In base a prime indiscrezioni raccolte da FreshPlaza,
Conserve Italia
chiude l'esercizio 2012/13 con un bilancio negativo. Il fatturato del
Gruppo cooperativo, leader europeo nel settore dell'ortofrutta
trasformata, è stato presentato ai soci durante l'Assemblea di lunedì 28
ottobre.
Tra i dati di natura finanziaria, economica e
patrimoniale ritenuti maggiormente significativi per la realtà
cooperativa e più fedelmente rappresentativi delle performance
aziendali, ai fini di un'analisi della situazione della Società
cooperativa e dell'andamento della gestione, nel
Bilancio consolidato, vanno segnalati il totale
del
valore alla produzione che, nel periodo 30 giugno 2012 - 30 giugno 2013, passa da
1,007 miliardi a 980,715 milioni di euro e, per quel che riguarda il finanziamento della produzione, gli
Oneri/Proventi finanziari che, nello stesso periodo, si aggravano, scendendo del -2,85% (da
-23,701 a -27,903 milioni) mentre il
risultato netto si riduce
dell'1,21% (da -3,258 a -11,823 milioni). Le
vendite, tuttavia, sono cresciute da 957,385 a 962,862 milioni di euro.
La capofila Conserve Italia ha chiuso l'esercizio 2012/13 con un
risultato netto
in calo dai 2,325 milioni di euro del 30 giugno 2012 ai -4,519 milioni
(-0,67%) del 30 giugno 2013. Nel Conto economico riclassificato, il
totale
del
valore della produzione nello stesso periodo passa da 703,674 a 673,852 milioni di euro mentre gli
Oneri/Proventi finanziari raggiungono un passivo di -17,944 milioni (era di -15,006 milioni al 30 giugno 2012). Va comunque rilevato un
fatturato di 664,390 milioni euro contro i 656,445 del periodo precedente.
Raggiunto da FreshPlaza per un'analisi dei dati, il presidente
Maurizio Gardini (
nella foto)
ha così dichiarato: "I risultati di bilancio riflettono il peggior
periodo di crisi degli ultimi 25 anni e risentono dell'aumento degli
oneri finanziari, del costo del denaro e dello spread. C'è un disavanzo
di gestione dovuto a una minor marginalità dei prodotti e a un aumento
dei costi non compensato da un corrispondente aumento dei ricavi".
"Va
anche ricordato che, nel novembre 2012, l'esondazione del fiume Albegna
ha sommerso lo stabilimento di Albinia, in provincia di Grosseto,
provocando 25 milioni di euro di danni, coperti solo in parte dalle
assicurazioni, oltre alle perdite per la sospensione delle attività fino
al luglio scorso. Rispetto a un calo dei consumi del 4-6%, però, va
evidenziato anche un modesto aumento delle vendite", ha aggiunto il
presidente Gardini.
"Nel corso dell'Assemblea abbiamo presentato
un piano di rilancio per far fronte alla situazione di crisi,
intervenendo a 360 gradi sull'azienda, perché è cambiato il contesto e
sul mercato è sempre più forte la concorrenza delle Private Label e dei
Paesi stranieri. Non intendiamo procedere con licenziamenti, ma anzi
difendere l'azienda, che rappresenta una realtà importante a livello
europeo e i nostri soci si sono impegnati in tal senso con noi", ha
concluso Maurizio Gardini.
Però qualcuno già da anni addietro ha sempre detto cosa c'era e cosa c'è da fare (visto che non è stato fatto) per competere meglio sul mercato e sopratutto riuscire a difendere un prezzo equo per i nostri prodotti!
Paolo Bruni: "L'Italia ortofrutticola cosi' frammentata e divisa non va alla meta"
A
conclusione di un fitto calendario fieristico internazionale che in
meno di 60 giorni porta l'ortofrutta italiana sui più importanti
palcoscenici del mercato globale, dall'Asia, all'Europa fino agli Stati
Uniti, FreshPlaza ha chiesto a
Paolo Bruni (
nella foto accanto), presidente del Cso-Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara, di affrontare l'aspetto della
comunicazione e valorizzazione del made in Italy.
"Ognuna
di queste grandi fiere presenta peculiarità e modalità di gestione
diverse, così come ogni azienda, organizzazione o istituzione ha
obiettivi e target diversi che le spingono alla partecipazione - inizia
Bruni - Tuttavia sono fermamente convinto che, soprattutto in questo
momento in cui le risorse scarseggiano e c'è bisogno di mettere in luce
con forza il peso del nostro settore nel mondo, sarebbe utile, anzi
fondamentale, unire le forze”.
Cosa non funziona
"Non
possiamo presentare l'Italia ortofrutticola così frammentata e divisa,
non ci fa gioco – prosegue Bruni - Dobbiamo unire le forze e presentare
insieme le nostre aziende e l'intera filiera produttiva e tecnologica
così come quella istituzionale. Basti pensare che nell'ultima edizione
di Fruit Logistica a Berlino le imprese italiane erano 456, al Fruit
Attraction di Madrid 41".
Dove concentrare gli sforzi
"Ci sono a mio parere tre livelli di operatività su cui concentrare gli sforzi: il livello
istituzionale, rappresentato dalle Pubbliche amministrazioni, le Camere di commercio, i Mercati all'ingrosso; l'ambito
della produzione con le imprese impegnate nel difficile compito di internazionalizzarsi e, infine,
la filiera
con le aziende che producono mezzi tecnici, packaging, tecnologie per
l'ortofrutta. E' un sistema complesso e frammentato, concorrente,
particolaristico e conflittuale. Io però penso che la necessità spinga a
compiere passi avanti importanti per la crescita di tutti."
"Potremmo unire le forze, le competenze e i campi di influenza per costituire un
Tavolo della valorizzazione
delle nostre produzioni ortofrutticole all'estero lanciando azioni
comuni - propone il presidente Cso - Basterebbe fare piccoli passi
avanti, come quello di collocarsi nello stesso padiglione, avere un
elemento grafico comune caratterizzante e unificante, presentarci
insieme come paese Italia."
"Si potrebbe anche cercare di
suddividere i compiti, affidando agli specialisti le competenze tecniche
e lavorando in una sorta di
federazione di enti e aziende che,
insieme, cercano di migliorare l'immagine dell'Italia ortofrutticola.
Unendo le forze, concentrando i finanziamenti, si spenderebbe meno e si
potrebbero organizzare eventi mirati che darebbero maggiore risalto alla
nostra presenza in fiera."
Internazionalizzazione, parola difficile ma imprescindibile
"In
questi anni, il Cso ha investito in risorse umane e materiali per
costruire un progetto di internazionalizzazione importante e unico.
Credo che da questa base di competenza si possa partire per far crescere
l'immagine italiana. Le aziende di produzione impegnate
nell'internazionalizzazione hanno già scelto la strada della sinergia.
Mi riferisco a
Cso e Fruitimprese che hanno stretto un
accordo-quadro per realizzare insieme i progetti fieristici più
importanti sostenuti anche dall'Ice, l'Istituto per il commercio estero.
Siamo in una fase economica cruciale per il nostro paese e ritengo sia
importante imparare a lavorare insieme, delegando le competenze e
costruendo le fondamenta per il futuro del nostro settore."
"Abbiamo alle porte anche l'EXPO 2015 – osserva Bruni - cerchiamo di non perdere ancora una volta l'opportunità di
presentarci uniti a un evento così importante!”.
La promozione dei consumi di ortofrutta
"Il
Cso - spiega Bruni - è titolare di due importanti progetti europei per
la promozione dei consumi di frutta e verdura, finanziati da Unione
europea per il 50%, Stato italiano per il 20% e la restante quota
stanziata dalle aziende aderenti socie di Cso. Il primo è
Mr Fruitness,
giunto al terzo triennio di attività, e realizzato in Germania,
Danimarca, Regno Unito e Polonia. Siamo quasi al termine della prima
annualità del terzo triennio e abbiamo realizzato un grande numero di
attività in questi paesi, con successo, sia nella Gdo che sui media. Il
sito di
Mr Fruitness ha toccato i 32 milioni di utenti da quando è partito. Abbiamo poi il progetto
Sapori d'Europa
indirizzato a Usa, Canada, Russia e Giappone. Questo progetto terminerà
a gennaio ed è stato una grandissima opportunità per le nostre aziende
che speriamo di poter ripresentare. Va detto che i progetti comunitari
hanno l'obiettivo di promuovere l'Europa, mentre il
made in Italy richiede una comunicazione più mirata e istituzionale."
"Sul fronte nazionale, abbiamo lanciato due anni fa il progetto
Ortofrutta d'Italia
promosso esclusivamente dalle aziende aderenti. In questo caso
l'obiettivo era una maggior visibilità e reputazione al sistema
ortofrutticolo organizzato che rappresenta una vera e propria fucina di
attività, innovazione, organizzazione, poco conosciuta al grande
pubblico. Quest'anno, il progetto Ortofrutta d'Italia farà un grande
passo avanti e arriverà ai consumatori offrendo una nuova modalità di
comunicazione che, per ora, non posso svelare."
"Abbiamo infine i progetti a sostegno di
Pesche e nettarine di Romagna e Pere Igp
realizzati grazie al piano di sviluppo rurale dell'Emilia-Romagna. Sono
progetti dedicati a specifici prodotti con l'obiettivo di incentivarne
gli acquisti.
Un vero e proprio progetto italiano a favore dei consumi che metta in sinergia tutto il sistema non c'è e questo è, in effetti, un problema", ammette il presidente Cso.
E intanto le Istituzioni…
"Cso,
Fruitimprese, le organizzazioni, siamo tutti in stretto contatto con il
ministero delle Politiche agricole (Mipaaf) e l'Ice per costruire un
percorso di valorizzazione e internazionalizzazione. L'importante è che
ci sia condivisione tra gli attori coinvolti, che ci sia la spinta delle
imprese motivate dall'esigenza pressante di competere su tutti i
mercati facendo sinergie a favore del prodotto italiano. L'unità di
intenti costituirebbe già un grande passo avanti. Al Mipaaf chiediamo di
sostenere con forza l'internazionalizzazione delle imprese e i
risultati ottenuti in questi ultimi due anni sulle barriere
fitosanitarie – kiwi in Corea del sud, mele e pere negli Usa - sono un
impegno tangibile e già un fatto concreto di lavoro comune."
"Certo – aggiunge il cavalier Bruni - l'internazionalizzazione richiede una
concertazione con tutte le altre istituzioni,
come il ministero dello Sviluppo economico o le Camere di commercio e,
in alcuni casi, il ministero degli Esteri. Ecco, come concertare le
istituzioni tra loro si rivela assai difficile, basti pensare ai
numerosi provvedimenti imbrigliati nelle
querelle Stato-Regioni o
al caso eclatante dell'Etossichina, in cui il Mipaaf si è già fatto
carico delle istanze del mondo agricolo che sono in corso di valutazione
al ministero della Salute. La conseguenza di questo stallo è l'attuale
paradosso che sui nostri scaffali arriveranno le pere spagnole e
portoghesi trattate con la stessa molecola vietata in Italia."
Ma la cooperazione o meglio,
molti cosiddetti "cooperatori" hanno preferito scaricarlo
che ascoltarlo, d'altronde si sa aggregandosi si perdono poltrone, meglio ascoltare Coldiretti che divide il mondo agricolo!!
E ....guai mettersi contro "mamma" Coldiretti!!!
Quella coldiretti del tanto fumo e niente arrosto,
quella delle "non" proposte per il mondo agricolo ,ma solo proposte per l'interesse ......della struttura???
Quella coldiretti che pensa di risolvere i problemi degli agricoltori, con i mercatini delle sagre paesane