLTIVATORI L’UNICA ASSOCIAZIONE DI RIFERIMENTO DEL COMPARTO PRIMARIO”: A DIRLO UN’INCHIESTA DE “IL VELINO”

    “L’agricoltura italiana è in crisi, ma i consorzi agrari continuano a rappresentare il piatto ricco a cui tutti vorrebbero accedere. Una su tutte: la Coldiretti. Il progetto della NewCo presentato lo scorso ottobre a Cernobbio è solo uno dei passaggi di un disegno che sembra partire da molto lontano per arrivare “lontanissimo”. Sembrerebbe con l’obiettivo di far diventare l’organizzazione dei coltivatori diretti - come si leggeva nel documento scritto dal segretario organizzativo Vincenzo Gesmundo più di un anno fa - l’unica associazione di riferimento del comparto primario. Non la più grande dunque, ma “l’unica”. Facendo piazza pulita di tutti gli altri protagonisti del settore, che insieme hanno costituito la “Sigla degli undici” proprio per fare fronte unico contro l’organizzazione capeggiata da Sergio Marini. Sembra cosa chiara a tutti che il progetto sui consorzi agrari messo in piedi dal direttore generale Ismea Ezio Castiglione, voglia puntare in questa prima fase costituente sui beni immobiliari. Questione che costituisce un capitolo importante del progetto NewCo”. E’ questo, in poche parole, la questione da cui parte l’inchiesta de “Il Velino”.
    Secondo “Il Velino”, se l’emendamento passato con il decreto Sviluppo nel 2009 che “regala” la mutualità prevalente ai consorzi - i cui consigli di amministrazione sono in mano ai soci Coldiretti - aveva generato seri dubbi in più di un parlamentare, l’emendamento al Milleproroghe presentato da un team di senatori, guidati dal presidente della Commissione Agricoltura Paolo Scarpa Bonazza Buora, sembra confermare, secondo alcuni, l’esistenza di un “grande disegno”. In poche parole, sottolinea “Il Velino”, “l’emendamento al decreto Sviluppo ha concesso ai Consorzi lo stesso trattamento e gli stessi benefit fiscali riservati alle cooperative senza però che questi debbano rispettare il vincolo del 51% del fatturato proveniente dai soci; l’emendamento di Scarpa - in discussione domani, 9 febbraio, al Senato - vuole abrogare la 410/del 1999 che prevede lo “scioglimento” della Federconsorzi. Rimettendo in circolazione, se possibile, il tesoretto immobiliare proveniente dalla vecchia Fedit. Soldi che inevitabilmente andrebbero a confluire nella NewCo pensata da Castiglione”.

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  37. 2° parte

    Ma il discorso di Paolo Scarpa non fa una piega: “si propone una proroga dello scioglimento al 31 dicembre 2010 per verificare se la Federconsorzi è in attivo o in passivo”, spiega a “Il Velino”. Si tratta di una vicenda che risale a 19 anni fa quando la Fedit fu commissariata a fronte di un passivo “giudicato in maniera arbitraria”, sostiene Scarpa. “Ora si vuole solo capire se c’è un avanzo o un disavanzo”. Nel primo caso, spiega Scarpa, “si va al commissariamento definitivo, nel secondo caso però i soldi devono essere ridistribuiti ai legittimi proprietari: agli agricoltori”. E dato che, secondo alcune stime riportate dal quotidiano “Corriere della Sera”, i soldi dovrebbero essere 400 milioni di euro, “andrebbero reindirizzati nel nuovo progetto Coldiretti sui Consorzi agrari”, insiste il presidente della Commissione Agricoltura del Senato. Progetto che, precisa, “è aperto a tutti. Si dimentica sempre che i consorzi agrari fanno da trait-d’union tra le varie associazioni agricole. Non c’è solo la Coldiretti, ma anche la Cia e la Confagricoltura. Se qualcuno, come chi ha ispirato l’articolo sul “Corriere della Sera” - conclude Scarpa - preferisce che i soldi vadano alle banche, io sono dell’opinione opposta: e preferisco che i soldi che erano degli agricoltori tornino, una volta pagati naturalmente tutti i debiti come prevede il codice civile, all’agricoltura che sta vivendo un periodo di difficoltà senza precedenti”. E bene la nascita del progetto di Fedagri sulla rete della vendita diretta “Qui da noi”: “in un momento come questo la concorrenza nei campi può essere solo un fatto positivo”.
    Intanto, secondo “Il Velino”, “in vista di tutto questo Coldiretti pensa ad un nuovo “Progetto Aquila” (quello realizzato da Lo Bianco, negli anni Novanta), crea una NewCo di consorzi agrari “privilegiati” con la mutualità prevalente, e accede al tesoretto della vecchia Federconsorzi. E se il Progetto Aquila, il cui obiettivo era quello di mettere in rete tutti i consorzi agrari, era aperto a tutte le organizzazioni agricole, anche il progetto NewCo sembra non essere chiuso ai soci che non sono di bandiera. A completare il quadro e per avere una visione più ampia su come i beni immobiliari abbiano sempre rappresentato la pietra angolare del sistema dei consorzi agrari, basta andare a ripescare la Commissione parlamentare d’inchiesta sul dissesto della Fedit.
    Dal racconto stenografico della seduta dell’8 luglio 1999 emerge che il 26 maggio 1995 la Coldiretti - solo due giorni dopo che l’offerta della principessa Pallavicini di 52 miliardi di lire per acquistare Palazzo Rospigliosi era diventata pubblica - costituì a Ravenna “una società, denominata Germina Campus, che aveva come oggetto sociale proprio quello di partecipare ad aste e all’acquisizione di società soggette a procedure concorsuali. Tale società - si legge - è stata poi quella che il 27 luglio 1995 ha stipulato l’atto di compravendita del palazzo Rospigliosi dal notaio Mariconda”. Attuale sede Coldiretti”.
    “E non solo - precisa “Il Velino” - sempre negli atti di inchiesta si legge che “la Germina Campus comprò anche il Pino in Località La Storta, nella parte centrale della via Cassia, a Roma. Il rogito venne stipulato dal solito notaio Mariconda il 5 dicembre 1995 per un prezzo di 2 miliardi e 700 milioni di lire per un terreno allora non edificabile”. Poi diventato edificabile. “La vendita riguardava un terreno di 180 ettari non soggetto ad Iva oltre ad un complesso immobiliare situato su questa proprietà e il prezzo pagato 2 miliardi e 380 milioni di lire, iva compresa”. Quasi in contemporanea veniva acquistato dalla Confagricoltura, Palazzo Della Valle, attuale imponente sede dell’organizzazione. Dietro i consorzi agrari, simbolo dell’agricoltura, sembra ci sia ancora una volta l’aspetto immobiliare.

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  38. METTIAMO ANCHE QUESTO:

    GESMUNDO Vincenzo (COLDIRETTI)
    Nato a Roma il 20 aprile 1954. Laurea in Filosofia conseguita presso l'Università degli Studi di Roma. Nel 1974 ha collaborato, per un periodo di dodici mesi, alla realizzazione di documentari e reportages sullo sviluppo agricolo del Sud Africa, Rhodesia, Malawi, Mozambico e Kenia. Nel 1975 ha frequentato il Corso di Cooperazione Agricola presso il Centro Studi e Cooperazione Italiano conseguendo il relativo diploma. Dal 1° luglio 1982 ha svolto la propria attività lavorativa presso la Federazione Provinciale Coltivatori Diretti di Caserta assumendone la direzione dal 1° febbraio 1983. Dal 1° novembre 1992 ha ricoperto l'incarico di Dirigente del Servizio Organizzativo Sindacale e di Dirigente del Dipartimento Organizzazione della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti, del quale ha assunto la dirigenza con decorrenza 19 maggio 1994. Dal 1° dicembre 1994 ricopre l'incarico di Dirigente dell'Area Organizzazione e Servizi della Confederazione, istituita in sostituzione del Dipartimento Organizzazione. Dal 24 luglio 1998 è stato nominato Segretario Organizzativo della Confederazione medesima. Consigliere CNEL nella VII Consiliatura.

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  39. ALTRO ARTICOLO DATATO MA SEMPRE VALIDO

    PINOCCHIO, IL GATTO E LA VOLPE
    Storia di un burattino che incontrò due animali gentili, rimase incantato dai bei modi, ne seguì gli accorti consigli e si trovò a cadere dalla finestra del palazzo fatato in cui i premurosi compagni lo avevano condotto promettendogli che sarebbe stato suo per sempre


    Due interlocutori si confrontano, nell’ufficio di presidenza di un organismo agricolo bolognese. Alcuni amici seguono con passione il duello verbale. Sono trascorsi quasi dieci anni. Tema del confronto, Pinocchio il Gatto e la Volpe. Uno dei duellanti sostiene che il Gatto e la Volpe hanno chiuso il burattino in un sacco, e ne faranno quello che vorranno, l’avversario proclama che prendere Pinocchio per il naso non è così facile: nonostante il nasetto sia lungo i due compari non lo raggiungeranno mai, e sarà Pinocchio a servirsi dei due, lacché diligenti, per soddisfare i propri capricci.

    Il confronto sull’apologo rivestiva di sembianze fiabesche il dissenso su un tema capitale dell’agricoltura nazionale, il quesito su chi fosse il vero signore della Confederazione nazionale dei coltivatori diretti. Pinoccio era, traducendo la metafora, Paolo Bedoni, presidente della medesima, il Gatto e la Volpe, Vincenzo Gesmundo e Franco Pasquali, i dioscuri dell’apparato burocratico che organizza, dal “pantano” di Ispica ai noceti della Carnia, il consenso dei piccoli proprietari italici.

    Secondo il primo dei duellanti Bedoni, convertita la favola, non costituiva che un burattino nelle mani di chi, governando l’apparato, era in grado di sostituirlo, avesse contravvenuto alle disposizioni, in giornata. Secondo l’avversario il presidente della Coldiretti era il contadino furbo che, arrivato con le scarpe imbrattate di letame nel palazzo dei principi Rospigliosi, si era seduto in trono manifestando con tanta chiarezza le prerogative regali che la coppia più scaltra di un organismo che non ha mai consentito l’accesso, ai vertici, agli sciocchi, avrebbe dovuto piegare la testa e accettarne la preminenza.

    La repentina, indecorosa caduta del contadino elevato al rango di principe pare dimostrare che chi proclamava, nel duello bolognese, inimmaginabile che il burattino potesse essere preso per il naso, non sapeva uscire dalla favola e riconoscere la realtà. E che chi sosteneva che al burattino poteva essere tolta la corona per essere posta, in giornata, su un’altra testa di legno, non faceva che riconoscere l’abissale differenza di potere, sull’apparato della Confederazione, del presidente contadino e dei suoi ministri. Nei quali identificava gli arbitri della promozione di ogni impiegato, dall’ufficio locale di Cavaion alle scrivanie cardinalizie di Palazzo Rospigliosi, reputando improbabile che quelle scrivanie potessero essere occupate da chi non assicurasse ai signori Pasquali e Gesmundo fedeltà assoluta e cieca obbedienza.

    La caduta di Paolo Bedoni costringe, per il carattere repentino, a riflettere sul governo della prima organizzazione sindacale dell’agricoltura italiana, un governo che un peso tanto ingente esercita, gloriosamente, o, a scelta, tragicamente, su quello della patria agricoltura. Rilevando, innanzitutto, che non si tratta di un avvicendamento secondo le ordinarie procedure statutarie, assemblee, candidature, votazioni, ma di una defenestrazione. Qualche parvenza delle forme è stata rispettata, ma nessuno ha preteso che si credesse che erano più che parvenze.

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  40. 2° PARTE
    Il primo rilievo induce ad uno conseguente: al vertice della Coldiretti si è compiuta la terza defenestrazione successiva. Arcangelo Lobianco, l’orgoglioso successore di Bonomi che aveva sognato di trattare i ministri dell’agricoltura come il predecessore aveva trattato quelli dei tempi suoi, fu defenestrato con un rispetto molto maggiore dei rituali statutari, ma nulla impedì agli osservatori meno attenti di verificare che di defenestrazione si trattava. Paolo Micolini, il successore, fu gettato dalla finestra con un rispetto delle forme che dimostrava una certa dose di scrupolo statutario, ma la defenestrazione fu ancora più palese. Verso Bedoni il rispetto delle forme è stato tale da dimostrare che a chi lo gettava dalle lesene cinquecentesche di Palazzo Rospigliosi non interessava più neppure il pudore.

    Finestre generose di presidenti, quelle di Palazzo Rospigliosi! A ricordo degli uomini cui hanno offerto l’ebbrezza del volo si può ricordare che chi fu vicino a Lobianco assicura che il leader di Bitonto non avesse alcuna intenzione, poche settimane prima delle assise fatali, di rinunciare alle glorie del sindacalismo agricolo. Ma aveva consentito l’assalto degli avversari alla Federconsorzi, e aveva perduto lo storico baluardo economico. Pare gli sia stato detto che la perdita non era benemerenza tale da consentire un nuovo mandato. Il commiato fu celebrato con tutti gli onori: il copione comprese un’orazione commemorativa, lacrime e abbracci di commiato. Il mare di lacrime attenuò la caduta, che fu caduta drammatica.

    Sul successore, chi lo conobbe proclama che era contadino ma non sciocco, e che da buon contadino, consapevole delle proprie capacità e dei propri limiti, non avrebbe mai osato sfidare Lobianco, il tribuno che godeva tra gli associati di affetti sinceri e diffusi. Qualcuno, appare verosimile, avrebbe spiegato a Micolini che Lobianco doveva lasciare, e che bastava salire sulla tribuna: tutto avrebbe seguito il copione.

    Neppure Micolini, proclama, ancora, chi ebbe il piacere di conoscere il grande friulano, aveva intenzione, quando toccò a lui la finestra, di gettarsi. Ma l’antico contadino era stato senatore, e, come senatore, sedutosi sul trono romano aveva manifestato tutto l’affetto per il potere. E’ probabile che le pretese esorbitassero dai patti stabiliti al momento dell’investitura: qualcuno, probabilmente, glie lo ricordò. E Paolo Micolini affrontò il salto.

    Salto felice, piuttosto tuffo che salto, terminato in un accogliente mare di latte. Da qualche anno il senatore intratteneva i rapporti più cordiali con un protagonista intemerato dell’agroindustria nazionale, Sergio Cragnotti, che prima che atterrasse lo aveva insignito della presidenza della Cirio. Il grande businessman aveva rilevato la Cirio, riferiscono le cronache, a un prezzo che suscitò molte chiacchiere, dal professor Prodi, gran manager dell’Iri, e l’aveva aggiunta all’impero lattiero la cui prima pietra era stata la società Polenghi Lombardo, rilevata dal fallimento della Federconsorzi. Si mormorò che la Polenghi Lombardo valesse assai più di quanto era scritto nei bilanci, che riportavano poste ermetiche. Qualcuno ne aveva illustrato il significato al signor Cragnotti. Paolo Micolini era stato presidente della società di latte e formaggio. Per la vicenda Cragnotti fu “intervistato” dal sostituto procuratore di Perugia, Razzi. Prima dell’interrogatorio gli entusiasti di “latte e formaggio puliti” contavano che nel corso dell’incontro l’interpellato avrebbe potuto provare l’emozione delle manette. Illusioni? Dell’interrogatorio dovrebbe sussistere il verbale.

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  41. 3° PARTE

    Mentre i burattini volavano dalle finestre di Palazzo Rospigliosi il Gatto e la Volpe, possiamo notare, continuavano a presidiare gli appartamenti principeschi del presidente venturo. I primi defenestrati avevano conosciuto i fastidi di vicende incresciose: Federconsorzi, Polenghi, Cirio. Vincenzo Gesmondo e Franco Pasquali vantano un posto tra i protagonisti del crack della Federconsorzi, di cui furono sindaci attestando, sistematicamente, la regolarità di bilanci di cui schiere di commissari ministeriali e di magistrati hanno sospettato la falsità. Per le benemerenze di controllori meticolosi sono stati rinviati a giudizio per bancarotta fraudolenta, dal Procuratore della Repubblica di Roma, il 6 giugno 1997 (rinvio 3988/93, foglio 2 e segg.), ma, non rivestendo ruoli statutariamente rilevanti, l’infortunio non ha prodotto conseguenze sgradevoli. Né le produrrà mai il processo, le cui udienze sono state regolarmente iscritte all’albo, per essere sempre rinviate, in attesa del felice compimento dei termini di prescrizione.

    Tanto che se dall’apologo deve trarsi, come da tutti gli apologhi, una “morale” non v’è dubbio che questa ammonisca il futuro presidente della Confederazione italiana dei coltivatori diretti a non ripetere le prodezze di Pinocchio, e di essere certo, prima di avvicinarsi ai davanzali della propria sontuosa magione, di non avere mai tirato la coda al Gatto, né di avere pestato la zampetta della Volpe.


    Antonio Saltini


    SPAZIO RURALE, LII n. 2, febbraio 2007

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  42. ....leggere le cose scritte dal sig.Nicola Ruggiero,mi fa tornare in mente tutte le cose vissute da "Trasversale" negli ultimi 8 anni,come in un film,lo stesso film,.....e come ha detto lui non c'è più spazio per la persuasione,quando sarà possibile dovremo iniziare con le denunce,nelle assemblee,nei consigli di amministrazione,alla giustizia......

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  43. Scusate ma avete letto cos'ha detto questo Mercuri su Italia oggi? Non mi sembra tanto amico della Coldiretti...

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  44. Vorrei fare un saluto a Mauro Tonello presidente incarica della coldiretti al posto di Marini!!
    Bravo nel suo mestiere di presidente coldiretti un vero........!!!
    Però nei confronti di idee con il G.T.A le ha sempre "prese"!!!

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  45. ...a leggere tutte queste cose mi viene da pensare che ci vorrebbe una operazione "mani pulite" anche nel nostro settore.....anzi ci voleva,perchè mi sa che per alcune questioni oramai datate,siamo a rischio prescrizione......ma possibile che non ci sia un giornalista o un magistrato o finanziere giovane e volenteroso con un pò di ambizione??

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  46. ....basterebbe qualche coraggioso agricoltore,ma mi sa che sia come cercare il classico ago nel pagliaio.....

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  47. coldiretti...ormai è un bacino di indicibili guadagni per la classe dirigente, basti vedere gli ormai noti "stipendi" a partire da 1.800.000 euro!! mi chiedo ma cosa fanno questi personaggi per meritare tanto?

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  48. ....con tutti quei soldi potrebbero adottare un maialino anche loro!!

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