martedì 15 gennaio 2013




Quale dei 2 è  Pinocchio ???

 








IL PUNTO SULLA CAMPAGNA KIWI CON GIANNI AMIDEI, CONSIGLIERE DELEGATO ALEGRA
Della Casa - Sig. Amidei, dopo due mesi dall'avvio della campagna di commercializzazione del kiwi italiano a che punto siamo?
Amidei - Il decumolo del prodotto stoccato prosegue regolarmente, abbiamo collocato circa il 22% della produzione commercializzabile, in linea con lo scorso anno, anche se le quotazioni non migliorano, anzi per certi versi facciamo qualche passo indietro. Attualmente sul mercato interno il prezzo del calibro 20-23 franco arrivo rinfusa è dell'ordine di 1,10-1,40 Euro al kg. Per la GDO in padelle occorre aggiungere 10 centesimi, mentre il cestino sul calibro 30-33 si orienta intorno all'Euro. Prezzi allineati anche per il Nord Europa, dove la domanda è però più sostenuta, con il franco partenza per il cestino sul 30-33 nell'ordine dei 90-95 centesimi.

Della Casa - E sui nuovi mercati come va?
Amidei - Per la verità la domanda è fiacca, abbiamo lavorato poco su quasi tutte le destinazioni oltremare e con risultati economici poco stimolanti, considerando i maggiori rischi connessi. L'elemento nuovo è, viceversa, il record di produzione della Grecia, che ci ha impedito finora di raggiungere i mercati dell’Est Europa dove le quotazioni del prodotto greco sono anche 20 centesimi al di sotto delle nostre richieste, ma che ci sta creando difficoltà sul mercato spagnolo e anche alle Canarie. Infatti, i Greci annullano il forte gap logistico che hanno via camion verso l’Europa continentale utilizzando a loro vantaggio la maggiore competitività logistica via mare verso questi mercati. La qualità del nostro prodotto è finora molto buona e questo ci fa ben sperare per il prosieguo della campagna anche se dovremo attendere fine febbraio per verificare la piena tenuta del prodotto.

 Giovanni Gullino: un mercato del kiwi soddisfacente in quanto             a richiesta e risultati

FreshPlaza ha raccolto il commento di Giovanni Gullino, direttore generale e direttore acquisti presso l'omonima azienda piemontese Gullino per quanto riguarda l'attuale campagna commerciale del kiwi.


Giovanni Gullino.

Sui volumi fin qui commercializzati, Gullino riferisce: "Fino ad ora abbiamo movimentato circa un terzo del prodotto (per un totale di circa 15.000 tonnellate). Siamo soddisfatti della richiesta e del risultato. L'Europa si sta muovendo e il mercato d'oltremare è più attivo rispetto all'anno scorso."
L'andamento dei prezzi, secondo il direttore, risulta stabile, con tendenza all'aumento: "Le quotazioni si stanno adeguando alla carenza di produzione che si è verificata nella scorsa stagione agricola".

L'azienda Gullino confeziona e spedisce kiwi destinati a diversi mercati. I principali sono: Europa (tutta), Nord America e Sud America. "Anche il Middle East mostra interesse nel kiwi italiano, ma i prezzi faticano ad adeguarsi all'effettiva offerta di prodotto", conclude Gullino.

16 commenti:

  1. Ho il presentimento che anche per il Kiwi finisca come le pesche, dentro le strutture cooperative si abbiano prezzi bassi per gli alti costi di lavorazione e .....l'indebitamento più di quel che si pensa delle strutture????

    RispondiElimina
  2. La verità dovrebbero chiederla a gran forza gli agricoltori soci delle coop.ve e O.P., che conferiscono il loro prodotto, con l'obbiettivo di ottenere il miglior risultato possibile dalla propria struttura.Ma se il miglior risultato possibile negli ultimi anni lo ottiene quasi sempre il singolo agricoltore non associato a strutture, o chi vende al privato,perchè gli agricoltori perseverano,continuando a tenere a libro paga DIPENDENTI, che da anni non producono risultati adeguati?

    RispondiElimina
  3. A volte capita anche che amministratori (presidenti/consiglieri) con presunti consulenti (non competenti) non all'altezza prendano in mano la cooperativa e la portino in rovina con tutte le conseguenze negative per i veri soci. Vedi casi recenti in romagna!!!!
    Dobbiamo svegliarci!!!!!!!

    RispondiElimina
  4. il mercato del kiwi è un pò saturo da prodotto un pò troppo bombato che deve essere venduto in fretta!!!

    RispondiElimina
  5. come tagliarsi le palle e vivere contenti

    RispondiElimina
  6. altri dicono fortuna che tiene lo possiamo ancora tenere in frigor, altri dicono il mercato va..... il mondo è bello perchè vario o.....avariato!!!

    RispondiElimina
  7. Kiwi Uno: "In Piemonte, quest'anno, mancava il 70% del prodotto"

    FreshPlaza ha intervistato Gualtiero Rivoira (in foto), del gruppo Rivoira - Kiwi Uno, uno dei più rappresentativi della provincia di Cuneo (Piemonte), operante in frutticoltura ormai da tre generazioni.

    Gualtiero racconta: "Nella nostra regione, quest'anno, mancava circa il 70% del prodotto. Siamo riusciti a compensare in parte ritirando kiwi dalla zona di Verona e da quella di Brescia, dalla Calabria, dalla Grecia e aumentando i ritiri nella zona di Latina, dove da moltissimi anni abbiamo un centro di raccolta".

    Kiwi Uno ha finora movimentato un 30% del prodotto stoccato, che supera le 15.000 tonnellate.

    Per quanto riguarda l'andamento commerciale, Gualtiero sottolinea: "Le quotazioni del kiwi risultano al momento stabili. Ad inizio 2013 abbiamo provato ad aumentare un po' i prezzi, ma con scarso risultato. In generale, il kiwi risultano comunque più costosi rispetto al 2011/12, ma non così alti quanto la carenza di prodotto avrebbe fatto sperare (vedi anche dati nazionali e internazionali pubblicati nel Dossier Kiwi a cura del CSO - clicca qui)".

    "La crisi economica si fa sentire - prosegue Gualtiero - le vendite in Europa risultano molto lente e la concorrenza della Grecia sui mercati dell'Est Europa è molto forte, tanto che le nostre esportazioni verso quelle destinazioni sono state fino ad oggi inesistenti e solo questa settimana abbiamo iniziato a caricare, in piccoli quantitativi".

    RispondiElimina
  8. Gioia Tauro (RC): "In Calabria il mercato dei kiwi e' stato ottimo"

    FreshPlaza ha intervistato Giuseppe Piromalli, produttore di agrumi e kiwi di Gioia Tauro (RC), sull'andamento della stagione. "Produco clementine, arance di varietà Tarocco, Navel, Moro e kiwi - racconta Giuseppe - In azienda sono presenti un magazzino con calibratrice per la lavorazione dei frutti e celle frigorifere. E' stato avviato un iter di conversione al biologico e l'azienda è certificata GlobalGAP. Siamo sul mercato da circa 2-3 anni".

    Per quanto riguarda il kiwi, Giuseppe ammette che, diversamente da altre regioni (Piemonte, Veneto, Emilia) che hanno subìto danni dovuti alle gelate e alla batteriosi, il mercato in Calabria è stato ottimo sia in termini di prezzi, che di quantità e pezzature, proprio perché al nord si registrava poco prodotto. "Molti commercianti del Piemonte sono venuti ad acquistare qui".

    Per quanto riguarda le clementine, il produttore dichiara: "Ho iniziato la commercializzazione già a novembre e si è registrato un andamento migliore rispetto all'anno scorso, però non soddisfacente nel complesso".

    I prezzi realizzati per le clementine sono di 0,30 euro sulla pianta, per i kiwi il livello è stato di 0,60 euro per il frutto sulla pianta.

    "Come già riferito, abbiamo venduto il nostro kiwi ad alcuni commercianti del Piemonte; le clementine invece sono state destinate a commercianti locali che a propria volta distribuiscono al Nord, per la grande distribuzione - continua Giuseppe - Abbiamo ricevuto delle richieste per le arance di varietà Moro da parte della Germania. Sono arrivate anche richieste da Romania e Polonia, ma non ho concluso accordi di fornitura perché pretendevano dei prezzi molto bassi".

    Prospettive per il 2013
    "Per il kiwi spero che la situazione migliori, soprattutto in termini di prezzo, visto che la qualità si è dimostrata ottima e in cella frigorifera il prodotto si è mantenuto benissimo. Il kiwi che coltivo nella Piana di Gioia Tauro ha una resistenza fantastica, l'anno scorso sono riuscito a tenerlo in cella fino a maggio/giugno. Il grado zuccherino si attesta intorno a 9-10 Brix", racconta il produttore.

    Per il trasporto dei prodotti verso i mercati di destinazione, l'azienda Piromalli si affida a terzi. "I costi sono elevatissimi e incidono tantissimo" conclude Giuseppe.

    RispondiElimina
  9. pensate un poco che cose strane accadono sul mercato...inverno scorso un mediatore del Caab di Bologna mi diceva che la tal cooperativa pat-qualcosa comperava che a lui i clienti li aveva...interpellato direttamente mezz'ora dopo il direttore invece diceva d'essere imballato di roba da vendere ancpra e non comprava...misteri o marketing ? O era patata "altrove" ?
    13 ore fa tramite cellulare · Modificato · Mi piace

    RispondiElimina
  10. Di kiwi se nè venduto da 55 cent fino a 60 cent.A parte qualche eccezione i soci delle coop.ve non prenderanno quei soldi.Ed è vero che c'è un pò di prodotto bombato,ma la "saturazione" se la inventano quelli che devono "svendere" il nostro prodotto e giustificare il tutto al peones di turno!

    RispondiElimina
  11. Passa il tempo ma, le cose non cambiano! I pochissimi peones che chiedono si accontentano di giustificazioni sommarie e, i marziani che vorrebbero capire qualcosa in più vengono etichettati e tagliati fuori dai giochi i di potere! Tutti zittì e ringraziare! Questo e' il SISTEMA agricolo che abbiamo costruito e che ci porterà alla rovina!
    Davide Martignani

    RispondiElimina
  12. Ha ragione il Sig. Fabiano dentro alle coop.ve quei soldi NON si prenderanno, c'è già una quasi ammissione di qualche struttura, che all'assemblea dei delegati ha quasi "ordinato di spargere voce che la coop.va sta facendo il massimo per i soci, però ora si è sotto 10-15 cent. ai prezzi di campagna, tutto questo è ridicolo!!!
    allora meglio le grandi strutture con alti costi che non riesce più a remunerare o strutture più snelle, efficienti e con meno costi?????
    E intanto come dice il Signor Martignani questo è il sistema che abbiamo creato e che ci porterà alla rovina.

    RispondiElimina
  13. Dopo aver letto quanto pubblicato sopra non si puo che trarre una conclusione , al peggio non cè fine , quando Direttori o responsabili di grandi strutture cercano di far credere ai propri associati non che datori di lavoro perche, ricordatevelo sempre che chi" Paga il loro stipenìdio siamo noi " che la frutta in questo caso kiwi, ma e lo stesso con altre tipologie si fatica a venderla i mercati sono saturi cè crisi il prodotto non e come .... Ma quante scuse quante colpe quanti difetti quante Balle ci raccontano , ma se il mercato e unico e tutti si rapportano sulle stesse piattaforme qualcosa non torna e questo qualcosa sono 15-20-25 centesimi al kg al produttore , danari indispensabili per la vita delle Aziende Agricole ,dei giovani imprenditori di chi ancora investe e crede . Ma purtoppo devo dare atto che la bravura dei nostri direttori presidenti non sta nel dare risultati concreti ai propri associati ma la vera illusione che stanno facendo il massimo x te che sicuramente è piu dufficile che fare cose vere .......L ILLUSIONE

    RispondiElimina
  14. CONCORDO CON RABBONI IERI SERA, INCENTIVI E CONTRIBUTI SOLO A STRUTTURE EFFICIENTI E CHE PORTANO RISULTATI.
    MERITOCRAZIA!!!

    CHE INVIDIA L’EXPORT OLANDESE…QUASI DUE VOLTE E MEZZO IL NOSTRO
    Inserito Martedì, 22 gennaio, 2013 - 13:09

    Fa un po’ invidia leggere che, nonostante la crisi economica, il valore delle esportazioni agro-alimentari olandesi continua a crescere (leggi news). Nel 2012, come risulta dai dati dell'associazione di categoria LTO, siamo addirittura al record assoluto, con un valore totale di quasi 78 miliardi di euro (erano 73 nel 2011).

    In parte, dicono gli analisti, la crescita deriva dall’aumento dei prezzi, ma il boom è legato alla crescente richiesta dai Paesi emergenti e dai nuovi mercati dell’Europa orientale. Con il porto di Rotterdam a fare da supporto logistico per l’import da oltre oceano.

    E’ da sfatare anche il mito di una Olanda solo brava a importare: sempre nel 2012 hanno importato prodotti agro-alimentari per circa 54 miliardi di euro ed esportato per 78, con un attivo della bilancia commerciale di circa 24 miliardi di euro.

    Noi brindiamo per il record 2012 di 31 miliardi di export (con l’ortofrutta seconda in classifica dopo il vino) ma guardiamo col binocolo l’exploit degli olandesi. Come dire: si può fare di più. Secondo il parere di tutti gli analisti, il brand Italia nell’agroalimentare ha un appeal straordinario in tutto il mondo. Si tratta solo lavorare di più e di superare limiti e barriere.

    Quindi più aggregazione, più reti commerciali, più supporto alle imprese, più sistema-Italia in definitiva. Il nuovo Ice e la cabina di regia sull’internazionalizzazione istituita dal governo Monti sono buone premesse da confermare e far crescere. Ma soprattutto bisogna combattere qualunque tendenza al protezionismo, all’autarchia, alla tendenza a crogiolarci nel mito delle nostre eccellenze, tutti veleni che intossicano e annebbiano il dibattito economico magari con l’alibi del ‘tipico‘ e della valorizzazione del ‘locale’. Il mondo corre, chi si ferma è perduto.



    Lorenzo Frassoldati

    direttore Corriere Ortofrutticolo

    lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

    RispondiElimina
  15. Il punto sulla stagione del kiwi con Alessandro Fornari (Consorzio KiwiGold)

    Alessandro Fornari (nella foto), direttore Consorzio KiwiGold ha commentato con FreshPlaza la stagione del kiwi al momento attuale.

    "Come mostrano anche i dati ufficiali del CSO-Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara, in generale, il decumulo percentuale degli stock di kiwi è attualmente paragonabile agli anni precedenti, sebbene con differenze tra le varie regioni. Come ogni anno, le vendite in Europa dei primi mesi di campagna risentono di presenza sul mercato di kiwi di altre origini, a volte disponibili a prezzi mediamente inferiori a quelli italiani, andando a incidere sui volumi commercializzati e sui prezzi. Quest’anno tale situazione è stata con buona probabilità accentuata dalla drastica riduzione della produzione totale italiana che, di conseguenza, ha fatto lievitare le aspettative di prezzi all’origine".

    "In questo senso - ha continuato Fornari - un ruolo importante hanno giocato le esportazioni verso mercati extra-europei, cui il nostro consorzio sta dedicando una parte importante delle proprie attività, proprio perché ritenute strategiche per poter gestire al meglio le fasi di stasi del mercato europeo".

    "In ogni caso, le quantità in stock sono in linea con le previsioni e il generale buono stato di conservazione del prodotto fa guardare con più ottimismo alla seconda parte del mercato, che normalmente fa segnalare un incremento dei volumi commercializzati proprio a partire dalla fine del mese di gennaio" ha concluso Alessandro Fornari.

    RispondiElimina
  16. DOPO AVER COSTITUITO L'OI DELLA PERA ADESSO FANNO IL MARCHIO PERA ITALIANA, FORTUNA CHE DOVEVANO ESSERE UNITI DENTRO L'OI!!!!
    ALTRO ENTE, ALTRA SPESA

    NASCE PERA ITALIA, MARCHIO DELLA PERA ITALIANA: ALLEANZA TRA NOVE AZIENDE
    Inserito Mercoledì, 30 gennaio, 2013 - 10:27
    Nasce in Emilia Romagna il primo marchio commerciale della pera di qualità italiana. Nove imprese altamente rappresentative della filiera produttiva e commerciale della pera made in Italy (Unacoa, Spreafico, Granfrutta Zani, Naturitalia, Patfrut, Orogel Fresco, Pempacorer, Opera, Bergonzoni) si sono unite nel consorzio PeraItalia®.
    Obiettivo: promuovere il consumo della pera di qualità italiana - ed in particolare dell’Emilia Romagna - nel mondo. Una inedita alleanza produttiva , organizzativa e commerciale per poter affrontare da protagonisti il mercato internazionale forti di un unico marchio PeraItalia® che rappresenta circa 1 milione di quintali di pere da tavola fresche commercializzate, a cui va aggiunto il prodotto destinato all’industria.

    Pera Italia® diventa così la prima azienda Italiana nel comparto delle pere: rappresenta circa il 12% del totale della produzione nazionale ed oltre il 25% del totale della produzione di Abate Fetel, la qualità più pregiata, vera regina del made in Italy.

    Obiettivi e strategia di PeraItalia®

    PeraItalia® nasce con l’obiettivo strategico di incrementare il valore aggiunto per i produttori attraverso l’innovazione dell’offerta della pera sul mercato. Si è lavorato in particolare sull’innovazione di packaging e comunicazione di prodotto; sull’offerta di nuovi concept di prodotto/servizio in linea con i più attuali trend della domanda internazionale; sull’alleanza organizzativa e commerciale tra le imprese in grado di affrontare i mercati internazionali; su una strategia di marketing innovativa.



    Un Consorzio efficiente ed a basso costo

    La filosofia di PeraItalia® è quella della massimizzazione della efficienza e della riduzione dei costi di gestione. Il progetto prevede una fase di start up di 3 anni, in cui i costi di funzionamento della struttura saranno ridotti al minimo indispensabile. La rappresentanza ed il coordinamento del Consorzio saranno garantiti dai rappresentanti delle aziende in forma gratuita: per nessuna figura è previsto alcun compenso. (Presidente, VicePresidente, Consiglieri di Amministrazione, Responsabili comitati commerciali, tecnico & qualità).

    A conclusione di questo primo triennio si valuterà l’opportunità o meno di proseguire nel progetto e si affronteranno i futuri assetti organizzativi.

    Un sistema di commercializzazione altamente flessibile ed affidabile.

    PeraItalia® sarà la nuova linea di offerta della pera che le imprese associate introdurranno nella propria gamma, commercializzandola secondo regole comuni. PeraItalia® potrà in funzione del mercato/cliente gestire le vendite in maniera centralizzata oppure affidarla ai singoli soci. Il comitato commerciale, in accordo con il CDA, deciderà di volta in volta quale scelta operare. La garanzia sulla qualità del prodotto verso i clienti sarà assicurata sia dagli dagli standard produttivi e merceologici, definiti dal Comitato tecnico e di qualità, sia dalla presenza di un sistema di controllo qualità molto restrittivo che verificherà gli standard di tutti i lotti PeraItalia®, prima della loro immissione in mercato.



    Un approccio internazionale al mercato

    L’approccio al mercato di PeraItalia® sarà globale e differenziato per area mercato. A partire dalla prossima campagna si realizzeranno i primi test commerciali di prodotto su alcuni mercati europei ed extra-UE. Il canale di riferimento privilegiato di PeraItalia® sarà la Distribuzione Moderna internazionale con la quale si sperimenteranno forme innovative di system di vendita e promo-comunicazione. L’introduzione sui mercati sarà progressiva e vedrà realizzarsi forme di partnership per creare valore su tutta la filiera distributiva della Pera dalla produzione fino alla vendita al dettaglio.

    RispondiElimina