lunedì 16 giugno 2014

16 giugno, 
Tre commercianti
escono sulla stampa per......
....affossare il prezzo delle pesche ???
Speculazione anche approffittando
della stagione???


Pesche e nettarine, qualità ottima ma mercato debole. Bene le albicocche

"La partenza della campagna ha un po' tradito le attese", commenta Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna

E’ partita la campagna di raccolta di pesche e nettarine in Emilia Romagna. “La partenza della campagna ha un po’ tradito le attese - commenta Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna  e della OP Minguzzi Spa di Alfonsine -. Si è registrata infatti una grande concentrazione sul mercato di prodotto nazionale a causa del forte anticipo di raccolta delle prime varietà in Emilia Romagna quasi in coincidenza con le operazioni di raccolta nel Sud Italia".
"Un eccesso di offerta che ha indebolito il mercato per cui i buoni prezzi registrati negli ultimi due anni nel mese di giugno non si stanno confermando nel 2014, con una differenza a oggi di - 40 centesimi/kg - aggiunge Minguzzi -. A questo quadro si aggiunge – negativamente – la produzione spagnola con l’entrata in produzione, anche qui in anticipo, della principale area peschicola iberica, quella di Lerida. Ci attendiamo quindi un mese di sofferenze per pesche e nettarine sul fronte dei prezzi mentre la qualità del prodotto si annuncia ottima, specialmente in Romagna".


 Se le pere hanno deluso, il kiwi ha fatto da traino
Marco Salvi: chiusa una difficile campagna fragole, le pesche sono gia' in affanno

"Se ogni componente della filiera riesce a mettere in campo la sua specializzazione, con una maggiore collaborazione e condivisione di progetti, credo si possano migliorare le performance del settore ortofrutticolo. L'innovazione varietale ha dato una mano ai consumi, ed è un elemento sul quale dobbiamo continuare a puntare. Ma, al di là del servizio, va valutata anche la gestione che nel punto vendita deve avvenire in modo più attento. Ad esempio, raccogliamo le fragole, le confezioniamo in tempo reale dentro celle frigorifere, facendo lavorare il personale in ambienti a 10 gradi centigradi e poi spesso vediamo il prodotto posizionato nel punto vendita sotto riflettori a temperature molto elevate che inficiano tutto il nostro lavoro. In questi casi, nonostante l'innovazione varietale e l'attenzione alla catena del freddo, è difficile vedere valorizzato il nostro prodotto e fare reddito."

Così si era espresso Marco Salvi (in foto), numero uno dell'omonimo Gruppo e presidente di Fruitimprese, in occasione del recente convegno del Cso dedicato ai consumi italiani di frutta e verdura (cfr. FreshPlaza del 10/06/2014). Un motivo in più per interpellarlo sui problemi dell'ortofrutta alla vigilia della stagione estiva.



"Abbiamo appena terminato la campagna fragole – riferisce Salvi a FreshPlaza – Un'annata difficile, la seconda consecutiva, in cui i prezzi medi non sono stati soddisfacenti. L'unica nota positiva riguarda il prolungamento fino a oggi (13 giugno, NdR) della campagna; purtroppo, specialmente a maggio, le quotazioni sono state deludenti. Sul mercato italiano abbiamo sofferto la concorrenza del prodotto spagnolo, che ha fatto scendere decisamente la media dei prezzi. Anche le fragole di Verona, che sono commercializzate in un periodo concentrato di tre settimane, sono state penalizzate dalla sovrapposizione con l'offerta tedesca. E' mancato completamente l'export del prodotto, il che ha comportato un ulteriore calo dei prezzi sul mercato interno."

"Puntiamo sulla qualità e sulla freschezza delle nostre fragole. Se arriva prodotto dalla Spagna va bene, questo è il commercio. Però in etichetta deve essere indicata chiaramente l'origine della merce. I nostri costi non sono competitivi rispetto a quelli di Spagna, Grecia e Marocco e, proprio a causa di questo, in Italia abbiamo quasi dimezzato la superficie destinata a fragole - attualmente non più di 4.000 ettari - Sfido chiunque a dimostrare che un cestino da 500 grammi venduto a 70-80 centesimi sia di provenienza italiana. Produrre un chilo di fragole a noi costa 1,60 euro, cui dobbiamo aggiungere i costi di packaging e logistica nonché la scontisca spesso elevata richiesta dalla Gdo."

Uno sguardo alle drupacee
Su 50 ettari di superficie coperta, a Battipaglia, in provincia di Salerno, il Gruppo Salvi produce pesche e nettarine precoci, in grado di entrare sul mercato quasi in contemporanea con il prodotto spagnolo. "Da metà maggio fino a oggi – osserva Salvi – le produzioni precoci di pesche e nettarine, di buona qualità e pezzatura, sono state commercializzate bene, con prezzi abbastanza soddisfacenti. Negli ultimi 3-4 giorni è però aumentata la pressione, con il prodotto in arrivo in anticipo dal Nord Italia e da Lerida, in Spagna. Ovviamente, di fronte a un'offerta polverizzata, i buyer della Grande distribuzione possono fare bene il loro lavoro di acquistare al miglior prezzo."

"Nel giro di una settimana, insomma, malgrado un discreto andamento dei consumi, il ribasso delle quotazioni è stato veloce e significativo. Sui listini ormai si ragiona togliendo 5 centesimi per volta, un sistema penalizzante per la produzione. La stagione è all'inizio, ma stiamo già arrivando a prezzi che - parliamo di varietà precoci, in genere meno produttive - mettono a rischio la copertura dei costi. Unico vantaggio, al momento, è l'anticipo, stimato in una decina di giorni al Nord, che permette di ampliare il periodo di commercializzazione. Ma è difficile pensare che questo sarà sufficiente a portare a termine una campagna discreta."

La testimonianza di Leonardo Odorizzi
Nel veronese e' gia' crisi per pesche e nettarine, a soli 20 giorni dall'avvio della raccolta

"Già alla data del 13 giugno 2014, dopo solo 20 giorni dall'inizio della raccolta, ci vediamo costretti a lanciare un primo segnale d'allarme per la crisi che si sta abbattendo sulle pesche e nettarine prodotte in Veneto, ma anche nelle altre Regioni." Così riferisce a FreshPlaza Leonardo Odorizzi (in foto), riportando il parere della sua omonima impresa Odorizzi e di altri colleghi operanti nelle zone di Villafranca e Sommacampagna (VR)

"La campagna di commercializzazione 2014 è iniziata sotto tono, con prezzi di ben 30 centesimi di euro/Kg inferiori rispetto al 2013. Una flessione delle quotazioni che s'innesca tra l'altro su una situazione produttiva non positiva. Le grandinate hanno infatti distrutto il 50% della produzione veneta di drupacee, mentre il virus della Sharka (Plum Pox Virus-PPV) sta decimando intere varietà, come ad esempio la nettarina Big Bang."

La conseguenza è presto detta, prosegue Odorizzi: "Non riusciamo a remunerare più di 30/40 centesimi di euro/Kg i produttori che ci consegnano la merce di buona qualità. Al contempo, mi risulta che le catene della GDO stiano proponendo prezzi di 70/75 centesimi di euro/Kg per i cestini confezionati; salvo poi trovarli a 2,5 euro/Kg sui banchi..."

"Considerando che il grosso della produzione di pesche e nettarine della regione Emilia-Romagna, prima produttrice italiana, e del nord della Spagna deve ancora arrivare sul mercato, rischiamo di trovarci a fine giugno 2014 con i prezzi del 2012, cioè con 20 centesimi di euro al chilo! Il trend negativo va fermato subito! Qui è questione di decidere se l'agricoltura italiana vada difesa e mantenuta o se vogliamo ritrovarci tutti quanti con i terreni incolti nel giro di qualche anno!"

Ancora meno roseo il quadro per quanto attiene la frutta destinata alla trasformazione industriale. Leonardo Odorizzi testimonia: "Siamo a 5/6 centesimi di euro/Kg; un prezzo che non copre nemmeno i costi di raccolta. Il tutto anche per via della bocciatura delle Commissione Europea circa la proposta italiana di innalzare le percentuali di frutta nei succhi di frutta. La recente approvazione della Camera riguardo la percentuale del 20% (invece che del 12%) di succo di arance nelle bibite derivate vale infatti solo per i prodotti trasformati nel nostro Paese, creando un ulteriore pasticcio normativo; anche se costituisce pur sempre un timido passo avanti."

Odorizzi conclude: "Se poi ci si viene anche a dire che, proprio a causa dell'introduzione dell'Art. 62 che prevede il pagamento a 30 giorni dei prodotti deperibili da parte della grande distribuzione, gli utili di quest'ultima si sono azzerati dal 2007 ad oggi (vedi qui), quando sappiamo tutti benissimo che i famosi 30 giorni restano solo sulla carta, la situazione diventa davvero imbarazzante e ci si chiede ogni giorno di più per cosa stiamo lavorando."

16 commenti:

  1. Mercato ortofrutticolo:
    il prodotto di discreta/buona qualità ha un prezzo "accettabile", mentre ci sono tentativi di forte speculazione da parte di commercianti e grandi magazzini che avendo bisogno di lavorare molto prodotto per ammortizzare i costi, non è escluso che mettano sul mercato frutta grandinata e e di piccola pezzatura rischiando di "affossare" i prezzi!!

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  2. FIERE, EXPO, EXPORT, BUROCRAZIA: DOV’È IL SISTEMA ORTOFRUTTA?


    La politica crede sempre di più… nel vino italiano. E’ il titolo di un articolo sul sito winenews.it. Gli esempi a supporto sono tanti e convincenti: la sfida lanciata dal premier Renzi a Vinitaly di portare l’export enoico a 7 miliardi di euro in pochi anni, l’attivismo del ministro Martina (dal Padiglione vino ad Expo, a #Campolibero, passando per il “testo unico” del vino). Da ultimo l’impegno del viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.

    “Il vino – scrive winenews.it - sarà al centro del più grande piano di promozione mai visto”. Si va dal dialogo con la distribuzione straniera per esportare su mercati lontani (come la Cina) col sostegno del pubblico, agli investimenti in formazione di export manager, “visto che sono poche le aziende del vino che possono permettersene uno”. Poi, dice il viceministro Calenda, “basta con le iniziative più ludiche che incisive, e “cambio di rotta sull’utilizzo dei soldi pubblici: si spendono in base a quello che le rappresentanze delle imprese ci dicono, perché le esigenze di chi produce non si decidono nei Ministeri. Abbiamo, come politica, il dovere di farci perdonare tante cose dalle imprese”.

    Che dire? Perfetto. Prendano nota le rappresentanze private e cooperative dell’ortofrutta. Comincino a chiedere un appuntamento al viceministro Calenda perché tutto quello che si vuole fare per il vino, vale anche per l’ortofrutta, che è la seconda voce di export dopo il vino e può far crescere di un buon 20-30% la sua quota di export. Il sistema Italia dell’ortofrutta (sistema? Può sembrare una parola grossa, visti i risultati finora) ha tanti dossier aperti: che fare all’Expo, sostegni all’export, campagne di promozione all’estero per le nostre eccellenze (le nostre pere Abate in Usa sono oggetti misteriosi), abbattimento delle finte barriere doganali, armonizzazione fitosanitaria nell’Ue, scarsa efficienza del Ministero e caos di competenze con la Salute (incredibile quello che ha detto Paolo de Castro sulle etossichine : ho potuto fare poco perché “l’Italia non ha chiesto la deroga come gli altri Paesi”. Risultato: 60 milioni di danni), controlli e malaburocrazia che strangolano imprese e Op.

    Infine un tema ormai di stretta attualità: non esiste un comparto forte senza una fiera forte. In campo nel 2014 ci sarà solo Macfrut, ma nel 2015 sono previste tre manifestazioni fieristiche e qualcos’altro è in gestazione. Tutti questi dossier richiedono soluzioni “di sistema”. Se il mondo dell’ortofrutta da solo non ce fa, dovrà essere il ministro a far sedere tutti attorno a un tavolo per ragionare e trovare soluzioni “di sistema”. Altrimenti il “sistema” finirà per traslocare definitivamente a Berlino o Madrid e l’Italia sarà solo una provincia dell’impero delle fiere altrui.

    Lorenzo Frassoldati

    direttore del Corriere Ortofrutticolo

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  3. Butta male il mercato!!

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  4. Certo che la stagione non aiuta!!

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  5. Piu che la natura la mano dell uomo ci e nemica

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  6. aahhhh, sempre a lamentarsi, anche noi siamo uomini .....o no???

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  7. Non è questione di lamentarsi ,bisogna prendere atto di una fine di un ciclo ,quando già nel lontanissimo 1987 i pionieri della peschicoltura faentina Bubani e Montanari dichiaravano finito il periodo dell'oro ,quelli che non ci hanno creduto ,hanno visto solo lacrime e sangue............e prestiti di conduzione

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  8. Se nel 1987 o anche dopo si fosse fatto qualcosa non andava così, ma gli scarsi amministratori, la mancanza di volontà di fare le cose e gli agricoltori che hanno dormito sugli allori ci ha portato a questo punto.
    E poi nel 2013 nelle pesche di agosto c'è chi ha preso 25 chi 30 chi 40 anche 50 in alcune varietà, io credo ci sia un pò di differenza. ma chi ha preso 25 quest'anno le vende ancora a quel commerciante, allora la colpa di chi è??

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  9. I grandi imprenditori avevano gia' capitò con che teste avevano a che fare e con la fine delle vacche grasse ci sarebbe stato il completo marasma

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  10. Situazione mercato:
    Crescono le difficoltà nelle vendite di frutta, dovuto anche all'andamento della stagione, dove il caldo manca dappertutto, la grande quantità di grandinato e le pezzature non eccelse non aiutano, inoltre gli spagnoli ormai padroni del mercato europeo hanno abbassato i prezzi di 20 cent.
    spagnoli che si sono organizzati in casa loro la fanno da padrone, noi italiani non avendo fatto niente ed essendoci disgregati invece che aggregati subiamo il tutto!!
    Colpa anche della politica regionale che ha reso legali le "cooperative di carta"!!

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  11. COLPA ANCHE DELLA POLITICA REGIONALE CHE HA LEGALIZZATO LE "COOPERATIVE DI CARTA", VEDI LE O.P DEI COMMERCIANTI!!

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  12. le OP dei commercianti liquidano molto meglio delle coperative perche hanno dei dirigenti in gamba e potrebbero addiritura liquidare meglio ma stanno allineati con le coerative che pensano solo a vuotare le celle .e non si dica che con le pesche non vi è aggregazione che rappresenta oltre il 90%del mondo aggregato.

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  13. .....l'aggregazione "auspicata" da noi Trasversali,è quella vera,collaborativa,fatta di un marchio unico del territorio romagnolo,che investa in pubblicità e che abbia come priorità un vera e fattiva strategia commerciale........tutto il resto è fumo negli occhi per "tirare a campare" o favorire gruppi o gruppetti.......

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  14. Mercato pesche un pò fermo, mercato estero -20 cent. rispetto Italia, pezzatura B-C x estero in forte ribasso.
    Ancora una volta la "teoria del cestino" con frutta di qualità mediocre "richiesta" da certe strutture di lavorazione private e non, RISCHIA di affossare tutto il mercato.
    Poi non manca la speculazione dei commercianti pronti ad abbassare i prezzi e come al solito la "debolezza" cronica della cooperazione dovuta alla mancanza totale di strategie commerciali comuni, cioè cooperazione che non coopera e noi agricoltori che come al solito ci accorgiamo di questo solo alle liquidazioni , "versiamo 2 lacrime" e come se niente fosse "lavoriamo sempre di più!!
    PROPOSTA : invece di consegnare grandinato e comportarci da schiavi nei confronti delle strutture che devono ammortizzare i costi, che ne dite di non raccogliere per 3 giorni tanto per iniziare??

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  15. Caro Anonimo, che le O.P dei privati liquidano molto di più delle coop.ve è tutto da dimostrare, che poi le coop.ve non lavorino per vendere al meglio ma si accontentano di vendere questo ci sta.
    Tu la chiami aggregazione dove le 5-6 coop.ve o O.P tradizionali vanno ognuno per conto suo senza strategie commerciali comuni???
    La chiami aggregazione che tutte queste O.P di privati vanno per conto loro, non hanno strategie comuni e NON HANNO consigli di amministrazione eletti, che O.P sono??
    Questo è il fallimento della politica agricola regionale con il supporto di Coldiretti.
    E gli spagnoli la fanno da padrone sui mercati esteri, per colpa nostra e merito loro.

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  16. Rischia dfi essere il solito anno di crisi, dove è evidente il fallimento dell'aggregazione "romagnola" dovuta alla creazione delle molte O.P di carta da parte della politica regionale, dovuta alla non volontà di fare strategie commerciali comuni, dovuta alla onnipotenza dei vari direttori delle O.P ( tutti "galletti" che vogliono comandare e alla scarsità e alla sudditanza dei CDA delle coop.ve verso i direttori.
    Ed infine è dovuta alla cocciuttaggine degli agricoltori che si ostinano a fare B e C perchè glielo chiede il commerciante, e agli agricoltori che credono a quello che dice il proprio direttore della O.P come se fosse il vangelo.
    E poi cari agricoltori, smettimola di dividerci tra coop.ve, commercianti o coldiretti (che non dovrebbe centrare nulla), suvvia svegliamoci un pò!!!

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