La strategia dell'azienda Minguzzi
In frutticoltura, per mantenere un margine occorre ridurre ulteriormente i costi di produzione
Durante l’ultima edizione di Macfrut, Anna Maria Minguzzi della Minguzzi Spa Consortile di Alfionsine (RA),
ha presentato un'interessante relazione relativa ai costi di produzione
in frutticoltura. FreshPlaza ne riporta le parti essenziali.
"Presente
in Romagna da oltre 50 anni, la nostra azienda abbraccia tutti i
settori della filiera ortofrutticola del fresco: dalla produzione, alla
lavorazione del prodotto finito, fino alla consegna diretta alla GDO.
Come la maggior parte delle aziende del nostro settore, abbiamo iniziato
lavorando e vendendo il prodotto ai mercati all'ingrosso che, a loro
volta, rivendevano al distributore finale, fosse questo il negozio di
varia tipologia e dimensione piuttosto che il mercato rionale".
"Il
prezzo di vendita cambiava secondo la pezzatura, la stadio di
maturazione e i difetti di buccia o di polpa del frutto. Questo modo di
lavorare permetteva a tutti gli attori della filiera, pur essendo
numerosi, di guadagnare", ha affermato Anna Maria.
"La
PLV (produzione lorda vendibile) variava solo in funzione
dell'eventuale mancanza di produzione o dei difetti del frutto e
l'azienda agricola, che aveva una maggior certezza del prezzo di
vendita, poteva programmare gli investimenti negli anni successivi,
sulla base delle proprie risorse".
Dalla fine
degli anni '80, però, due nuovi trend, in particolare, hanno determinato
un progressivo cambiamento del settore: una accresciuta attenzione per
la salute e la corretta alimentazione e, in contemporanea, l'avvento e
il repentino imporsi sul mercato della Grande distribuzione organizzata
(GDO).
"Questi due fattori – ha continuato Anna
Maria Minguzzi - hanno portato, da una parte, a maggiori esigenze di
qualità e salubrità da parte del mercato e del consumatore e,
dall'altra, a una sempre più marcata forza economica e contrattuale
della GDO, la parte che, di fatto, oggi definisce il prezzo finale del
prodotto".
"Il prezzo, infatti, viene
determinato tenendo conto delle esigenze e programmazioni della GDO,
piuttosto che dei costi dell'intera filiera, tanto che - soprattutto per
alcune categorie - il prezzo destinato al produttore risulta spesso
decisamente inferiore al puro costo di produzione". Per Anna Maria
Minguzzi, quindi, il problema del prezzo non può dunque imputarsi
esclusivamente alla lunghezza della filiera, essendo essa, al contrario,
più corta rispetto agli anni precedenti.
L'esigenza
di un prodotto sempre più sicuro e rispondente alle richieste del
consumatore ha portato alla definizione - da parte della stessa GDO e
degli organismi che controllano e organizzano la parte produttiva - di
disciplinari di produzione ben definiti, indicanti le metodologie di
coltivazione del frutteto, le caratteristiche organolettiche e i residui
minimi che devono essere rispettati nel prodotto, con la prospettiva di
trovare uno sbocco economicamente più soddisfacente a fronte di costi
di produzione maggiori, seppur attenuati dai contributi europei.
"Negli anni - ha proseguito Anna Maria - i disciplinari definiti dalla GDO sono diventati la condizione sine qua non per essere inseriti nella lista dei suoi possibili fornitori, ma senza certezza e tanto meno senza avere il surplus
economico promesso inizialmente. Contemporaneamente, i contributi
comunitari a supporto del settore si sono fatti sempre più esigui ed
erogati con eccessivo ritardo".
"La mia azienda
ha seguito la linea tracciata dalla GDO, dalla Comunità europea e dalla
Regione Emilia-Romagna e riesce ad offrire il prodotto con i requisiti
richiesti dalla GDO a un prezzo superiore, seppur di poco, al costo di
produzione. Ma prezzi livellati o addirittura inferiori ai costi di
produzione - ha avvertito Anna Maria - causano ingenti perdite nella
gestione annuale delle aziende agricole e obbligano i produttori a
utilizzare linee di credito sempre più onerose, per realizzare rinnovi e
investimenti".
"A
fronte di questa situazione, ormai assestata su prezzi troppo bassi, la
Minguzzi ha deciso di investire sulla realizzazione di impianti
frutticoli che consentano una maggiore omogeneità produttiva e l'uso di
metodologie di coltivazione mirate a un abbassamento dei costi di
produzione", ha puntualizzato Anna Maria.
Questo
programma ha portato l'azienda Minguzzi innanzitutto ad adottare
impianti a sviluppo verticale: il Fusetto al posto del Vasetto per
quanto riguarda le drupacee, lo Spindel invece della Palmetta classica e
la Palmetta in volume per le pomacee.
Inoltre,
è stato preferito l'utilizzo di macchine e attrezzature che consentano
un più razionale impiego della manodopera, quali:
- carri da raccolta al posto delle scale
- atomizzatori concentrati fino a 10 volte al posto dei normali atomizzatori, con un risparmio di circa il 30% sul costo della lotta: da 6 a 4 centesimi nelle drupacee e da 12 a 15 centesimi nelle pomacee
- trenini per la raccolta (nella foto sotto), al posto dei normali carretti, con un risparmio dei costi di raccolta del 25% per la pera Abate, da 200 a 250 kg/h, con un risparmio medio di raccolta pari a 5 centesimi al chilo
- macchine per la raccolta meccanizzata dei prodotti indirizzati all'industria: fino al 50% dei costi nella raccolta dell’uva da vino
- Darwin per il diradamento meccanico.
"La
macchina Darwin, usata quest'anno nella maggior parte dei nostri
appezzamenti di pesche e nettarine, ha consentito un risparmio medio del
20% del costo totale e l'ottenimento di un prodotto di pezzatura
maggiore, in quanto l'operazione viene effettuata in tempi notevolmente
anticipati, rispetto a un diradamento completamente manuale", ha avuto
modo di spiegare Anna Maria, aggiungendo: "Con impianti più adatti alla
meccanizzazione, il risparmio potrebbe essere ulteriormente incrementato
fino al 50%, corrispondente mediamente a circa 3 centesimi al chilo".
"All'interno
delle nostre aziende - ha concluso Anna Maria Minguzzi - abbiamo anche
fatto alcune prove di potatura meccanica. Sono certa che nei prossimi
anni dovremo perseguire questa tecnica per ottenere un risparmio,
rispetto alle operazioni manuali, di oltre il 70% del costo attuale e
corrispondente a circa 6-7 centesimi al chilo".
La signora Minguzzi ha scoperto l'acqua calda!!!
RispondiEliminaBisogna anche farsi pagare meglio il prodotto, solo diminuendo i costi non ce la facciamo ad aumentare a sufficienza il margine!
RispondiEliminaNo ma bello il passaggio in cui dice che hanno comprato i carri raccolta al posto delle scale!! Ma chi da noi utilizza ancora le scale!?! Mah..
RispondiEliminaInfatti, comunque vuole trovare scuse perchè non riescono ad alzare i prezzi di vendita, ma senza alzare quelli non si va da nessuna parte, ci vogliono strategie commerciali!!!
RispondiEliminaSecondo me i costi sono gia' all' osso basterebbe alzare 15 cent alla produzione senza rincarare il prodotto a casa mia si raccoglie solo un ciliegio e un albicocco con la scala
RispondiEliminaForse voleva avvertire la GDO che c'e' ancora la possibilita' di abbassare i costi di produzione.....che pirla.
RispondiEliminaPossibile che chi vende la nostra frutta privato o coop.va non guardi mai in avanti, a migliorare e CRESCERE, ma pensa solo a "passi indietro"?!?!?!
RispondiEliminaCi sono anche delle cose sensate in quello che dice ma l'errore ,come dice Montevecchi,è dire ai nostri interlocutori che abbiamo ancora dei margini per ridurre i costi! E come dice Gianfranco,non avere mai strategie per ottenere un giusto prezzo del nostro prodotto! Ma si sa,tanto i produttori continuano a fornire sempre e comunque le loro produzioni!
RispondiEliminaCon queste regole non si possono ridurre i costi, a capo lettera maiuscola. Se invece riduci sensibilmente il prezzo della madopera in accordo con le associazioni di categoria togli l imu ecc riesci ad abbassare di circa 10 cent costo kg alla produzione, ok ma quando la gdo se ne accorge te ne toglie 15 e la frittata e' fatta
RispondiEliminase nn hai il carro raccolta vendi le scale e cava tutto cosi ti risparmi 40000 euro per il carro e 200 li ricavi dalle scale fra atomizzatore e nebulizzatore ce solo risparmio di tempo e poco prodotto ma ce un consumo di ugule di carburante e sicuramente un usura maggire della trattrice risparmi quantificato in 200 max 300 euro ettaro ma se si dovesse pagare per l inquinamento acustico non riesco a quantificare trenini o carrelli penso che li abbiano tutti o quasi tutti (se vogliamo fare i fighi meglio il transpallet fuori strada con il banco per la semi lavorazione) darvin bene per pesco cosi cosi nell albicocco un disatro nel susino fatta su varie tesi 180 220 260 300 giri minuto
RispondiEliminacome sempre questi parlano di aria fritta certo piu facile diminuire i costi, a discapito di chi gia produce quasi senza margine o a rimessa che migliorare commercializzazione marketing
RispondiEliminapiu' di cos'...non si può ridurre...è ora che si riducano gli stipendi i dirigenti...si riducano le associazioni....si riducano le persone che stanno dentro a tutte le associazioni....basta un presidente un segretario e tre consiglieri con le palle.....e non gente piena di aria fritta,con la zucca vuota......come pecore che seguono il gregge.....
RispondiEliminaCome sostengo da tempo ci vorrebbero delle donne nei consigli di amministrazione, o più semplicemente nelle assemblee di coop.ve e associazioni.Queste si berrebbero meno balle dai direttori.E come ti ho detto Dante,tu manda tua moglie alle assemblee!
RispondiEliminai costi diretti e indiretti sono imposti dalle multinazionali del petrolio e dei fitofarmaci ,da contratti sindacali e dalle tasse, come fai a calare i costi visto che ormai come tecniche colturali c'è poco da migliorare??? E i 40 45 c di costi di lavorazione all'interno dei magazzini cooperativi e non ?????
RispondiEliminaInfatti io e Gianfranco e anche Daniele, da un pezzo sosteniamo che la lotta è da fare su un prezzo sufficientemente remunerativo! Ma certi direttori non ci sentono(anche certi presidenti)!
RispondiEliminaC'è STATO UN RAPPRESENTANTE DI CONFCOOPERATIVE CHE ALLE MIE PAROLE: "SONO/SIAMO STANCHI DI PRENDERE 30 CENT. QUANDO VA BUONA CHE SIAMO SOTTO I COSTI DI PRODUZIONE E NON SI VUOLE CAMBIARE NIENTE"!!!!
RispondiEliminaMI HA RISPOSTO: " CAMBIA LAVORO, VAI A FARE L'ARTIGIANO O IL MURATORE"!!!
E QUANDO GLI HO FATTO NOTARE LA PESSIMA RISPOSTA, MI HA DETTO: "COSA VUOI CHE TI DICA"?
ALLORA, SE NON SA COSA DIRE, PUò DIMETTERSI ANDARSI A CASA COLTIVARE IL TERRENO COSì CAPISCE UN Pò MEGLIO COSA VUOL DIRE NON FARE REDDITO!!!
INFINE,....FINCHè HA QUELLA TESSERA IN TASCA E NE VA FIERO, POSSIAMO ESSERE SICURI CHE NON SI CAMBIERà NIENTE, PERCHè COME DICO SEMPRE IO ...."I FIGLI DI COLDIRETTI" NON SI STACCHERANNO MAI DALLA "MAMMA"!!!!
Però quello che voglio dire è che questi non fanno niente perchè sanno più cosa fare e tirano a campare, e purtroppo per colpa degli agricoltori si sentono intoccabili!!
mi ha anche detto che non facciamo proposte, a parte che su questo blog ci sono le mie proposte per cambiare l'OCM perchè l'OCM va cambiata non ha senso piantare se non sanno vendere, sono anni che chiediamo alla cooperazione di fare certe cose ma questi non ci sentono!!