Visto che ultimanente è stato citato o menzionato il "gran capo giallo" di cui tutti hanno paura ( e pensare che l'anno scorso al Macfrut ho avuto l'occasione di dargli la mano ...però non l'ho fatto) pubblico questo articolo dove è messo in chiaro che guadagna un pò più di un Agricoltore!!!
Ma ora che i "figli" di coldiretti tornano dalla "mamma" le cooperative non dovranno aiutare a mantenere la "macchina coldiretti???
A proposito di classe dirigente futura come ho scritto nell'altro post e figli di Coldiretti, è possibile che il presidente Coldiretti di Bagnacavallo non ne azzecchi una?!?!
RispondiEliminaPerchè nella cooperativa dove conferisce frutta ed è socio vuole rischiare un "pericoloso" ritorno al passato???
Perchè lui non rappresenta gli agricoltori,ma se stesso!
RispondiEliminaE' scoppiato "l'amour" !!!!
RispondiEliminaOrmai non ci sono più dubbi pare che sia riscoppiato l'amore tra confcooperative e coldiretti (o parte di essa) sarebbe una bella cosa se fosse vero, mentre consiglio agli agricoltori di girare attaccati al muro o con una padella a protezione del deretano!!!
Non mi possono venire a dire ma abbiamo sbagliato in silenzio e con poche persone, o lo dicono in assemblea o non sono credibili poi non sono credibili ugualmente,......troppo facile così!!!!!
Non dipenderà tutto dalle prossime elezioni regionali in coldiretti poi a seconda di come vanno è pace o guerra???
Cosa dice Antonio Sangiorgi Direttore coldiretti Ravenna è d'accordo????
non sarà che tutte e 2 le associazioni non sanno più che fare e fanno pace solo per tirare a campare alle spalle delle aziende agricole??
ecc. ecc. tante domande ci sarebbero, per ora ho una risposta: "NON SONO CREDIBILI NESSUNO"!!!
E' vero,nessuno è più credibile!E di sicuro é tutto funzionale alla sopravvivenza della casta.Nessuna intenzione di dare risposte e trovare soluzioni ai problemi delle az.agricole.
RispondiEliminaFONTE: Il fatto alimentare
RispondiEliminaIl Parlamento europeo con José Bové alla carica della Gdo
Il Parlamento europeo nella sessione plenaria del 7 settembre ha approvato a larga maggioranza la relazione in cui l’onorevole José Bové propone una serie di misure concrete, quali il divieto di alcune pratiche contrattuali e commerciali ingiuste che sono spesso utilizzate dalla Grande Distribuzione Organizzata nei confronti dei fornitori. Secondo il noto eurodeputato-contadino francese occorre introdurre apposite regole per contrastare la posizione dominante dei supermercati, e porre fine ai ritardi nei pagamenti, per salvaguardare le produzioni europee. Il rappresentante degli agricoltori francesi (anziché teorizzare l’impennata delle vendite degli alimenti “autenticamente autoctoni” muniti di apposite etichette, come fanno alcuni suoi colleghi italiani) ha affermato a chiare lettere che «È necessario rafforzare il potere negoziale di tutti gli attori della filiera alimentare e assicurare il rispetto delle regole in materia di concorrenza”. Per garantire un giusto compenso ai produttori e prezzi più trasparenti ai consumatori».
Bisogna quindi introdurre regole di buone prassi commerciali per la filiera alimentare e vigilare sul rispetto di questi codici di comportamento. Il Parlamento chiede alla Commissione di adottare, entro la fine del 2010, un sistema di monitoraggio delle relazioni tra distributori e fornitori, e valutare gli effetti della crescita esponenziale dei c.d. marchi commerciali (private label) sulla competitività e la capacità di innovazione delle imprese (sub-)fornitrici.
La Commissione dovrà esaminare con scrupolo gli effetti dei contratti imposti dalla distribuzione ai fornitori. Si deve inoltre riflettere sull’adozione di contratti standard – eventualmente obbligatori in alcuni settori - per combattere pratiche commerciali vessatorie come gli sconti retroattivi, le modifiche unilaterali dei contratti dopo la stipula, le vendite sottocosto, i compensi da pagare per inserire sugli scaffali e mantenere in buona posizione i prodotti sugli scaffali (listing fee). Inoltre, bisogna introdurre un termine massimo di 30 giorni per il pagamento delle derrate alimentari.
Il Parlamento chiede poi di migliorare lo strumento europeo di sorveglianza dei prezzi e di includere un maggior numero di prodotti "in modo da soddisfare l'esigenza dei consumatori […] di avere una maggiore trasparenza per quanto riguarda la formazione dei prezzi dei prodotti alimentari". Vale infatti la pena di capire in quale fase della filiera i prezzi aumentano, e in quale misura.
Infine un cenno al problema dei rifiuti alimentari, che in gran parte degli Stati membri raggiunge il 30% delle derrate: l'Assemblea propone di lanciare una campagna pubblica di informazione e sensibilizzazione sul valore del cibo, che é davvero un peccato sprecare.
Dario Dongo
QUESTA è FAR POLITICA, E TUTELARE I PROPRI AGRICOLTORI NON COME IN ITALIA DOVE LA POLITICA è ASSENTE.
MA è ASSENTE ANCHE PERCHè PRIMA DI TUTTO SONO ASSENTI LE RAPPRESENTANZE DEGLI AGRICOLTORI.
COLDIRETTI IMPARA NON FARE SOLO DEMAGOGIA.
COOPERAZIONE IMPARA COSA CHIEDERE ALLA POLITICA E NON I RITIRI DI MERCATO CHE NON SERVONO A NIENTE SE NON A MANTENERE IL "SISTEMA".
UNA TIRATA D'ORECCHIE ANCHE AL PROF. PAOLO DE CASTRO CHE VORREMMO PIù COMBATTIVO IN EUROPA!
.....ITALIA ANCORA UNA VOLTA SEI LA CAUSA DEL TUO MALE!!!!!!
Se quello che sta succedendo nei partiti e ai loro tesorieri succedesse anche in alcune associazioni di categoria....?
RispondiEliminaColdiretti: un italiano su tre vive con i genitori. Oggi le tivvù hanno trasmesso questa notizia attribuendola alla nota associazione di agricoltori. Però, mi sono detto: la fonte non è la Sois, o l'Ais, o l'Ans, o l'Asc - e mi sono limitato a citare le principali sigle di associazioni di sociologi in Italia. No! La fonte è Coldiretti. Insomma, gli agricoltori italiani sono proprio i primi della c
RispondiEliminalasse e si occupano anche di tematiche sociologiche. E sono anche fortunati, soprattutto gli agricoltori di Coldiretti, anime benedette dal cielo: sono così ricchi e fortunati da sostituirsi ai sociologi. Sì, la crisi c'è, ma gli agricoltori - almeno quelli giallo verdi - hanno la pancia piena. Beati loro. Il resto dell'Italia prova invidia, per tutto questo benessere
da anni tenta il passaggio a movimento d'opinione come il WWF o Legambiente...sono scelte...ma i soci anestetizzati sono...il concetto é sostentarsi attraverso altro...poi l'agricoltura se c'é...
RispondiEliminacampagna amica é stata la chiave per arrivare. ai cittadini...si tratta sempre di avere i numeri dalla propria...qualunque cosa si dica e qualunque costo...creazione del consenso...
saranno tutti figli d agricoltori che non riescono ad uscire di casa e farsi una famiglia. ?!
Nella nostra agricoltura sta avvenendo che un’ondata neonazionalista e autarchica, da un decennio a questa parte, sta prevalendo come reazione impaurita e rabbiosa al fenomeno della globalizzazione. La cultura della tipicità, da strumento di conoscenza delle distinzioni e della storia alimentare, è stata esasperata fino al punto di trasformarla in arma di difesa economica nella competizione globale.
RispondiEliminaProprio ora che gli scambi non solo economici sono diventati nel mondo più ampi e ramificati, stiamo rinunciando alla principale prerogativa che il nostro paese ha avuto in passato, soprattutto tra il Medioevo e il Rinascimento: quella di assimilare altre culture e ricrearle in modo così originale da farle apparire come se fossero sempre appartenute al nostro Dna.
Pensiamo di difendere la nostra cultura agricola e alimentare da quelle dei paesi emergenti con le leggi e i tribunali e non invece con l’innovazione, la ricerca scientifica, la creatività, il gusto di essere imitati per ricavarne la spinta a superare noi stessi.
di Alfonso Pascale