Chi sono i
???
Interprofessione pera sotto accusa!!!
Perchè solo ora si svegliano i nostri operatori commerciali e rappresentanti di strutture commerciali, avevano bisogno di aspettare così tanto tempo prima di muoversi??
E ora chi paga 60milioni di euro di danni , solo gli agricoltori??
Gli operatori del settore italiano delle pere si mobilitano per evitare un nuovo "caso etossichina"
La stagione 2013/14 della pera italiana ha dovuto fronteggiare una
problematica finora tenuta sotto controllo: quella del fenomeno noto
come "riscaldo" delle pere, che provoca notevoli danni sul prodotto con
un'elevata incidenza sugli scarti.
"Da una stima prudenziale fatta dal Cso Centro servizi ortofrutticoli - spiega a FreshPlaza Simona Rubbi,
responsabile Progettazione e Legislazione Cso - i danni fin qui registrati
per la merce immagazzinata sono quantificabili in circa il 30% della
produzione commercializzabile, che in termini economici equivale a un
valore di oltre 60 milioni di euro. Una perdita ingente e interamente
sostenuta dai produttori, i quali non dispongono al momento di valide ed
efficaci alternative per la conservazione ottimale delle pere."
Riscaldo superficlale (Foto Diproval - Unibo).
La problematica prende le mosse dall'entrata in vigore della nuova
normativa europea in materia di agrofarmaci la quale, in fase di
revisione, ha eliminato diversi principi attivi normalmente impiegati in
ortofrutta fino a qualche anno fa. Tra questi, anche l'etossichina
(sostanza anti-riscaldo) non è più utilizzabile.
Venerdì scorso, 16 maggio 2014, Davide Vernocchi, presidente di ApoConerpo, Massimo Passanti e Vanni Girotti, vicepresidenti di Conserve Italia, gli amministratori di ApoConerpo, Roberto Cera, Raffaele Drei, Adriano Aldrovrandi, e il direttore, Gabriele Chiesa, hanno incontrato il Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, presso lo stabilimento di Conserve Italia di San Lazzaro di Savena (BO).
All'incontro ha partecipato anche Gianni Amidei,
presidente dell'OI Pera, il quale ha colto l'occasione per affrontare
ancora una volta con le istituzioni il grave problema del riscaldo
superficiale delle pere legato appunto alla mancanza di trattamenti
post-raccolta efficaci quanto l'etossichina.
Nonostante a
livello tecnico il Cso ne abbia ripetutamente chiesto il ripristino alle
competenti istituzioni, il nodo è venuto al pettine solo ora perché,
fino alla stagione 2012/13, le aziende hanno potuto utilizzare le scorte
di etossichina ancora esistenti, ai fini del loro smaltimento. Oggi,
invece, solo l'autorizzazione del competente ministero italiano della
Salute a un uso limitato e controllato della molecola (ai sensi
dell'art. 53 del Regolamento CE 1107/2009), potrebbe consentirne
l'impiego.
E questo, sottolinea Rubbi, "è quanto hanno già
chiesto alle loro rispettive autorità nazionali – e ottenuto - i
produttori di pere spagnoli e portoghesi. L'uso di etossichina ai fini
anti-riscaldo, infatti, non è proibito in questi Paesi. Ma la
conseguenza è un mercato europeo della pera in cui i competitor non dispongono dei medesimi mezzi, pur essendo tutti membri dell'Unione europea".
Il
paradosso della situazione attuale, infatti, sta nell'impossibilità di
utilizzare l'etossichina in Italia, che però importa pere da Paesi dove
l'uso di questa molecola è consentito. Va ricordato, peraltro, che la
frutta di importazione non presenta residui fuori legge anche perché,
oltre ad avere il Limite Massimo Ammesso (MRL) previsto dalla normativa,
l'etossichina è fotolabile ed è sufficiente che la merce prenda luce
per eliminarne ogni traccia.
Tra l'altro, è anche stato stimato
il valore dell'impurezza che potrebbe essere presente sulla buccia dei
frutti trattati con etossichine: si tratta di valori estremamente esigui
(0,00002025/kg di prodotto), tanto più se si considera che nella
maggior parte dei casi le pere vengono sbucciate prima di essere
consumate.
E la politica italiana che farà, ci fornirà la deroga per essere competitivi?