domenica 30 dicembre 2012









Nell'articolo della rivista della cooperazione ravennate
qui sotto (n.12 dic 2012 ) qualcuno si è "inventato" che il 2012 è stato l'ennesimo anno di crisi delle pesche e nettarine, cosa assolutamente falsa, quest'anno non c'è stata la crisi conclamata, anzi lo stesso personaggio insieme a quasi tutti gli altri rappresentanti degli agricoltori a metà luglio,
ci volevano convincere che i 30-35 cent. era un prezzo soddisfacente.
Ora  hanno visto che  c'è una media 30-32 e che è 
proprio il "sistema organizzato" quello che ha le medie più basse
si inventano la crisi delle pesche, per negare l'evidenza dei propri errori e..... incapacità a dare risultati concreti???




Articolo luglio 2012
 
 

FRUTTA ESTIVA, VERNOCCHI: "FINORA RISULTATI INCORAGGIANTI"

Inserito Venerdì, 13 luglio, 2012 - 11:53
"La campagna 2012 delle fragole e delle ciliegie si è chiusa con un bilancio abbastanza soddisfacente e con un buon equilibrio tra domanda e offerta". A dichiararlo è Davide Vernocchi, (foto)  presidente del gruppo Apo Conerpo e del settore ortofrutticolo di Fedagri-Confcooperative, che commenta l'andamento, fino a questo momento, della campagna della frutta estiva.
"Per quanto concerne le albicocche, che grazie alla praticità di consumo stanno riscontrando un crescente interesse, la commercializzazione non è ancora terminata ma i risultati ottenuti fino ad oggi sono decisamente incoraggianti. Una vera boccata d’ossigeno per i produttori dopo le grandi difficoltà registrate nell’annata precedente".
"Dopo un 2011 pesantissimo, è fortunatamente partita bene anche la campagna delle pesche e nettarine", aggiunge Vernocchi. "Grazie all’ottimo standard qualitativo dei frutti ed alle alte temperature che hanno caratterizzato le ultime settimane, i consumi si mantengono su livelli soddisfacenti. I consumatori stanno premiando i produttori che hanno seguito adeguate pratiche colturali per ciò che concerne il diradamento e l’irrigazione. Nelle drupacee, infatti, la qualità costituisce l’elemento discriminante per il successo delle imprese produttrici in quanto non bisogna dimenticare che la frutticoltura è una “fabbrica a cielo aperto” con tutti i rischi che questo comporta".
"Un altro elemento positivo di questa campagna è legato alla normale scalarità di maturazione della produzione del Sud e del Nord Italia che ha consentito di evitare i problemi dell’annata precedente caratterizzata da una sovrapposizione della maturazione e quindi da una eccessiva pressione commerciale nello stesso periodo. Al fine di consentire il raggiungimento dei migliori risultati sarebbe poi indispensabile che tutti gli operatori del settore rispettassero le norme di commercializzazione vigenti evitando di immettere sul mercato prodotto che non rispetta i requisiti minimi di qualità. Tutto ciò in attesa che l’Interprofessione ottenga la funzionalità necessaria per tutelare adeguatamente il settore".
 
Articolo Dicembre 2012
 
 
e noi diciamo:
 

Per quanto riguarda il resto dell'articolo non vediamo ancora risultati concreti di cooperazione unita soprattutto per quanto la commercializzazione e per il resto Caro Pres. Gardini, i processi di aggregazione e concentrazione NON li deve fare la politica,
ma voi Rappresentanti degli agricoltori che avete il mandato di dare risultati concreti e apportare i necessari cambiamenti alla cooperazione, ma tutto questo non succede da anni ma
.....guai toccare poltrone e poltroncine!!!

sabato 8 dicembre 2012

Liquidazioni Frutta 2012


 Caro Agricoltore

   

Io credo ci siano tanti buoni motivi per iniziare a fare questo,visto le magre liquidazioni che si prenderanno dentro il "sistema organizzato" per la frutta estiva 2012 soprattutto di pesche e nettarine. 

Le prospettive parlano di medie di 30 cent. O.P e COOP.VE, commercianti privati medie di 35 cent., ricordiamoci che commercianti non hanno doveri specifici verso i produttori come hanno le coop.ve ed O.P verso gli associati. 

Mentre chi ha venduto a piccoli commercianti-produttori ha preso anche  50 cent.

Dove è il problema del sistema organizzato, scarsa "imprenditorialità" dei commerciali? ovvero si accontentano di vendere non di vendere al meglio pensando solo al bene della struttura.

Costi troppo alti delle strutture?

Strutture troppo grandi o troppo piccole.. come dice qualcuno??

mancanza di cooperazione e troppa concorrenza tra le varie strutture??

Ci sarebbe altro, pensiamo che la soluzione non sia solo una, ma se intanto gli agricoltori iniziassero a fare come nella vignetta sopra, sarebbe un buon inizio!!

E intanto sui mercati europei gli spagnoli ci stanno "schiacciando perchè più attenti alle richieste dei mercati!!

 Spagna: andamento positivo delle esportazioni di frutta e verdura fino a settembre 2012

Secondo i dati delle dogane spagnole aggiornati a settembre 2012 ed elaborati dall'associazione Fepex, nei primi tre trimestri del 2012 le esportazioni di frutta e verdura dalla Spagna sono aumentate del 10,5% in valore rispetto allo stesso periodo del 2011, per un totale di 6.733 milioni di euro, e del 7,4% in volume, raggiungendo 7,8 milioni di tonnellate.

La frutta ha registrato un incremento maggiore rispetto agli ortaggi. Le esportazioni di frutta fino a settembre 2012 sono aumentate del 12% in valore, totalizzando 4.042 milioni di euro, e del 9% in volume, per un totale di 4,8 milioni di tonnellate.

Dopo gli agrumi, i principali frutti esportati sono stati: fragole, pesche e nettarine. Le esportazioni di fragole sono aumentate del 19% in valore (513 milioni di euro), quelle di pesche del 27% (272 milioni di euro). Le esportazioni di nettarine sono state pari a 328 milioni di euro (+1%). Interessante notare la crescita di frutti considerati minori, come il lampone, le cui esportazioni hanno raggiunto un valore di 96 milioni di euro, il 22% in più.

Le esportazioni di ortaggi fino a settembre 2012 sono state pari a 2.691 milioni di euro (+8,5%), per un volume di 3 milioni di tonnellate (+5%). I pomodori e i peperoni sono stati i prodotti più esportati, per un valore rispettivamente di 668 milioni di euro (+13%) e 424 milioni di euro (+3%).

Nel solo mese di settembre 2012, le esportazioni sono aumentate del 13% in valore rispetto allo stesso mese dello scorso anno, per un totale di 362 milioni di euro, e del 7% in volume, arrivando a 458.576 tonnellate.

Andalusia, Valencia e Murcia, le principali regioni esportatrici della Spagna, hanno registrato aumenti considerevoli. Le esportazioni dell'Andalusia sono cresciute del 15%, per un totale di 2.450 milioni di euro, quelle di Valencia del 7% (1.975 milioni di euro) e quelle di Murcia del 13% (1.296 milioni di euro). Inoltre anche la Catalogna (+13%, 529 milioni di euro) e l'Estremadura (+24%, 139 milioni di euro) hanno registrato un aumento delle esportazioni.

L'Unione europea è la principale destinazione delle esportazioni spagnole di frutta e verdura, con il 92% del totale nel periodo analizzato. I principali paesi destinatari, cioè Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi, hanno fatto registrare notevoli aumenti. Le esportazioni verso la Germania sono state pari a 1.549 milioni di euro (+13%), verso la Francia di 1.320 milioni di euro (+13%) e verso i Paesi Bassi di 586 milioni di euro (+18%). Le esportazioni verso il Regno Unito sono cresciute in misura minore (+2%), per un totale di 871 milioni di euro.

Le importazioni spagnole da gennaio a settembre 2012 sono state pari a 1.036 milioni di euro (-4%) e 1,7 milioni di tonnellate (+4%). Le importazioni di ortaggi hanno totalizzato 316 milioni di euro (-17%) e 808.702 tonnellate (+2%), quelle di frutta 720 milioni di euro (+4%) e 897.329 tonnellate (+6,5%).

Secondo Fepex, gli sviluppi positivi delle esportazioni ortofrutticole sono attribuibili al buon andamento dei consumi nei principali mercati di esportazione come la Germania e la Francia, sempre più sensibili al contributo di frutta e verdura per una dieta salutare.

Dati Italia
FruitImprese: ultimi dati sul commercio estero ortofrutticolo italiano

Secondo le ultime elaborazioni di FruitImprese, con i dati di agosto 2012 si registra una leggera frenata sia delle esportazioni che delle importazioni. Il saldo sfiora i 600 milioni di euro, con un incremento del 24,1% rispetto allo stesso periodo del 2011.

Complessivamente, da gennaio ad agosto 2012 le imprese italiane hanno esportato 2 milioni e 657 mila tonnellate (-0,3%) per un valore di poco superiore a 2 miliardi e 400 milioni di euro (-0,6%).

Risultano in flessione i flussi di esportazione di ortaggi (-3,5%), di agrumi (-12,7%) e di frutta secca (-1,9%). Unico segno positivo viene dal comparto della frutta fresca, che mette a segno un incremento del 4%. In termini di valore, segno negativo per ortaggi e agrumi, mentre risultano in crescita frutta fresca (+1,8%) e frutta secca (+22%).




Per quanto riguarda le importazioni, l'Italia ha importato circa 2 milioni e 130 mila tonnellate di ortofrutticoli (-1,8%) per un valore di 1 miliardo e 815 mila euro (-6,7%).

Tra i singoli comparti, si segnala l'incremento in volume per gli agrumi (+20,9%) e per gli ortaggi (+1,8%); per tutti gli altri l'andamento risulta negativo: frutta fresca (-13,4%), frutta secca (-14,8%) e frutta tropicale (-6,2,%). Anche in valore, segno negativo per tutti i comparti ad eccezione degli agrumi (+22,7%) e della frutta secca (+0,2%).
Risultato, gli spagnoli vanno il triplo rispetto all'italia, quanto dureremo noi produttori a lavorare non per un reddito ma per mantenere il cosiddetto "sistema"???

  Agricoltore

 


venerdì 23 novembre 2012

"Mamma Coldiretti"

"vampira" dei suoi adepti!!!!!

 

 Estrapolato da "FUTURO MOLISE" 

 

Dalla Coldiretti nessun beneficio per le aziende agricole

Riceviamo e pubblichiamo articolo di Michele Ricci, agricoltore iscritto alla Coldiretti.

Mi presento: sono Michele Ricci, un agricoltore di 40 anni, da sempre iscritto  alla Coldiretti, a dire il vero  mio nonno è stato uno dei fondatori e presidente della sezione Coldiretti di Larino per 23 anni.

Credevo che fosse l’organizzazione che mi potesse aiutare nella mia attività, sia per le pratiche burocratiche sia in tutte le faccende tecniche, fiscali, legali, e soprattutto finanziarie.

Ho fatto grossi miglioramenti aziendali, costruendo nuove stalle per l’allevamento di bovini da carne, e aprendo un punto vendita, per la vendita diretta.

Il momento di crisi, è così forte che mi sta dando grosse preoccupazioni, per onorare i debiti verso i fornitori e gli istituti bancari, la Coldiretti si vantava di aver stipulato accordi con banche e aver costituito un consorzio fidi per dare  fidejussione alle aziende agricole, fatto sta che quando mi sono rivolto alla mia organizzazione, come risposta ho ricevuto dal responsabile dott. Gianfranco De Gregorio: "Vai a giocare al super Enalotto". Quindi il consorzio fidi serve solo a far prendere una percentuale alla Coldiretti senza nessun beneficio per le aziende agricole.

Non voglio dilungarmi a citare tutti i danni che sono stati fatti al settore agricolo, come la chiusura di cooperative, soldi sperperati per l’agrimercato di via 24 maggio a Campobasso, il consorzio agrario smembrato dopo pochi mesi di gestione Coldiretti,e tanti altri misfatti come quote latte e corridoio verde, che hanno ridotto l’agricoltura italiana in miseria.

Voglio portare a conoscenza  il mio caso personale, sapendo che purtroppo non sono l’unico ad aver subito una grave ingiustizia.

Ero debitore nei confronti di Coldiretti, o meglio Impresa  verde, la società di servizi di Coldiretti, per circa sei mila euro, e di circa quattro mila euro con il consorzio agrario, sempre gestito dalla stessa. Ho avuto un pignoramento di conto corrente bancario a luglio e successivamente un pignoramento di attrezzature agricole per un valore di circa 100 mila euro, a inizio novembre avendo le disponibilità ho liquidato impresa verde, con un assegno circolare regolarmente incassato e dopo due giorni mi ritrovo un altro pignoramento di conto corrente.

Questa è l’organizzazione che si vanta di essere a difesa dell’agricoltura,invece salvaguarda solo gli interessi personali e di potere che nulla hanno a che vedere con un agricoltura bisognosa di attenzioni.
 A questa ultima frase, mi collego dicendo che a mio parere i "figli di coldiretti" presenti nei C.D.A delle strutture coop.ve non possono essere considerati che COMPLICI di questo scempio  "coldirettiano", mai un' opposizione vera, mai un vero contrasto, ma sempre in silenzio, solo a pensare a mantenere la propria "poltrona"!!
Qui sotto un esempio, .......come potrà dare reddito agli agricoltori il grano usato per questa pasta???

 

Ormai dovrebbe costare il grano 58 cent. al Kg.!!!

Come "apparire" a spese degli agricoltori!!!

martedì 20 novembre 2012


 

Siamo arrivati alla fine dell'annata agraria

  e si tirano i bilanci!!

Anche nelle mele (2011), come le pesche e nettarine  2012 il nostro "sistema cooperativo romagnolo"
non risulta essere competitivo  con la concorrenza pur sempre cooperativa,

non può essere altro che questione di uomini, ......quelli a capo delle strutture!!
Vanno rinnovati e  va preparata una classe dirigente all'altezza
del loro compito !!

Caro Piraccini (Apofruit), la cooperazione è una gran bella cosa quando funziona, ma ora come ora al contrario di quanto tu sostieni "IL SISTEMA ROMAGNOLO" NON FUNZIONA , manca quell'efficienza fondamentale delle nostre srutture  per essere competitive e quindi non c'è un risultato positivo per le nostre...  "tasche" !!

 

19/11/2012
COOPERATIVA FRUTTICOLA "KURMARK-UNIFRUT" DI MAGRE': PER L'ANNATA 2011 LIQUIDATI IN MEDIA AI SOCI 39 CENT/KG
È andata meglio del previsto l'annata agraria 2011 per i quasi 500 soci della Cooperativa frutticola "Kurmark-Unifrut". Proprio in questi giorni il Consorzio di Magré, che raggruppa agricoltori anche di Salorno, Laghetti, Egna, Termeno, Cortaccia e Cortina, ha reso noto il resoconto dello scorso anno, fissando i prezzi di liquidazione delle mele. La quotazione media di 39 centesimi di euro al kg è stata minore dell'anno precedente, il 2010.
"Questi risultati – ha detto il presidente della Cooperativa di via Stazione, Georg Jageregger – sono stati ottenuti in una annata commerciale difficile che si è un po' ripresa solo verso fine stagione. Comunque io sono soddisfatto perché i nostri soci hanno prodotto frutta di prima qualità e hanno capito che la qualità paga; quindi non hanno avuto tentennamenti nel migliorare le colture frutticole rinnovando le specie, investendo in nuovi cloni e prestando maggiore attenzione nelle operazioni di raccolta. Ora il nostro nuovo obiettivo è ottenere una produzione del 90% di merce di prima qualità. Sono consapevole che sarà un maggior impegno per i nostri soci ma è assolutamente necessario se si vorrà sopravvivere alla crisi economica che ha colpito anche il settore della frutticoltura".
E veniamo ad alcuni dati, i più interessanti: il conferimento totale alla cooperativa "Kurmark-Unifrut" dal raccolto 2011 è risultato di 5.572 vagoni di mele, costituite per l'85,8% di merce per il consumo fresco, per il 3,26% di mele grandinate e il resto industria (mele cadute o danneggiate durante lo stacco).
Il prezzo medio ottenuto è stato di 39 centesimi di euro al kg, contro i 42 del 2010: una flessione quindi del 10%. La mela che ha reso di più per il produttore è stata la Pink Lady del clone Rosy Glow con i suoi 81 centesimi di euro al kg, più del doppio della media magazzino, seguita dalla Pink Lady normale con 71 centesimi.
Buone anche le quotazioni delle varietà Red Chief coltivate in montagna e della Kanzi che hanno spuntato entrambe 51 centesimi al kg.
Seguono la Red Chief collina 49 centesimi, Jazz, Fuji e Summered 46 centesimi, Stark Delicious montagna 45 centesimi, Red Chief e Gala rosse 44 centesimi.
Le altre varietà più diffuse, come Granny Smith, Morgenduft e Braeburn hanno spuntato rispettivamente 38, 36 e 30 centesimi di euro al kg.
In generale, le quotazioni medie delle mele della Cooperativa "Kurmark-Unifrut" sono in linea con gli altri consorzi della Bassa Atesina. Il rendiconto finale sarà discusso nel corso dell'annuale assemblea dei soci della cooperativa di Magré prevista per lunedì 26 novembre alle ore 17 presso la casa "Karl Anrather". Sarà un'occasione importante per parlare anche delle prospettive di un settore importante com'è quello della frutticultura in Bassa Atesina e Oltradige, anche a fronte di un mercato esigente.

Fonte: Alto Adige Gelocal


 

ROMAGNA: "PESCHE E NETTARINE SOTTOPAGATE AI PRODUTTORI"

Inserito Lunedì, 27 agosto, 2012 - 12:51 In Romagna le pesche e le nettarine che arrivano alla Grande distribuzione organizzata vengono pagate poco ai produttori. E la liquidazione è uguale al di là del prezzo di vendita. Lo si evince analizzando i dati di Oppa, l’Osservatorio dei prezzi della frutta della provincia di Forlì-Cesena. A spiegarlo è l’assessore provinciale all'Agricoltura Gianluca Bagnara.
"Lungo la filiera produttiva dell’ortofrutta - sostiene  nella presentazione del sito - esistono numerosi colli di bottiglia che impediscono un trasparente rapporto fra il produttore e il consumatore finale non solo per il prezzo, ma anche per la gestione della qualità e dell’offerta sugli scaffali. Il paradosso è che anche nel distretto più vocato alla produzione di ortofrutta, quale è appunto il territorio romagnolo, il consumatore abbia difficoltà a orientarsi nel mercato e a trovare il prodotto locale".
L’assessorato alle politiche agro-alimentari della Provincia di Forlì-Cesena rileva settimanalmente in un campione di 12 punti vendita i prezzi al consumo di un paniere di prodotti ortufrutticoli significativi e rilevanti per l’agricoltura locale e li confronta con i prezzi al produttore presentati dalla Camera di Commercio.
Gli ultimi dati disponibili, a metà agosto, indicano che pesche e nettarine, bianche o gialle che siano, vengono liquidate in media ai produttori 0,32 euro il chilogrammo. Una cifra molto bassa se la produzione è di qualità Le pesche gialle, ad esempio, sono messe in vendita sugli scaffali dei negozi a 1,74 euro se sfuse, a 1,31 euro il chilo se in cestini. Ma al produttore vanno sempre i soliti 0,32 centesimi di media.
Molto più clamoroso il caso delle pesche bianche che sono quotate di più e il consumatore in genere le cerca per il profumo più intenso e il sapore più dolce. Nei banchi del supermercato sono pagate 2,08 euro il chilo ma, al produttore, più di 0,32 euro non vanno. Stesso concetto per le nettarine gialle: 1,78 il prezzo di vendita del prodotto sfuso, 1,34 nei cestini, 0,32 euro all’agricoltore.
Questi numeri (presi per validi) portano a una riflessione, condivisa da molti operatori del settore: il mercato si assesta a un valore, che quest’anno è attorno a 0,32 euro il chilo, e poi si appiattisce su quella cifra. La Gdo, anche se vende certi articoli a prezzo maggiore, non riconosce all’agricoltore nessun valore aggiunto. Se l’agricoltore continua sommessamente su questo binario, guadagnerà sempre meno. Attualmente il mercato paga bene i grossi calibri ed è su quello che si deve puntare. Meglio produrre 200 quintali l’ettaro (con frutta di grosso calibro) a un euro di media al chilogrammo piuttosto che 450 quintali a 0,32 euro di media. E poi gli agricoltori devono scegliere consapevolmente a quali canali commerciali conferire il proprio prodotto: non sta scritto in nessun vangelo che se 30 anni fa una tipologia di struttura era adeguata, lo debba essere anche nel 2012. (fonte: Corriere di Romagna)

sabato 10 novembre 2012

 Polo o "pollo" romagnolo dell'ortofrutta???

Prendendo informazioni sul contenuto dell'articolo sottostante e avuto conferme che si parla del "niente", non resta da pensare che siano polli chi ci crede e incominciano a pensare, che .  "non inizieranno ad essere  dei "polli"  anche questi se pensano che ci crediamo???

  POLO ROMAGNOLO, SFIDA ALLA SPAGNA: "EXPORT, AGGREGAZIONE, INNOVAZIONE"

Inserito Lunedì, 5 novembre, 2012 - 11:10
Il fattore "export" come arma vincente per battere la concorrenza spagnola. L'ortofrutta romagnola lancia la sfida al Paese iberico, uno dei principali concorrenti, per conquistare nuove quote di mercato oltreconfine. Non solo in Germania, storico sbocco, ma anche in Gran Bretagna, nei Paesi dell’Est Europa, per arrivare a Cina e Stati Uniti.
Ad esserne convinto è Mauro Tonello (foto in alto), presidente di Coldiretti Emilia Romagna, intervistato da IlSole24Ore. “Siamo tra i maggiori produttori d’Europa - afferma Tonello - e vogliamo affermarci di più anche oltreconfine. L’export è l’arma su cui puntare per trovare un equilibrio tra produzione e consumi. Dobbiamo vincere la scommessa di abbattere costi di lavorazione più alti di quelli spagnoli, così come quelli relativi al packaging e ai trasporti”.
L’export sui mercati finali del distretto ortofrutticolo romagnolo ha sfiorato i 480 milioni di euro nel 2011 ed è in ulteriore crescita quest’anno. Ora si deve superare il gap della polverizzazione aziendale. Le aziende ortofrutticole romagnole hanno infatti una dimensione media di 1,9 ettari, contro i 2,8 della Spagna e i 5,2 della Francia.
“Dobbiamo puntare su una doppia strategia - dichiara sempre a Il Sole 24 Ore Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo (nella foto a fianco) - per superare la penalizzazione dovuta ai costi della manodopera, dell’energia e alle barriere fitosanitarie di Paesi come gli Usa: aggregazioni, per fare massa critica e contenere i costi, e investimenti in ricerca e innovazione, per essere competitivi a livello globale”.
Il polo romagnolo potrà sicuramente giocare la carta della credibilità sul piano dei controlli sanitari e della rete logistica. “Abbiamo vantaggi che ci rendono più adeguati a competere sui bacini oltreconfini - spiega l’economista agrario Gianluca Bagnara - e ora si tratta di recuperare quote di mercato con alcune parole chiave: organizzazione e specializzazione delle filiere produttive”.

sabato 3 novembre 2012



DEDICATA AI NOSTRI RAPPRESENTANTI E DIRETTORI COMMERCIALI!!

 

 

 LA NOSTRA RISPOSTA ALL'ENNESIMO ENTE CHE SI è CREATO (OI DELLE PERE), MA CHE GIà 

ACCENNA A SEGNALI DI FUMO ....SENZA ARROSTO!


TUTTO QUESTO NELLE PAROLE DI UN CONSIGLIERE DELL'INTERPROFESSIONE 
PERE CHE SI LAMENTA DELLA GDO.
SE è VERO CHE AVETE AGGREGATO IL 70% DELLA PRODUZIONE FATEVI FORZA CON QUESTO, MA VI DOBBIAMO INSEGNARE PROPRIO TUTTO?!?!

 

 PERE, FERRI: "LA GDO DEVE ASSEGNARE ADEGUATI PREZZI ALLA PRODUZIONE"

Inserito Lunedì, 29 ottobre, 2012 - 12:02
Quest'anno ci saranno poche pere sul mercato, anzi pochissime. Un raccolto che in alcune zone sarà quasi dimezzato rispetto al 2011 e con pezzature piuttosto piccole. Non mancano i commenti preoccupati di diversi operatori in merito alle consueguenze negative che tale fenomeno potrebbe avere sull'annata. Tra questi c'è Gabriele Ferri (nella foto), direttore generale di Naturitalia.
“I cali registrati sono preoccupanti. Rispetto al 2011 – conferma Ferri al Corriere Ortofrutticolo – stimiamo un -40% e un -15-16% rispetto alla media degli ultimi 5 anni. Il dato che complica notevolmente le cose è quello dei calibri, nettamente inferiori alla media”.
“Sull’Abate per esempio – spiega il direttore di Naturitalia – i quantitativi con calibri sotto il 65 sono poco più di un quarto (26-27%). Con i prezzi fatichiamo a creare reddito ai produttori. Vorremmo che le quotazioni aumentassero ma il mercato fatica a recepire gli input che arrivano dalla produzione. Il prodotto ad ogni modo è di alta qualità”.
Ma il leitmotive rimane quello: “La gdo deve rendersi conto della bassissima produzione e dare l’adeguato valore e prezzo alla produzione”. “Mancando prodotto in tutta Europa si spera che la richiesta sia più alta – aggiunge Ferri – anche sui calibri piccoli”.
Secondo il manager emiliano-romagnolo nonostante la scarsità di prodtto la disponibilità di pere non dovrebbe essere un problema, “almeno fino ad aprile, mentre si potranno avere delle difficoltà a maggio. Ciò che conta però sarà il prezzo, su cui serve maggiore attenzione rispetto alle annate passate. Assisteremo a una forte pressione sulla merce con calibri più piccoli. Il rischio è che non ci sia una giusta remunerazione dei produttori che invece vanno difesi. Tuttavia con una giusta informazione alle catene della grande distribuzione sono convinto si possano ottenere comunque buoni risultati".
"L’importante – conclude Ferri – è non pensare a pressare il mercato europeo ma andare alla ricerca di nuovi mercati extra Ue. In particolar modo sull’Abate si devono portare avanti iniziative che ne incentivino l’esportazione sui mercati emergenti, a partire dall’Asia. Quest’annata può essere la giusta occasione per preparare il terreno per le prossime stagioni in cui, grazie anche al contributo dell’Oi pera, si potrà davvero creare un sistema Italia in grado di esportare la nostra pera”.
Emanuele Zanini
emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

Nel numero di ottobre del Corriere Ortofrutticolo ampio servizio dedicato alle pere



giovedì 1 novembre 2012

La strategia dell'azienda Minguzzi

In frutticoltura, per mantenere un margine occorre ridurre ulteriormente i costi di produzione



Durante l’ultima edizione di Macfrut, Anna Maria Minguzzi  della Minguzzi Spa Consortile di Alfionsine (RA), ha presentato un'interessante relazione relativa ai costi di produzione in frutticoltura. FreshPlaza ne riporta le parti essenziali. 

"Presente in Romagna da oltre 50 anni, la nostra azienda abbraccia tutti i settori della filiera ortofrutticola del fresco: dalla produzione, alla lavorazione del prodotto finito, fino alla consegna diretta alla GDO. Come la maggior parte delle aziende del nostro settore, abbiamo iniziato lavorando e vendendo il prodotto ai mercati all'ingrosso che, a loro volta, rivendevano al distributore finale, fosse questo il negozio di varia tipologia e dimensione piuttosto che il mercato rionale". 

"Il prezzo di vendita cambiava secondo la pezzatura, la stadio di maturazione e i difetti di buccia o di polpa del frutto. Questo modo di lavorare permetteva a tutti gli attori della filiera, pur essendo numerosi, di guadagnare", ha affermato Anna Maria. 

"La PLV (produzione lorda vendibile) variava solo in funzione dell'eventuale mancanza di produzione o dei difetti del frutto e l'azienda agricola, che aveva una maggior certezza del prezzo di vendita, poteva programmare gli investimenti negli anni successivi, sulla base delle proprie risorse".

Dalla fine degli anni '80, però, due nuovi trend, in particolare, hanno determinato un progressivo cambiamento del settore: una accresciuta attenzione per la salute e la corretta alimentazione e, in contemporanea, l'avvento e il repentino imporsi sul mercato della Grande distribuzione organizzata (GDO).

"Questi due fattori – ha continuato Anna Maria Minguzzi - hanno portato, da una parte, a maggiori esigenze di qualità e salubrità da parte del mercato e del consumatore e, dall'altra, a una sempre più marcata forza economica e contrattuale della GDO, la parte che, di fatto, oggi definisce il prezzo finale del prodotto". 

"Il prezzo, infatti, viene determinato tenendo conto delle esigenze e programmazioni della GDO, piuttosto che dei costi dell'intera filiera, tanto che - soprattutto per alcune categorie - il prezzo destinato al produttore risulta spesso decisamente inferiore al puro costo di produzione". Per Anna Maria Minguzzi, quindi, il problema del prezzo non può dunque imputarsi esclusivamente alla lunghezza della filiera, essendo essa, al contrario, più corta rispetto agli anni precedenti.


L'esigenza di un prodotto sempre più sicuro e rispondente alle richieste del consumatore ha portato alla definizione - da parte della stessa GDO e degli organismi che controllano e organizzano la parte produttiva - di disciplinari di produzione ben definiti, indicanti le metodologie di coltivazione del frutteto, le caratteristiche organolettiche e i residui minimi che devono essere rispettati nel prodotto, con la prospettiva di trovare uno sbocco economicamente più soddisfacente a fronte di costi di produzione maggiori, seppur attenuati dai contributi europei.

"Negli anni - ha proseguito Anna Maria - i disciplinari definiti dalla GDO sono diventati la condizione sine qua non per essere inseriti nella lista dei suoi possibili fornitori, ma senza certezza e tanto meno senza avere il surplus economico promesso inizialmente. Contemporaneamente, i contributi comunitari a supporto del settore si sono fatti sempre più esigui ed erogati con eccessivo ritardo".

"La mia azienda ha seguito la linea tracciata dalla GDO, dalla Comunità europea e dalla Regione Emilia-Romagna e riesce ad offrire il prodotto con i requisiti richiesti dalla GDO a un prezzo superiore, seppur di poco, al costo di produzione. Ma prezzi livellati o addirittura inferiori ai costi di produzione - ha avvertito Anna Maria - causano ingenti perdite nella gestione annuale delle aziende agricole e obbligano i produttori a utilizzare linee di credito sempre più onerose, per realizzare rinnovi e investimenti".

"A fronte di questa situazione, ormai assestata su prezzi troppo bassi, la Minguzzi ha deciso di investire sulla realizzazione di impianti frutticoli che consentano una maggiore omogeneità produttiva e l'uso di metodologie di coltivazione mirate a un abbassamento dei costi di produzione", ha puntualizzato Anna Maria.

Questo programma ha portato l'azienda Minguzzi innanzitutto ad adottare impianti a sviluppo verticale: il Fusetto al posto del Vasetto per quanto riguarda le drupacee, lo Spindel invece della Palmetta classica e la Palmetta in volume per le pomacee. 

Inoltre, è stato preferito l'utilizzo di macchine e attrezzature che consentano un più razionale impiego della manodopera, quali: 
  • carri da raccolta al posto delle scale
  • atomizzatori concentrati fino a 10 volte al posto dei normali atomizzatori, con un risparmio di circa il 30% sul costo della lotta: da 6 a 4 centesimi nelle drupacee e da 12 a 15 centesimi nelle pomacee 
  • trenini per la raccolta (nella foto sotto), al posto dei normali carretti, con un risparmio dei costi di raccolta del 25% per la pera Abate, da 200 a 250 kg/h, con un risparmio medio di raccolta pari a 5 centesimi al chilo
  • macchine per la raccolta meccanizzata dei prodotti indirizzati all'industria: fino al 50% dei costi nella raccolta dell’uva da vino 
  • Darwin per il diradamento meccanico.
"La macchina Darwin, usata quest'anno nella maggior parte dei nostri appezzamenti di pesche e nettarine, ha consentito un risparmio medio del 20% del costo totale e l'ottenimento di un prodotto di pezzatura maggiore, in quanto l'operazione viene effettuata in tempi notevolmente anticipati, rispetto a un diradamento completamente manuale", ha avuto modo di spiegare Anna Maria, aggiungendo: "Con impianti più adatti alla meccanizzazione, il risparmio potrebbe essere ulteriormente incrementato fino al 50%, corrispondente mediamente a circa 3 centesimi al chilo".

"All'interno delle nostre aziende - ha concluso Anna Maria Minguzzi - abbiamo anche fatto alcune prove di potatura meccanica. Sono certa che nei prossimi anni dovremo perseguire questa tecnica per ottenere un risparmio, rispetto alle operazioni manuali, di oltre il 70% del costo attuale e corrispondente a circa 6-7 centesimi al chilo".

Ovvero 

 Bisogna cambiare mentalità, pensare da impresa, va bene si diminuire i costi ma bisogna pensare ad un vero marketing per la commercializzazione, l'esportazione e conquistare i mercati vecchi e nuovi e sopratutto cambiare l'OCM!!!

venerdì 26 ottobre 2012







AZIENDA "MARANI" 

Ente per la ricerca, ma la ricerca non c'è più!!!

Ecco un'altro ente/azienda dell'agricoltura che chiude per fallimento, chi siederà nel CDA??
secondo me sempre i "soliti noti"!!
Inoltre ora come ora non credo stesse facendo molto come ente di ricerca!

mercoledì 24 ottobre 2012

 Reddito per gli agricoltori o iniziativa "inutile"??


COMUNICATO STAMPA

LA PROVINCIA DI FORLI-CESENA, IL CRPV E LE VECCHIE VARIETA’ LOCALI
TRADIZIONALI DI ORTOFRUTTA

CHIAMATA PER LA DISTRIBUZIONE DI PIANTE DI VECCHIE VARIETÀ TRADIZIONALI
DEL TERRITORIO

Come già accennato nei precedenti comunicati stampa, dopo il censimento e lo studio di alcune tra
le vecchie varietà frutticole tradizionali del territorio il Centro Ricerca Produzioni Vegetali
(C.R.P.V.) di Cesena, in collaborazione con il CRA-FRF di Magliano, continua nella realizzazione
dei “Progetti comprensoriali integrati per il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione della
biodiversità a tutela del patrimonio genetico di varietà e razze autoctone”.
Nello specifico il C.R.P.V. chiama all’interesse per la distribuzione gratuita di piante
(orientativamente da un minimo di 10 ad un massimo di 20 piante)
di alcune vecchie varietà vegetali locali:
•le pesche Bella di Cesena,
•pesche S. Anna Balducci,
•le ciliegie Corniole,
•la prugna Vacaza zabeo.
Condizioni necessarie per poter usufruire gratuitamente del materiale suindicato sono:
•impegno alla loro messa a dimora delle piante;
•comunicazione dei riferimenti geografici e catastali del luogo della loro messa a dimora
•essere aziende agricole, agrituristiche, Fattorie Didattiche e vivai, anche in forma associata
•essere situate nel territorio riferibile ai comuni della precedente provincia di Forlì – Cesena.

QUESTE SI CHE SONO INIZIATIVE CHE PORTANO REDDITO AGLI AGRICOLTORI!!!!
O.....TUTTE PUTTANATE A SPESE DEGLI AGRICOLTORI???
1) QUANTO COSTA QUESTA ...INIZIATIVA?
2) CHI PAGA?
3) CHI CI GUADAGNA?
DA UN LATO LE COOP.VE CI DICONO PIANTATE E FATE Q.LI E PER QUESTO CI DANNO L'ocm, DALL'ALTRA PARTE IL crpv CHE SOPPRAVVIVE CON SOLDI DELLE COOP.VE, OPS,....MI CORREGGGO SOLDI DEGLI AGRICOLTORI TIRA FUORI QUESTE INIZIATIVE DEL....!!

domenica 14 ottobre 2012



Gli Agricoltori lavorano con le mani ed il cuore se iniziassero ad usare la testa, manderebbero a casa qualcuno a calci in ......!!!! 


BILANCIO ANNATA 2012


Voglio giocare d’anticipo e dare un primo bilancio dell’annata 2012 aspettando gli acconti e liquidazioni a venire e liquidazioni uva 2011.
Se l’annata è stata buona per il settore viticolo (chi aveva i q.li), e si può dire discreta (sembra)  per susine e mele,  considerato comunque che manca molto prodotto, per la pera sembra una questione un po’ diversa, manca prodotto quindi il prezzo è discreto e non da molte preoccupazioni, però si vende lentamente almeno a seconda di alcuni pareri.
Kiwi ci sono buone speranze di prezzi discreti, ma anche qui manca produzione.
Sottolineo che i prodotti sopracitati vanno discretamente per cause “naturali” non per merito dei nostri rappresentanti e direttori commerciali.
Il problema come già da anni viene dalle pesche e nettarine più difficili da gestire commercialmente, questo si ma qui nessuno fa niente per migliorarsi.
le liquidazioni si aggireranno con una media di 30-33 nelle  O.P  e 33-37 dai commercianti privati, poi sappiamo essere stata venduto prodotto medio buono in natura a 50-60 cent..
Ricordiamoci che i commercianti privati non hanno doveri verso chi gli vende la frutta nel senso che il prezzo lo fa chi è più scaltro!!
Quest’anno molto caldo, mancanza di prodotto il mercato tirava, molto calibro piccolo ma nel “SISTEMA ORGANIZZATO” mancano liquidazioni adeguate all’annata, addirittura qualcuno che non sapeva dove vendere il grosso calibro.
Poi sappiamo che liquidazioni di patate e cipolle essere attorno a 25 cent. da privati, più bassi nelle cooperative ed O.P.
……….Che sta succedendo???
Perché le O.P non vogliono cambiare, è ancora  conveniente investire per chi è dentro le O.P, a chi è utile l’OCM distribuita in questo modo se non alle strutture per assicurarsi il prodotto o ai vivaisti che aumentano sempre il prezzo delle piante??
Non è forse ora visto l’imminente rinnovo dell’OCM ortofrutta di cambiare “le regole del gioco” e mettere l’OCM veramente a disposizione degli agricoltori per garantire un adeguata remunerazione???
Non è più concepibile usare l’OCM per garantire il prodotto a delle strutture che non riescono e forse …….non si impegnano a fondo (aggredire i mercati e strategie tra cooperative) per remunerare i prodotti degli associati.
Gli Agricoltori invece di lamentarsi sarebbe ora si svegliassero e iniziare a votare contro a quanto gli si cerca di imporre.
La soluzione al problema per me c’è, anzi le soluzioni, nel senso che le cose da fare sono più di una, la più importante è che gli agricoltori si coalizzino, si sveglino e mandino a casa chi ha fallito, chi non ascolta gli associati, chi  non vuole cambiare ed ostacola il cambiamento.
Insomma conviene  ancora  investire usando l'OCM legandosi a strutture che non riescono a remunerare il prodotto???

Finisco con un interrogativo:

“Ma quello che è successo alla CEPAL (fallimento) non sarà il primo caso di un processo che è solo all’inizio di un effetto domino delle strutture organizzate, visto quello che si sente in giro???”


I «se» e i «ma» sono la patente dei falliti. Nella vita si diventa grandi «nonostante». 

                                                       M. Gramellini

lunedì 1 ottobre 2012

MACFRUT 2012

                           


Meditate sulla vignetta, meditate!!!


Dopo il MACFRUT facciamo un breve riassunto di ciò che è successo!


Dopo la prima giornata con il convegno Coldiretti possiamo dire che sono dei fuoriclasse, hanno pubblicizzato davanti al Ministro quello che ancora non esiste facendolo passare per un progetto già sulla cresta dell’onda.
un pastificio ancora fermo o quasi, una filiera ortofrutta dentro ai consorzi agrari che non esiste e un marchio FAI che nessuno conosce, vedremo in futuro ma mi sa ci sia molto fumo e un arrosto ….bruciato!!
Bene la relazione di Gianluca Bagnara che in sostanza dice:
1) abbiamo costi fissi molto alti dentro ai magazzini si è investito troppo
sui fabbricati e adesso ne paghiamo le conseguenze
2) Abbiamo una Spagna che è più attenta al mercato e a cosa chiede il
mercato ,mentre noi ci accontentiamo di vendere senza cercare di
migliorarsi, così la spagna cresce mentre noi caliamo
3) non abbiamo strategie commerciali e la voglia di fare e cioè
modernizzarsi, rendere "snelle" le strutture e migliorarsi sotto tanti
aspetti
4) non abbiamo bisogno dei ritiri di mercato ma bisognerebbe cambiare l'ocm
5) se pensiamo di fare i soldi con “il cestino” calibri B e C non abbiamo capito niente!
6) infine altro che chiedere alla politica, le cose da fare sono all’interno delle nostre strutture di commercializzazione

Seconda giornata: il convegno della cooperazione insieme a CIA e CONFAGRICOLTURA

Un Politi (presidente CIA) che ha detto alcune cose giuste, ma sempre dobbiamo fare, dobbiamo fare e…quando le facciamo???
Chiaro che con tutti i contrasti interni che ha la CIA è fatica …FARE!!!
Guidi di Confagricoltura buone idee e proposte, serve più “cattiveria”  per cercare di ottenere qualcosa!!
Ora dopo l’ennesime promesse, iniziamo a fare??
la cooperazione invece una gran delusione nessun progetto e solo e sempre a chiedere incentivi e  contributi, per far cosa se non si hanno progetti??
Il problema a mio parere è che la cooperazione chiede “euri”  da “dividersi” all’interno delle strutture per “nascondere” i veri problemi interni che ha, come è quasi sempre stata abituata a fare , ma ora basta, è ora di risolvere questi problemi, basta chiedere incentivi senza motivo, BISOGNA CAMBIARE, CAMBIARE CAMBIARE!!!
Ci vuole un vero cambiamento sostanziale della cooperazione, rinnovamento, snellire l’apparato, e che i dirigenti pensino alla base sociale e non solo come tenersi stretto la “poltrona”.
Ci vuole un rinnovo della classe dirigente e costruire la classe dirigente del futuro, mettendo sempre gli YES MAN le strutture non hanno futuro!!!
Infine ora che la cooperazione è in crisi col mercato cercano gli accordi di filiera, quando i “TRASVERSALI” sono anni che dicono questo, l’Assessore Rabboni ci ha provato più di una volta senza ricevere l’aiuto dal mondo organizzato, ci voleva un anno pietoso per certi versi come il 2012 per capirlo?????
Sempre più convinto che sta gente deve andarsi a casa, bisognerebbe “scioperare” verso le coop.ve finché non si taglia qualche testa!!

martedì 11 settembre 2012

TUTTE SCUSE E NEANCHE UNA PROPOSTA O SOLUZIONE!!!

Quante scuse e quante balle,  E..... UN TITOLO FUORVIANTE!!
A partire già dalla prima risposta non dice la verità perchè il 90% dei prodotti è in ritardo di maturazione, ma non è questo il problema grosso!!
Torniamo sul tema produzione di pesche e nettarine dove si continua a non voler raccontare la verità, forse perchè salterebbe fuori la scarsa efficienza commerciale delle nostre strutture???
A Luglio AMIDEI ad un collega ha dichiarato che mancava il 30% di produzione in Agrintesa e così nelle altre strutture, adesso ci vorrebbe far credere che in agosto si è recuperato quel -30% con il perdurare della siccità, gente che non ha raccolto e il fatto che rispetto ad un anno fa manca 1calibro o 1,5!!
che già sappiamo che un 1 calibro in meno vuol dire circa un 15% in meno di produzione.
Sul tema del mercato il Direttore Amidei ha usato la scusa che all'estero  non è stato caldo come in Italia, io gli chiedo solo di dirmi perchè in Italia ai mercati all'ingrosso le pesche spagnole costano di più di quelle italiane???
allora non è vero che la Spagna ci fa concorrenza abbassando i prezzi, ormai la scusa della Spagna è vecchia, addirittura qualcuno (vero Vernocchi??) un anno fa si era inventato le pere ABATE in Spagna!!!
Infine il "furbo Amidei dichiara che a parità di pezzatura quest'anno il prezzo è più alto,....CAPPERI!!!!
Ci mancherebbe solo fosse più basso, questi direttori sarebbero capaci (nella loro mediocre capacità/volontà??) di stravolgere la regola numero 1 del mercato quella della domanda e dell'offerta.
C'è solo da pensare che questi dirigenti non sono più credibili e trovano sempre e solo scuse e mai una soluzione, quindi sul mercato non possiamo essere vincenti ma solo ...perdenti!!!

domenica 9 settembre 2012

TEMPO DI VENDEMMIA!!!!!

 Riflessione; oggi si legge sul Carlino a cura dell associazine gialla che il prezzo delle uve e + che soddisfacente qualita unica bla bla bla tutto perche manca prodotto dovuto a una estate unica come siccita , i cittadini che leggono simile articolo diranno " ma quanto soldi beati loro " non sapendo che tanti agricoltori non riusciranno a raccogliere che il 50% forse, di uve con un inevitabile mancanza di reddito considerato che i costi aumentati in questo anno non si vogliono mai citare gasolio mezzi tecnici ma soprattutto IMU tassa imposta senza se e senza ma con il silenzio assenso delle associazioni di categoria ma quello che mi chiedo e vi chiedo come mai  si vedono sempre articoli quando per forze maggiori i prezzi salgono e mai ci sono proposte di strategie???
sicuramente la seconda è da pensare, cosa per la quale bisogna usare la testa organo sconosciuto ai nostri dirigenti!!!
 
Lega Daniele
questa è dell'ISTAT... il resto sono FANDONIE, BALLE, CAXXATE, ECC. ECC,

Marco Felicani

mercoledì 5 settembre 2012

L'armata gialla!!

Visto che ultimanente è stato citato o menzionato il "gran capo giallo" di cui tutti hanno paura ( e pensare che l'anno scorso al Macfrut ho avuto l'occasione di dargli la mano ...però non l'ho fatto) pubblico questo articolo dove è messo in chiaro che guadagna un pò più di un Agricoltore!!!
Ma ora che i "figli" di coldiretti tornano dalla "mamma" le cooperative non dovranno aiutare a mantenere la "macchina coldiretti???

venerdì 31 agosto 2012

Questa è la verità: non sappiamo fare azione commerciale!!



LEGGERE QUESTI 2 ARTICOLI è LA CONFERMA DELLA NOSTRA SCARSITà DI POTERE E AZIONE COMMERCIALE!!

ROMAGNA: "PESCHE E NETTARINE SOTTOPAGATE AI PRODUTTORI"

Inserito Lunedì, 27 agosto, 2012 - 13:51 In Romagna le pesche e le nettarine che arrivano alla Grande distribuzione organizzata vengono pagate poco ai produttori. E la liquidazione è uguale al di là del prezzo di vendita. Lo si evince analizzando i dati di Oppa, l’Osservatorio dei prezzi della frutta della provincia di Forlì-Cesena. A spiegarlo è l’assessore provinciale all'Agricoltura Gianluca Bagnara.
"Lungo la filiera produttiva dell’ortofrutta - sostiene  nella presentazione del sito - esistono numerosi colli di bottiglia che impediscono un trasparente rapporto fra il produttore e il consumatore finale non solo per il prezzo, ma anche per la gestione della qualità e dell’offerta sugli scaffali. Il paradosso è che anche nel distretto più vocato alla produzione di ortofrutta, quale è appunto il territorio romagnolo, il consumatore abbia difficoltà a orientarsi nel mercato e a trovare il prodotto locale".
L’assessorato alle politiche agro-alimentari della Provincia di Forlì-Cesena rileva settimanalmente in un campione di 12 punti vendita i prezzi al consumo di un paniere di prodotti ortufrutticoli significativi e rilevanti per l’agricoltura locale e li confronta con i prezzi al produttore presentati dalla Camera di Commercio.
Gli ultimi dati disponibili, a metà agosto, indicano che pesche e nettarine, bianche o gialle che siano, vengono liquidate in media ai produttori 0,32 euro il chilogrammo. Una cifra molto bassa se la produzione è di qualità Le pesche gialle, ad esempio, sono messe in vendita sugli scaffali dei negozi a 1,74 euro se sfuse, a 1,31 euro il chilo se in cestini. Ma al produttore vanno sempre i soliti 0,32 centesimi di media.
Molto più clamoroso il caso delle pesche bianche che sono quotate di più e il consumatore in genere le cerca per il profumo più intenso e il sapore più dolce. Nei banchi del supermercato sono pagate 2,08 euro il chilo ma, al produttore, più di 0,32 euro non vanno. Stesso concetto per le nettarine gialle: 1,78 il prezzo di vendita del prodotto sfuso, 1,34 nei cestini, 0,32 euro all’agricoltore.
Questi numeri (presi per validi) portano a una riflessione, condivisa da molti operatori del settore: il mercato si assesta a un valore, che quest’anno è attorno a 0,32 euro il chilo, e poi si appiattisce su quella cifra. La Gdo, anche se vende certi articoli a prezzo maggiore, non riconosce all’agricoltore nessun valore aggiunto. Se l’agricoltore continua sommessamente su questo binario, guadagnerà sempre meno. Attualmente il mercato paga bene i grossi calibri ed è su quello che si deve puntare. Meglio produrre 200 quintali l’ettaro (con frutta di grosso calibro) a un euro di media al chilogrammo piuttosto che 450 quintali a 0,32 euro di media. E poi gli agricoltori devono scegliere consapevolmente a quali canali commerciali conferire il proprio prodotto: non sta scritto in nessun vangelo che se 30 anni fa una tipologia di struttura era adeguata, lo debba essere anche nel 2012. (fonte: Corriere di Romagna)

SPAGNOLI "CAMPEONES" DELL'EXPORT... NONOSTANTE LA CRISI

Inserito Giovedì, 30 agosto, 2012 - 12:14 Investita da una pesantissima crisi economica e finanziaria la Spagna, nell’ortofrutta, sembra però seguire le orme della nazionale di calcio che, ai recenti campionati Europei, ha travolto in finale l’Italia con un perentorio 4-0: più brava a crearsi le occasioni, più forte, più competitiva, la “squadra” iberica non lascia scampo neppure quando si parla di nettarine, fragole, agrumi.
Il pallino del gioco in Europa per le pesche ce l’ha la Spagna, i mercati più importanti sono degli spagnoli, i prezzi li fanno loro”, ci ha detto masticando amaro un importante esportatore emiliano. “All’Italia restano i discount tedeschi e i mercati dell’Est con il prodotto di primo prezzo in cestini. Insomma la produzione italiana copre i consumi nazionali e l’export di minor valore. Purtroppo molti dei nostri esportatori hanno perduto quote significative sopraffatti dalla concorrenza”.
Volendo dirla tutta, di ortofrutta italiana, sui banchi dei grandi mercati, europei e non, se ne vede sempre meno. Oltre alla Spagna, anche la Turchia fa la voce grossa. E andando avanti di questo passo agli operatori dello Stivale rischiano di rimanere le briciole.

I consumi interni aumentano
Sarà interessante vedere se il trend verrà mantenuto nel prosieguo dell’anno, alla luce dell’inasprirsi della crisi. Resta il fatto che nei primi quattro mesi del 2012 i consumi di ortofrutta, in Spagna, sono in crescita, seppur lieve. Questo il quadro che emerge dai dati diffusi dal Ministero spagnolo dell'Agricoltura, secondo cui gli acquisti domestici di frutta e verdura sono aumentati del 2,6% a volume nel primo quadrimestre del 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011, per un quantitativo di 2,77 milioni di tonnellate e un valore di 3,67 miliardi di euro (-2,4%).
Per quanto riguarda gli ortaggi, i consumi sono stati pari a 946,2 milioni di chili, lo 0,5% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre la spesa è diminuita dello 0,2% a 1,56 miliardi di euro. Il pomodoro è stato l'ortaggio più consumato con 189,6 milioni di chili (-1,6%), per un valore di 279,3 milioni di euro (+0,8%). Gli acquisti di patate hanno raggiunto un volume di 354,6 milioni di chili (+2,5%) e una spesa di 197,8 milioni di euro (-24%). Per quanto concerne la frutta sono invece stati spesi 1,91 miliardi di euro (-1,2%) per un consumo di 1,48 milioni di tonnellate (+3,9%).

Export positivo, boom in Russia
Secondo i dati rilasciati dal Dipartimento delle dogane e elaborati da Fepex, l'associazione degli esportatori ortofrutticolo spagnoli, in maggio le esportazioni di frutta e verdura spagnole sono cresciute in valore del 10% rispetto allo stesso mese del 2011, portandosi a 838 milioni di euro, mentre i volumi hanno registrato un aumento del 6%, raggiungendo il totale di 908.872 tonnellate. Un andamento positivo riconducibile alle buone performance registrate nel comparto delle verdure, cresciute del 20% a valore e del 17% a volume rispetto a maggio 2011, per un totale rispettivamente di 271 milioni di euro e 351.030 tonnellate. Buono in particolare il trend del pomodoro il cui buon andamento compensa le flessioni osservate nei mesi precedenti. Da segnalare anche l'aumento delle esportazioni di cavolo, peperoni, lattuga e zucchine. Per quanto riguarda la frutta, a maggio si è registrato un aumentato dell'export pari al 6% a valore, per un totale di 567 milioni di euro, e dell'1% a volume, per un totale di 557.842 tonnellate. In particolare, i prodotti che hanno registrato le performances migliori in termini di export sono gli agrumi, l'anguria, la fragola e il melone. Nel periodo gennaio-maggio, le esportazioni sono aumentate del 5% a valore e del 4% a volume, raggiungendo i 3.776 milioni di euro e 5,1 milioni di tonnellate. L’export di ortaggi è stato pari a 2,3 milioni di tonnellate (+1%) per un valore pari a 2.190 milioni di euro (+5%) mentre quello della frutta è stato pari a 2,8 milioni di euro (+7%) per un valore di 1.857 milioni di euro (+7%).
Secondo Fepex, tale evoluzione dell'export è il risultato dell'andamento positivo della domanda in alcuni mercati importanti quali la Francia, la Germania e la Russia, dove la Spagna ha saputo mettere solide radici. Intanto l’associazione degli esportatori Fepex sta portando avanti un progetto teso a creare una piattaforma tecnologica dedicata a frutta e ortaggi. Jorge Brotons (nella foto a fianco), presidente di Fepex, si è incontrato con Manuel Lainez, direttore generale di Inia (Instituto Nacional de Investigación y Tecnología Agraria y Alimentaria) per concretizzare l’inizitiva.
L’obiettivo di Fepex è quello di accelerare il processo di innovazione degli operatori del settore e di rafforzare l'orientamento della ricerca scientifica alle necessità del settore concludendo accordi pubblico-privati di cooperazione. Il presidente di Fepex ha ribadito al direttore generale dell'Inia il forte peso del settore ortofrutticolo nell'agricoltura e nell'economia spagnola. Le specifiche caratteristiche del settore - secondo la federazione spagnola - giustificano pienamente la creazione della piattaforma.

Frutta estiva, primo bilancio ok
Ed è tutto sommato confortante il primo bilancio della frutta estiva per la Spagna. La stagione commerciale delle drupacee è iniziata bene e nel periodo delle primizie, da fine aprile a metà giugno, non si sono manifestati problemi di prezzi grazie a un’offerta particolarmente contenuta. Buona la risposta dei mercati esteri con la Russia particolarmente ricettiva per quanto concerne pesche e nettarine che vengono destinate, con significativi volumi, anche in Italia, Francia, Bielorussia, Polonia, Germania, Svizzera, ma anche, Inghilterra e Olanda. Francia e Italia, pur essendo grandi produttori di drupacee richiedono solitamente le primizie di cui dispone la Spagna, nella regione della Murcia.
Qualche problema invece per le albicocche, i cui raccolti sono risultati più abbondanti rispetto al 2011, fatto che almeno fino a dora ha compresso i prezzi verso il basso sul mercato internazionale. Passando a meloni ed angurie la campagna a inizio luglio ha registrato, nella zona di Murcia, un drastico calo dei prezzi dovuto a un eccesso di offerta. Un fenomeno causato anche dall’anticipo della produzione dovuto al grand caldo delle settimane precedenti. Ma le prospettive non sono negative: la produzione dovrebbe ridursi drasticamente, calando anche del 50%, così che si potrà riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta.
“Molta produzione programmata per la raccolta in questo periodo è stata invece tirata su già due settimane fa” - rivelava a inizio luglio il presidente della Sezione melone e anguria di Proexport, Laureano Montesinos - “dal momento che il ciclo vegetativo e il processo di maturazione sono stati accelerati dalle alte temperature registrate a metà giugno”.
Secondo Proexport, la maggior parte dei produttori è convinta di poter ottenere una remunerazione migliore sino alla fine dell’estate con cui compensare, almeno in parte il pessimo inizio di stagione. La Regione della Murcia esprime il 45% del totale nazionale delle esportazioni di melone e il 25% di quelle di anguria. Le società collegate a Proexport detengono circa il 44% del melone e il 35% dell’anguria della regione. A livello varietale ogni mercato internazionale mostra differenti preferenze. Così, il 57% del melone gialletto è diretto verso il Regno Unito, mentre il 34% del Galia va in Germania. Regno Unito e Francia si spartiscono il 56% del melone cantalupo, mentre il 77% dell’export di melone Charentaise approda in Belgio, Svizzera e Francia. La Spagna, d’altro canto, destina all’autoconsumo il 45% dell’anguria prodotta e oltre il 65% del melone della varietà Piel de Sapo.

Ciliegie e uva vedono rosa
Previsioni più che confortanti per le ciliegie spagnole dell’Aop Valle del Jerte.La qualità appare buona ed i volumi dovrebbero toccare quota 10 milioni di chili. L’associazione prevede un raccolto di 80 mila chilogrammi al giorno che potrebbe arrivare a toccare i 300 mila chili giornalieri. La vera stella delle Dop della Valle del Jerte è la Picota, per la quale sono partite le esportazioni verso il Regno Unito. Quest’anno per la prima volta verrà realizzata anche una campagna promozionale in Russia, dove esordiranno proprio le Picota Valle del Jerte. Buone prospettive anche per la campagna dell’uva da tavola.
Secondo l’organizzazione agricola Asaja la qualità del prodotto dovrebbe essere di livello eccellente e, stando alle parole del segretario generale di Asaja Murcia, Alfonso Galvez, i prezzi sul mercato internazionale dovrebbero essere alti grazie anche all’ottima immagine di cui gode l’uva da tavola murciana all’estero. Secondo il manager di Asaja, tuttavia, per dare ancora più forza al comparto è necessario creare un organismo interprofessionale per l'uva da tavola, prodotto che l’anno scorso è stato coltivato su 5.457 ettari con una produzione totale che ha raggiunto le 108.769 tonnellate. (M.A.)

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domenica 19 agosto 2012

DIRIGENTI "FOSSILIZZATI" E......... "INCAPACI"?!?!

Settimana vivace per il blog e piena di colpi di scena quindi direi di fare un riassunto della situazione delle notizie arrivate tramite commenti:
Questa Settimana con un blitz pare organizzato come i "carbonari" a casa delll'ex presidente Treossi è stato "silurato" da Direttore Gen. di Apofruit il giovane promettente Tamanti Mario, probabilmente troppo "sveglio" e capace per stare all'ombra "dell'onnipotente" Piraccini Renzo ormai padrone assoluto della struttura. i consiglieri a parte pochi YESMAN...., hanno imparato la notizia dai giornali.
ORA CI CHIEDIAMO (Come da commento) : "PIRACCINI HA DICHIARATO CHE TAMANTI DIVENTERà DIRETTORE DEL CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli), MA LE ALTRE STRUTTURE ASSOCIATE AL CSO SONO DISPOSTE A METTERE A LIBRO PAGA UN "SILURATO" APOFRUIT SOLO PERCHè LO DICE PIRACCINI??? ci attendiamo risposte!!!!
In AGRINTESA invece dove a ottobre ci sarà il rinnovo cariche pare venga inserito nel nuovo CDA Gianni Amidei attuale Direttore generale appena pensionato.......... che voglia seguire le stessa strada del suo collega Piraccini e diventare anche lui una specie di padrone della strttura, tanto anche qui come CDA siamo molto scadenti e....YESMAN.
Mentre questi dirigenti giocano ad una specie di risiko della "poltrona" i problemi rimangono tutti per gli agricoltori e oltre che una malagestione dei magazzini con errori grossolani, come sappiamo quest'anno hanno "svenduto" le pesche, questo per leggerezza ed incapacità non prendendo seriamente a cuore la veridicità dei dati di produzione.
Poi è successo anche, e qui l'hanno fatta grossa, la cooperazione nostrana ha perso tutti i bandi del progetto frutta nelle scuole per un totale disponibile di 30 milioni di euro, nel 2011 vinsero 5 bandi per un ammontare di 16 milioni di euro!! Anche questo pare per una leggerezza/incapacità di leggere le regole del bando pensando forse che fossero come l'anno scorso??
Dal commento arrivato si parla di un errore di Davide Vernocchi, come colui che gestisce i rapporti col ministero.
Questi sono i nostri dirigenti, cari agricoltori cosa vi vuole per iniziare a prenderli a calci nel sedere visto che quest'anno manca un 30% di frutta e i nostri direttori commerciali che giocano a fare i padroni (tutti, ormai essendo un problema in tutte le strutture) non riescono a remunerare il nostro prodotto come si deve???
E tutto questo con il consenso dei CDA che troppo spesso dimenticano o non sanno le responsabilità che hanno, quindi non rimane che reagire e mandarli a casa.
la cosa positiva è che inizio a vedere incazzatura da parte degli agricoltori, speriamo sia la volta buona!!
Ricordatevi agricoltori...... meglio "morire" combattendo, che da codardi dopo una lunga agonia a "vantaggio" dei nostri dirigenti!!!
A voi i commenti!
nella sezione news articolo di oggi apparso sul corriere di CESENA!