venerdì 31 agosto 2012

Questa è la verità: non sappiamo fare azione commerciale!!



LEGGERE QUESTI 2 ARTICOLI è LA CONFERMA DELLA NOSTRA SCARSITà DI POTERE E AZIONE COMMERCIALE!!

ROMAGNA: "PESCHE E NETTARINE SOTTOPAGATE AI PRODUTTORI"

Inserito Lunedì, 27 agosto, 2012 - 13:51 In Romagna le pesche e le nettarine che arrivano alla Grande distribuzione organizzata vengono pagate poco ai produttori. E la liquidazione è uguale al di là del prezzo di vendita. Lo si evince analizzando i dati di Oppa, l’Osservatorio dei prezzi della frutta della provincia di Forlì-Cesena. A spiegarlo è l’assessore provinciale all'Agricoltura Gianluca Bagnara.
"Lungo la filiera produttiva dell’ortofrutta - sostiene  nella presentazione del sito - esistono numerosi colli di bottiglia che impediscono un trasparente rapporto fra il produttore e il consumatore finale non solo per il prezzo, ma anche per la gestione della qualità e dell’offerta sugli scaffali. Il paradosso è che anche nel distretto più vocato alla produzione di ortofrutta, quale è appunto il territorio romagnolo, il consumatore abbia difficoltà a orientarsi nel mercato e a trovare il prodotto locale".
L’assessorato alle politiche agro-alimentari della Provincia di Forlì-Cesena rileva settimanalmente in un campione di 12 punti vendita i prezzi al consumo di un paniere di prodotti ortufrutticoli significativi e rilevanti per l’agricoltura locale e li confronta con i prezzi al produttore presentati dalla Camera di Commercio.
Gli ultimi dati disponibili, a metà agosto, indicano che pesche e nettarine, bianche o gialle che siano, vengono liquidate in media ai produttori 0,32 euro il chilogrammo. Una cifra molto bassa se la produzione è di qualità Le pesche gialle, ad esempio, sono messe in vendita sugli scaffali dei negozi a 1,74 euro se sfuse, a 1,31 euro il chilo se in cestini. Ma al produttore vanno sempre i soliti 0,32 centesimi di media.
Molto più clamoroso il caso delle pesche bianche che sono quotate di più e il consumatore in genere le cerca per il profumo più intenso e il sapore più dolce. Nei banchi del supermercato sono pagate 2,08 euro il chilo ma, al produttore, più di 0,32 euro non vanno. Stesso concetto per le nettarine gialle: 1,78 il prezzo di vendita del prodotto sfuso, 1,34 nei cestini, 0,32 euro all’agricoltore.
Questi numeri (presi per validi) portano a una riflessione, condivisa da molti operatori del settore: il mercato si assesta a un valore, che quest’anno è attorno a 0,32 euro il chilo, e poi si appiattisce su quella cifra. La Gdo, anche se vende certi articoli a prezzo maggiore, non riconosce all’agricoltore nessun valore aggiunto. Se l’agricoltore continua sommessamente su questo binario, guadagnerà sempre meno. Attualmente il mercato paga bene i grossi calibri ed è su quello che si deve puntare. Meglio produrre 200 quintali l’ettaro (con frutta di grosso calibro) a un euro di media al chilogrammo piuttosto che 450 quintali a 0,32 euro di media. E poi gli agricoltori devono scegliere consapevolmente a quali canali commerciali conferire il proprio prodotto: non sta scritto in nessun vangelo che se 30 anni fa una tipologia di struttura era adeguata, lo debba essere anche nel 2012. (fonte: Corriere di Romagna)

SPAGNOLI "CAMPEONES" DELL'EXPORT... NONOSTANTE LA CRISI

Inserito Giovedì, 30 agosto, 2012 - 12:14 Investita da una pesantissima crisi economica e finanziaria la Spagna, nell’ortofrutta, sembra però seguire le orme della nazionale di calcio che, ai recenti campionati Europei, ha travolto in finale l’Italia con un perentorio 4-0: più brava a crearsi le occasioni, più forte, più competitiva, la “squadra” iberica non lascia scampo neppure quando si parla di nettarine, fragole, agrumi.
Il pallino del gioco in Europa per le pesche ce l’ha la Spagna, i mercati più importanti sono degli spagnoli, i prezzi li fanno loro”, ci ha detto masticando amaro un importante esportatore emiliano. “All’Italia restano i discount tedeschi e i mercati dell’Est con il prodotto di primo prezzo in cestini. Insomma la produzione italiana copre i consumi nazionali e l’export di minor valore. Purtroppo molti dei nostri esportatori hanno perduto quote significative sopraffatti dalla concorrenza”.
Volendo dirla tutta, di ortofrutta italiana, sui banchi dei grandi mercati, europei e non, se ne vede sempre meno. Oltre alla Spagna, anche la Turchia fa la voce grossa. E andando avanti di questo passo agli operatori dello Stivale rischiano di rimanere le briciole.

I consumi interni aumentano
Sarà interessante vedere se il trend verrà mantenuto nel prosieguo dell’anno, alla luce dell’inasprirsi della crisi. Resta il fatto che nei primi quattro mesi del 2012 i consumi di ortofrutta, in Spagna, sono in crescita, seppur lieve. Questo il quadro che emerge dai dati diffusi dal Ministero spagnolo dell'Agricoltura, secondo cui gli acquisti domestici di frutta e verdura sono aumentati del 2,6% a volume nel primo quadrimestre del 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011, per un quantitativo di 2,77 milioni di tonnellate e un valore di 3,67 miliardi di euro (-2,4%).
Per quanto riguarda gli ortaggi, i consumi sono stati pari a 946,2 milioni di chili, lo 0,5% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre la spesa è diminuita dello 0,2% a 1,56 miliardi di euro. Il pomodoro è stato l'ortaggio più consumato con 189,6 milioni di chili (-1,6%), per un valore di 279,3 milioni di euro (+0,8%). Gli acquisti di patate hanno raggiunto un volume di 354,6 milioni di chili (+2,5%) e una spesa di 197,8 milioni di euro (-24%). Per quanto concerne la frutta sono invece stati spesi 1,91 miliardi di euro (-1,2%) per un consumo di 1,48 milioni di tonnellate (+3,9%).

Export positivo, boom in Russia
Secondo i dati rilasciati dal Dipartimento delle dogane e elaborati da Fepex, l'associazione degli esportatori ortofrutticolo spagnoli, in maggio le esportazioni di frutta e verdura spagnole sono cresciute in valore del 10% rispetto allo stesso mese del 2011, portandosi a 838 milioni di euro, mentre i volumi hanno registrato un aumento del 6%, raggiungendo il totale di 908.872 tonnellate. Un andamento positivo riconducibile alle buone performance registrate nel comparto delle verdure, cresciute del 20% a valore e del 17% a volume rispetto a maggio 2011, per un totale rispettivamente di 271 milioni di euro e 351.030 tonnellate. Buono in particolare il trend del pomodoro il cui buon andamento compensa le flessioni osservate nei mesi precedenti. Da segnalare anche l'aumento delle esportazioni di cavolo, peperoni, lattuga e zucchine. Per quanto riguarda la frutta, a maggio si è registrato un aumentato dell'export pari al 6% a valore, per un totale di 567 milioni di euro, e dell'1% a volume, per un totale di 557.842 tonnellate. In particolare, i prodotti che hanno registrato le performances migliori in termini di export sono gli agrumi, l'anguria, la fragola e il melone. Nel periodo gennaio-maggio, le esportazioni sono aumentate del 5% a valore e del 4% a volume, raggiungendo i 3.776 milioni di euro e 5,1 milioni di tonnellate. L’export di ortaggi è stato pari a 2,3 milioni di tonnellate (+1%) per un valore pari a 2.190 milioni di euro (+5%) mentre quello della frutta è stato pari a 2,8 milioni di euro (+7%) per un valore di 1.857 milioni di euro (+7%).
Secondo Fepex, tale evoluzione dell'export è il risultato dell'andamento positivo della domanda in alcuni mercati importanti quali la Francia, la Germania e la Russia, dove la Spagna ha saputo mettere solide radici. Intanto l’associazione degli esportatori Fepex sta portando avanti un progetto teso a creare una piattaforma tecnologica dedicata a frutta e ortaggi. Jorge Brotons (nella foto a fianco), presidente di Fepex, si è incontrato con Manuel Lainez, direttore generale di Inia (Instituto Nacional de Investigación y Tecnología Agraria y Alimentaria) per concretizzare l’inizitiva.
L’obiettivo di Fepex è quello di accelerare il processo di innovazione degli operatori del settore e di rafforzare l'orientamento della ricerca scientifica alle necessità del settore concludendo accordi pubblico-privati di cooperazione. Il presidente di Fepex ha ribadito al direttore generale dell'Inia il forte peso del settore ortofrutticolo nell'agricoltura e nell'economia spagnola. Le specifiche caratteristiche del settore - secondo la federazione spagnola - giustificano pienamente la creazione della piattaforma.

Frutta estiva, primo bilancio ok
Ed è tutto sommato confortante il primo bilancio della frutta estiva per la Spagna. La stagione commerciale delle drupacee è iniziata bene e nel periodo delle primizie, da fine aprile a metà giugno, non si sono manifestati problemi di prezzi grazie a un’offerta particolarmente contenuta. Buona la risposta dei mercati esteri con la Russia particolarmente ricettiva per quanto concerne pesche e nettarine che vengono destinate, con significativi volumi, anche in Italia, Francia, Bielorussia, Polonia, Germania, Svizzera, ma anche, Inghilterra e Olanda. Francia e Italia, pur essendo grandi produttori di drupacee richiedono solitamente le primizie di cui dispone la Spagna, nella regione della Murcia.
Qualche problema invece per le albicocche, i cui raccolti sono risultati più abbondanti rispetto al 2011, fatto che almeno fino a dora ha compresso i prezzi verso il basso sul mercato internazionale. Passando a meloni ed angurie la campagna a inizio luglio ha registrato, nella zona di Murcia, un drastico calo dei prezzi dovuto a un eccesso di offerta. Un fenomeno causato anche dall’anticipo della produzione dovuto al grand caldo delle settimane precedenti. Ma le prospettive non sono negative: la produzione dovrebbe ridursi drasticamente, calando anche del 50%, così che si potrà riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta.
“Molta produzione programmata per la raccolta in questo periodo è stata invece tirata su già due settimane fa” - rivelava a inizio luglio il presidente della Sezione melone e anguria di Proexport, Laureano Montesinos - “dal momento che il ciclo vegetativo e il processo di maturazione sono stati accelerati dalle alte temperature registrate a metà giugno”.
Secondo Proexport, la maggior parte dei produttori è convinta di poter ottenere una remunerazione migliore sino alla fine dell’estate con cui compensare, almeno in parte il pessimo inizio di stagione. La Regione della Murcia esprime il 45% del totale nazionale delle esportazioni di melone e il 25% di quelle di anguria. Le società collegate a Proexport detengono circa il 44% del melone e il 35% dell’anguria della regione. A livello varietale ogni mercato internazionale mostra differenti preferenze. Così, il 57% del melone gialletto è diretto verso il Regno Unito, mentre il 34% del Galia va in Germania. Regno Unito e Francia si spartiscono il 56% del melone cantalupo, mentre il 77% dell’export di melone Charentaise approda in Belgio, Svizzera e Francia. La Spagna, d’altro canto, destina all’autoconsumo il 45% dell’anguria prodotta e oltre il 65% del melone della varietà Piel de Sapo.

Ciliegie e uva vedono rosa
Previsioni più che confortanti per le ciliegie spagnole dell’Aop Valle del Jerte.La qualità appare buona ed i volumi dovrebbero toccare quota 10 milioni di chili. L’associazione prevede un raccolto di 80 mila chilogrammi al giorno che potrebbe arrivare a toccare i 300 mila chili giornalieri. La vera stella delle Dop della Valle del Jerte è la Picota, per la quale sono partite le esportazioni verso il Regno Unito. Quest’anno per la prima volta verrà realizzata anche una campagna promozionale in Russia, dove esordiranno proprio le Picota Valle del Jerte. Buone prospettive anche per la campagna dell’uva da tavola.
Secondo l’organizzazione agricola Asaja la qualità del prodotto dovrebbe essere di livello eccellente e, stando alle parole del segretario generale di Asaja Murcia, Alfonso Galvez, i prezzi sul mercato internazionale dovrebbero essere alti grazie anche all’ottima immagine di cui gode l’uva da tavola murciana all’estero. Secondo il manager di Asaja, tuttavia, per dare ancora più forza al comparto è necessario creare un organismo interprofessionale per l'uva da tavola, prodotto che l’anno scorso è stato coltivato su 5.457 ettari con una produzione totale che ha raggiunto le 108.769 tonnellate. (M.A.)

Copyright CorriereOrtofrutticolo.it sul testo utilizzabile solo citando la fonte: www.corriereortofrutticolo.it

16 commenti:

  1. Certo che non sappiamo fare a vendere e in più stiamo perdendo mercati.
    Chiedete ai consiglieri Agrintesa, e se rispondono che non lo sanno mandateli a casa:
    1)è vero che in cella ci sono 70.000 di calibro D (domodossola) che non sanno cosa farne??
    2)è vero che nel 2011 65.000 q.li di calibro AA (big top?) è stato buttato perchè non si è saputo fare a vendere?
    3)è vero che nel 2011 si è buttato il 25% dell'angeleno??
    4) è vero che quest'anno si sono mandate pesche in russia, a Mosca dove i soldi girano calibro C ce l'hanno rimandate perchè cattive da mangiare e hanno detto che dall'italia non comprano più??? complimenti Agrintesa
    Se il consiglio non sa queste cose dovrebbero andarsi a casa tutti, altrimenti andrebbe cacciato il direttore a calci nei "maroni"!!
    chiedetele queste cose nelle assemblee

    Matteo E.

    RispondiElimina
  2. Se queste cose dovessero corrispondere a realtà anche solo per metà sarebbero cose gravissime pur in presenza d'un difficile 2011 etc etc

    Marco F.

    RispondiElimina
  3. La cosa che non capisco e vorrei spiegazioni se quanto scritto sopra fosse vera anche se per una op come agrintesa che fa grandi numeri "di quintali la liquidqzione e altra cosa " come si fa a pagare prodotto quando si butta ??? cosa si racconta ai soci x fargli raccogliere i calibri D cosa ci si inventa per i numeri del bilancio , La storia CEPAL ha insegnato che a buttare la frutta conferita non e bene "vedi come e finita " non e che siamo sulla stessa strada ????? opp girano tanti , troppi soldi che a noi ci sono negati ???? e ora di smettere di tapparsi naso orecchie per mantenere il posto di consigliere o delegato ma di iniziare a ragionare pere uscire in fretta da questa situzione che rischia di implodere

    RispondiElimina
  4. BISOGNA CAMBIARE L'OCM E DISTRIBUIRLA PER MERITOCRAZIA E CHI SI ATTIENE A CERTE REGOLE:
    1) MIGLIORAMENTO DELLA QUALITà USANDO I TEST MISURAZIONE GRADO BRIX E ALTRO
    2) PROMOZIONE UNICA DEL PRODOTTO E NON DIVISA DA O.P A O.P
    3) VERO RICAMBIO VARIETALE, INCENTIVANDO GLI ABBATTIMENTI DI CERTE VARIETà
    4) ALLE STRUTTURE CHE PRIMEGGIANO IN EFFICIENZA DI MAGAZZINO E LAVORATIVA
    5) CHI INVESTE ALLA RICERCA DI NUOVI MERCATI
    6) PROGETTI PER IL FUTURO, DA SVOLGERE IN TEMPI STABILITI E QUINDI DISTRIBUITA L'OCM A PROGETTO COMPIUTO.

    NO AI RITIRI DI MERCATO CHE AIUTANO SOLO A MANTENERE IL "SISTEMA"!

    RispondiElimina
  5. Come al solito Gianfranco ha dimostrato di avere le idee chiare,propone soluzioni,dà indicazioni su come trovare una strada nuova e giusta.Possibile che tante "teste pensanti"non abbiano idee come queste(io la penso come Gianfranco)! O sono idee che vanno contro gli interessi personali di qualcuno? O è comunque ora di innovare,non solo gli impianti dei soci,ma anche le teste pensanti e i dirigenti e gli amministratori delle coop.ve-O.P.? Ma innovazione vera,non come in APOFRUIT!

    RispondiElimina
  6. Se ciò che si dice su Agrintesa fosse vero (e purtroppo penso di non avere dubbi in proposito) sarebbe un fatto gravissimo. E ancora più grave il fatto che i consiglieri non ne sapranno nulla..................
    Allora bisogna veramente cominciare a documentare le cose per poi spazzare via una classe dirigente che ha fallito.....

    RispondiElimina
  7. Caro anonimo purtroppo la situazione nella quale ci troviamo e solo colpa nostra , nostra dei soci agricoltori che per troppi anni abbiamo dato fiducia ad un sitema senza mai controllare, fiducia tradita per smania di potere oserei onnipotenza "riferito a qualche direttore " ma la piu magra consolazione e sapere che tutto o quasi quello che si chiama "op " ha gli stessi problemi ovvero i consiglieri non sanno cosa succede o sanno e tacciono x comodo o peggio x incapacita eletti x comodo inutile a oggi meravigliarsi sono anni che qualcuno dice queste cose ma nessuno o per comodo o per inredulita ha mai dato ascolto percio e ora che vi svegliate

    RispondiElimina
  8. I consiglieri sono lo specchio degli agricoltori che rappresentano,come i politici italiani del popolo che rappresentano.Il cosidetto"popolino",in molti casi pronto a fare la rivoluzione al bar,in piazza,o sul confine con il vicino,ma pecore nelle assemblee,nei consigli e di fronte a direttori o presidenti.Quei pochi agricoltori,ma anche agricoltori con incarichi di rappresentanza, che vogliono difendere i veri interessi comuni,sono spesso osteggiati dai loro stessi colleghi,usati e utilizzati da pochi personaggi per difendere i propri privilegi(per non dire ruberie).Oramai abbiamo un'infinità di questi casi,ma i "veri trasversali" nè si piegano nè si spezzano a queste forti sollecitazioni.......

    RispondiElimina
  9. Purtroppo Fabiano hai descritto la situazione come e , la cosa triste e vedere bravi ragazzi con voglia di cambiamento spegnersi dietro ad un piccolo titolo di consigliere spesso neanche sapendo cosa devono o non devono fare quali penali possano esserci in caso che qualcosa vada storto ragazzi con forti potenzialita che se lasciati "liberi " possono essere di intralcio al momdo da te descritto per cui meglio farli tacere con qualche caramella ,triste vedere agricoltori che osteggiano suoi colleghi ma per una forma di egoismo sono disposti a fare i giuda, non so come dormano di sicuro quei pochi ma veri Trasversali domani guarderanno tutti negli occhi senza dovere mai abbassare lo sguardo

    RispondiElimina
  10. Mamma Coldiretti riporta a casa i suoi "figliocci"!!!
    la mia impressione è che i cosiddetti "cooperatori" non sappiamo più dove sbattere la testa, ovvero, non sanno come mandare avanti queste mega strutture, non sanno commercializzare, non sanno programmare, non sanno gestire, ecc. ecc.,........ lo spettro CEPAL si avvicina.
    Credo che ci siano molte strutture cooperative che non si chiameranno CEPAL ma siamo già a CEPA cioè manca poco poi TUFF....e non c'è più!!!
    il megamagazzino di Bagnacavallo dell'agrintesa rischia di diventare la versione agricola del "titanic" (nuovo e subito affondato).
    credo che siamo in una situazione disastrosa che qualcuno 5-6 anni fa aveva annunciato, quel qualcuno col pizzetto e "capelli bianchi", "antipatico" a tanti quando dice certe cose, aveva preannunciato che se non si cambiava sarebbe finita in un certo modo credo che ci siamo arrivati o quasi!!!
    Comunque come dicevo i cooperatori ormai allo sbando stando tornando tra le braccia di "MAMMA COLDIRETTI" (cepal 2 anni di coldiretti è fallita)e stanno facendo rientrare nel consiglio AGRINTESA i "coldirettiani" anche se a Faenza Pederzoli è rimasto fuori si temono imboscate da parte del "potere" per farlo rientrare, poi andrà a finire che si ricadono tutti in mano alla "mamma" forse tirandosi dietro anche LEGACOOP, gesmundo farà vita da "nababbo" (come ora) le aziende moriranno e i cooperatori tradito chi credeva in loro spero siano ricordati solo come infami!!
    Gli Agricoltori una parte son "venduti" gli altri avranno il rimpianto di non aver fatto niente per salvarsi o mossi troppo tardi perchè, qualche segnale c'è con le elezioni AGRINTESA.
    E I "TRASVERSALI" quelli veri come dice Fabiano potranno girare a testa alta, perchè .........almeno ci hanno provato!!!

    POESIA:
    Le mosche non riposano mai perchè la merda è veramente tanta! (Alda Merini)

    RispondiElimina
  11. E'vero,la merda è veramente tanta,e i mosconi non mancano.Ma esiste la carta moschicida e il flit.La differenza fra l'essere umano e l'animale(es. il maiale)è che l'uomo sa gestire le sue feci mentre l'animale(es.il maiale) ci convive......

    RispondiElimina
  12. A Faenza dove la base (delegati) è riuscita tener fuori dai candidati per il consiglio contro il volere del "potere" Pederzoli e Casadìo, si temono mosse a sorpresa per l'assemblea soci dove il cosiddetto "potere" potrebbe tentare di far rientrare i due esclusi.
    Si spera che i soci capiscano che ci vuole un cambiamento e che non cedano alle solite parole di rito dei "soliti noti".Ora che "mamma Coldiretti" sta riportando a casa i suoi "figli" può solo portare una preoccupazione in più questa cosa perchè è un film già visto per anni e anni e ci ha portato a questo punto, figuriamoci un ritorno al passato cosa può portare.
    e intanto non dimenticate che
    1)CEPAL non c'è più
    2)IL CAP ha una situazione disastrosa
    3) SOLAR, COPRA, AGRIFRUIT; GENERAL FRUIT, ECC. sono sparite! tutte strutture fatte con soldi degli agricoltori e "svanite nel nulla" e il capitale...che sia finito a chiudere buchi di bilancio delle strutture rimaste????
    D'ora in poi come faremo a chiudere i "buchi"???
    MEDITATE GENTE!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Direttori strapagati o con super-liquidazioni che continuano a riciclarsi.Funzionario-direttore(dipendente)della principale organizzazione professionale che,per il proprio matrimonio,pretende e ottiene,da tutte le federazioni prov.li,un consistente obolo(svariate centinaia di migliaia di euro).Possibile che nessun pres.te prov.le sappia niente? I casi sono due: incapacità di rappresentare gli agricoltori o connivenza con il sistema.La finanza dovrebbe controllare attentamente anche le associazioni di categoria! Qui in pochi fanno vita da nababbi,infischiandosene dei problemi degli agricoltori!

      Elimina
  13. CLASSE DIRIGENTE DEL FUTURO DOVE SEI??
    A sostegno della mia tesi che la cooperazione sta morendo chiedetevi, dove sono i dirigenti del futuro e vedrete il vuoto.
    Gli ultrasessantenni sarebbe ora si togliessero dal mezzo, sono come una zavorra al piede (non tutti ma quasi), poi ci sono i 45-50enni che stanno portando la cooperazione a sbattere (contro l'iceberg???) e dopo,.... chi c'è che sta crescendo.....,VUOTO,... vuoto ASSOLUTO questa la dice lunga sulla capacità dei nostri cooperatori di creare un futuro alla base sociale e alle strutture, questo la prova che hanno pensato solo per loro!!!
    La via Boncellino a Bagnacavallo 15 anni fa poteva essere chiamata gloriosamente "via della cooperazione" ora la si può chiamare "c'era una volta la cooperazione"!!
    l'alto dirigente bagnacavallese a livello provinciale l'ha capito che sta affondando tutto o fa finta di niente come Schettino (costa concordia) scapperà dalla nave al momento giusto???

    RispondiElimina
  14. Hai perfettamente ragione valutando non si vede alcuna figura che svetti al di sopra della media tutti bravi a fare quello che gli viene detto o imposto ma quando tocchera a loro, anche perche il " nero mietitore " lavora sempre pagheremo tutti ma di piu tocchera a noi agricoltori d altronde "ognuno ha cio che si merita "

    RispondiElimina
  15. E' scoppiato "l'amour" !!!!
    Ormai non ci sono più dubbi pare che sia riscoppiato l'amore tra confcooperative e coldiretti (o parte di essa) sarebbe una bella cosa se fosse vero, mentre consiglio agli agricoltori di girare attaccati al muro o con una padella a protezione del deretano!!!
    Non mi possono venire a dire ma abbiamo sbagliato in silenzio e con poche persone, o lo dicono in assemblea o non sono credibili poi non sono credibili ugualmente,......troppo facile così!!!!!
    Non dipenderà tutto dalle prossime elezioni regionali in coldiretti poi a seconda di come vanno è pace o guerra???
    Cosa dice Antonio Sangiorgi Direttore coldiretti Ravenna è d'accordo????
    non sarà che tutte e 2 le associazioni non sanno più che fare e fanno pace solo per tirare a campare alle spalle delle aziende agricole??
    ecc. ecc. tante domande ci sarebbero, per ora ho una risposta: "NON SONO CREDIBILI NESSUNO"!!!

    RispondiElimina