COMUNICATI STAMPA


CONSUMO DEL SUOLO, AGRINSIEME: “TUTELARE IL BENE TERRA, IN ITALIA SI È COSTRUITO TROPPO E MALE”
Nel corso di un’audizione informale presso le Commissioni Agricoltura e Ambiente della Camera il presidente di Fedagri Mercuri, in rappresentanza di Agrinsieme, ha espresso piena condivisione per le iniziative legislative all’esame del Parlamento finalizzate a ridurre il consumo del suolo.


Roma, 22 ottobre 2013 – “Oggi l’agricoltura e il cibo sono questioni strategiche che rivestono un ruolo centrale: la risorsa terra sta diventando sempre più scarsa e va quindi necessariamente tutelata, sul fronte ambientale, agricolo e idrogeologico. Condividiamo quindi pienamente le due iniziative legislative attualmente all’esame del Parlamento finalizzate a ridurre il consumo del suolo”. Lo ha dichiarato il presidente di Fedagri Giorgio Mercuri che oggi è intervenuto, in rappresentanza del coordinamento Agrinsieme, nel corso dell’audizione informale presso le Commissioni riunite Ambiente e Agricoltura sulle proposte di legge in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo”.
Nel corso del suo intervento il Presidente Mercuri ha ricordato i dati dell’ultimo censimento ISTAT del 2011 che registrano come in Italia negli ultimi dieci anni siano  state costruite 1.576.611 nuove case mentre nello stesso periodo la popolazione è aumentata di solo il 4%. “Questo è solo un esempio – ha ribadito Mercuri – per dire che negli ultimi anni si è costruito troppo e male”.
“Un terreno edificato –ha proseguito Mercuri – viene sottratto irrimediabilmente all’agricoltura. Un territorio edificato male inoltre, non solo non è utilizzabile per produrre cibo, ma può seriamente compromettere la qualità della vita di coloro che lo abitano poiché accresce l’impermeabilità del suolo e crea disordine urbanistico”.
Mercuri ha quindi ribadito la necessità che il Legislatore affermi in modo deciso che il contenimento dell’utilizzo del suolo è realizzabile attraverso un’ampia azione di  tutela delle imprese agricole, senza limitarne lo sviluppo. Ha inoltre osservato che se è opportuno contrastare l’urbanizzazione selvaggia e l’abusivismo, allo stesso tempo è auspicabile che i terreni agricoli non vengano abbandonati: si è infatti assistito a fenomeni di dissesto idrogeologico lì dove cessavano progressivamente quelle attività agricole che venivano svolte in piena armonia con il territorio”.



Roma, 21 Ottobre 2013

                                             COMUNICATO STAMPA

Agricoltura: Fima, non illudere i giovani. Audizione al Senato

L’ agricoltura può rappresentare una grande opportunità per il rilancio del nostro sistema economico, a patto che si faccia un’ operazione verità per non illudere i tanti giovani alla ricerca di lavoro”, lo ha detto Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, Federazione italiana movimenti agricoli, illustrando - insieme a Paolo Rubino e Roberto Foschi nel corso di un’ audizione di fronte alla Commissione Agricoltura del Senato, presieduta da Leana Pignedoli - la posizione della Fima sul riordino degli enti strumentali, sul ricambio generazionale  e sulla semplificazione.

“Il punto non è quello di regalare la terra demaniale. I giovani - ha aggiunto - oggi sono spaventati dai dati del reddito dell’ agricoltura italiana e molte famiglie di agricoltori ormai scoraggiano i propri figli verso questo mestiere tra i più antichi del mondo. Non sono i mezzi che difettano, ma le regole del gioco di un mercato agricolo opaco, non più libero e governato da potenti lobby che hanno squilibrato la distribuzione del reddito”.

“Il ruolo di Ismea è fondamentale per un’ agricoltura in cui vi è un grosso deficit di informazioni strategiche - ha aggiunto il coordinatore Fima - fornire dati in tempo reale, su produzione, consumi, import-export ed una serie di indicatori di costo medio, significa spuntare gli artigli alla speculazione nei mercati agricoli, che ha soffocato l’ economia del Paese approfittando della crisi generale”.

“E’ giunto, dunque, il momento di dire la verità in agricoltura - ha sottolineato De Bonis - liberando anche risorse necessarie per il mondo agricolo e l’ innovazione attraverso una riduzione degli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole. Anziché prelevare risorse dagli agricoltori basta sopprimere enti inutili come Isa, Inran e Agencontrol, ed evitare tutte quelle situazioni di conflitto d’ interesse per cui i controllati sono anche controllori.

“La ricerca del CRA è strategica per la competitività del sistema agricolo nazionale - ha evidenziato Paolo Rubino, dirigente del Tavolo Verde di Puglia e Basilicata, aderente alla Fima - ma se il paese non si dota di una sua politica agricola, attentamente programmata, che dia risposte alle relazioni tra alimentazione e salute, tra agricoltura e difesa del territorio, si rischia di non rispondere a tutte le priorità che possono favorire un ritorno alla terra dando certezze ai consumatori.

“Per quanto riguarda il credito – prosegue De Bonis - è sempre più necessario che Ismea acquisisca sul piano delle prestazioni creditizie e finanziarie un ruolo più incisivo, per favorire l’ accesso alle migliaia di aziende “non più in bonis”, attraverso una deroga alle regole di Basilea che il capo del Governo dovrebbe chiedere a Bruxelles. Questo sarebbe un segnale chiaro a favore dell’ agricoltura”.

“Nel riordino di Agea gli agricoltori vogliono un organismo pagatore rapido, efficiente e trasparente che sappia ridurre i costi e ci avvicini all’ Europa - ha evidenziato Roberto Foschi dirigente del Gruppo Trasversale Agricoltori dell’ Emilia Romagna, aderente alla Fima - diversamente, la funzione di fulcro delle attività a tutela degli interessi finanziari dell’ Unione europea si trasforma in uno svantaggio competitivo che penalizza le imprese italiane sui mercati, aggravandoli di diseconomie esterne”.

“Occorre infine liberalizzare - ha concluso Foschi - i servizi ed evitare di affidare censimenti ad associazioni e Consorzi - come è accaduto nella gestione del regime quote latte - in cui vi siano retrostanti associazioni professionali che, purtroppo, hanno svolto un ruolo di idrovore di sprechi generando un aumento sconsiderato del debito pubblico”.

Comunicato stampa

AGRICOLTURA, AGRINSIEME: AGROFARMACI VIETATI IN ITALIA E AUTORIZZATI IN ALTRI PAESI EUROPEI.
Le organizzazioni agricole e cooperative riunite in Agrinsieme scrivono una lettera al Mipaaf per denunciare casi di concorrenza commerciale sleale nei confronti dell’Italia. Si avvii al più presto un processo di armonizzazione delle autorizzazioni all’interno dell’Unione Europea.

Roma, 21 ottobre 2013 – Non c’è uniformità in Europa sulle autorizzazioni all’utilizzo di agrofarmaci per la coltivazione dei prodotti. Mentre in alcuni paesi l’utilizzo di alcune sostanze attive è consentito, in situazioni di emergenza e per alcuni periodi, in Italia le autorizzazioni vengono invece negate o rilasciate con estrema lentezza. Ne deriva una situazione di forte disparità tra i produttori italiani e i principali competitor, che risultano di fatto avvantaggiati da una situazione di concorrenza commerciale sleale.
La denuncia viene dalle organizzazioni agricole e cooperative italiane riunite sotto Agrinsieme (Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari) che hanno inviato una lettera al Ministero dell’Agricoltura per richiedere “che vengano affrontate con urgenza le questioni sull’autorizzazione degli agrofarmaci, al fine di avviare un reale processo di armonizzazione delle autorizzazioni all’interno dell’Unione Europea”.
Ecco alcuni degli esempi indicati da Agrinsieme nel dossier allegato alla missiva: il Ministero della Salute italiano non ha autorizzato l’uso straordinario della etossichina, una sostanza utilizzata per le pere in post raccolta per evitare l’imbrunimento esterno della buccia responsabile della perdita di notevoli quantitativi di prodotto. I diretti concorrenti dei produttori ortofrutticoli italiani, ovvero gli spagnoli e i portoghesi, possono invece fare uso dell’etossichina perché hanno avuto regolare autorizzazione dalle loro autorità competenti.
In Italia, inoltre, vengono regolarmente commercializzate carote provenienti dalla Francia o dalla Spagna, paesi in cui è ammesso l’uso di un principio quale il 1.3 Dicloropropene, attualmente vietato in Italia.
Su queste ed altre situazioni di disparità nell’uso degli agrofarmaci Agrinsieme chiede venga posta la massima attenzione con l’obiettivo di evitare squilibri dannosi per i produttori ortofrutticoli italiani.