martedì 26 novembre 2013

 E la politica vorrebbe destinare

"il tesoretto Federconsorzi"(400 milioni  di euro)
esclusivamente alla Coldiretti 

Facendo pagare l'IMU agli agricoltori?!?!

E mentre una parte della politica pensa a 

riesumare la "federconsorzi"

Coldiretti "combina queste cose"

Sequestro 10.000 kg pasta falso pugliese

Operazione Corpo forestale dello Stato

  
Sequestro 10.000 kg pasta falso pugliese

 (ANSA) - BARI, 25 NOV - Gli uomini del Corpo forestale dello Stato hanno sequestrato 10.000 kg di pasta in un'azienda per la produzione e la commercializzazione di paste alimentari secche e fresche della provincia Bat. Sulle confezioni di pasta, oltre alla bandiera italiana, c'era la dicitura 'Pasta dell'Alta Murgia prodotta con semola di grano duro della Puglia', 'Cooperativa Coldiretti': è stato accertato che i prodotti erano realizzati con grano duro extracomunitario e comunitario e non pugliese.

Altro che "paladini" del Made in Italy!!!
con la complicità di certa politica,
la Coldiretti ha...... "svenduto"
certi settori della nostra Agricoltura per poi fare queste cose  e
e........
.... curare i loro interessi ???




 

lunedì 18 novembre 2013

Ma cosa ce ne facciamo dell'associazionismo in Agricoltura, se perdono 
la battaglia dell'IMU senza combattere??

Se la Coldiretti pensa al tesoretto della 
Federconsorzi:

Sono 500 i milioni di euro che i contribuenti dovrebbero versare alla Coldiretti
Alfonso Pascale
Il PD Sposetti, ex tesoriere dei Ds, è venuto in soccorso della Coldiretti presentando in Commissione Bilancio del Senato un emendamento al disegno di legge di Stabilità. Egli propone di riconoscere alla Federconsorzi (fallita nel 1992) i crediti spettanti ai consorzi agrari per gli ammassi svolti per conto dello Stato al fine di sottrarli alle pretese di terzi.
Il senatore ha così giustificato la sua iniziativa: “Non si tratta di resuscitare la Federconsorzi, ma ci sono delle cose che nella vita vanno chiuse”. Ma non erano già chiuse da tempo? I consorzi agrari non dovevano diventare cooperative normali?
Si tratta di 400-500 milioni di euro che i contribuenti dovrebbero versare alla Coldiretti mentre potrebbero più utilmente essere impiegati a vantaggio degli agricoltori.

Se la cooperazione pensa come portarsi a casa 
i contributi PAC per le assicurazioni:

 G




Da parte del presidente di Fedagri arriva anche un richiamo forte al mondo sindacale e di governo, ricordando che "sono la cooperazione e i suoi produttori ad avere in mano i grandi marchi dell’agroalimentare" e auspicando che "i finanziamenti importanti per il settore agroalimentare devono essere attivati direttamente dal ministero delle Politiche agricole piuttosto che dal ministero dell'Industria". Tra le risorse che potrebbero essere canalizzate in modo più opportuno, quelle finalizzate alla costituzione di fondi mutualistici e quelle relative ai Programmi di sviluppo rurale nell'ambito della futura PAC.

Quindi
Se la Coldiretti pensa al tesoretto della 
Federconsorzi e 
la cooperazione pensa come portarsi a casa 
i contributi PAC per le assicurazioni e PSR 
quindi lottano per la loro soppravvivenza 
L'AGRICOLTORE "MUORE" ORFANO 
e con l'IMU da pagare!!
 

Manovra, pronto decreto azzera-Imu. Resta imposta su beni agricoli

Fabrizio Saccomanni
La seconda rata dell’Imu sulle prime case, quella che scade il 16 dicembre, non si pagherà. Il governo ha messo a punto il decreto legge per cancellare definitivamente il balzello. Il provvedimento sarà messo all’ordine del giorno del consiglio dei ministri di questa settimana e che potrebbe tenersi già domani o mercoledì. Il provvedimento del governo dovrebbe stanziare circa 2 miliardi di euro. Una somma sufficiente ad azzerare il pagamento della rata dell’Imu su tutte le abitazioni principali escluse quelle di lusso. Resteranno fuori invece, i terreni agricoli ed i fabbricati rurali che dunque dovranno versare il balzello di dicembre.

Cancellare l’Imu anche per queste categorie, sarebbe costato al governo altri 400 milioni di euro circa. Soldi difficili da trovare a poche settimane dalla fine dell’anno. Il governo dovrebbe trasferire questi due miliardi ai Comuni in tempo per la predisposizione dei bilanci (la scadenza è il 30 novembre). Ma per i sindaci si profila una brutta notizia. I Municipi che hanno già aumentato l’aliquota dell’Imu (come per esempio Milano e Napoli che l’hanno portata al massimo) si vedranno retrocedere un gettito ad aliquota standard. Anche in questo caso la scelta del governo serve a far risparmiare alle casse pubbliche circa 500 milioni di euro.

LE COPERTURE
Per finanziare i 2 miliardi di euro necessari all’abolizione della seconda rata, il governo aumenterà gli acconti fiscali per le banche e le assicurazioni, che dovrebbero salire fino al 116%.
In cambio dello sforzo fiscale, tuttavia, nel decreto sarà inserita una norma che permetterà agli istituti di credito di contabilizzare già nei bilanci del 2013 gli effetti della rivalutazione delle quote della Banca d’Italia. A fronte della rivalutazione, le banche pagheranno un’imposta del 16%. Considerando che il valore delle quote, secondo il parere tecnico dei saggi di Bankitalia, oscilla tra 5 e 7,5 miliardi, l’incasso per lo Stato dovrebbe al massimo superare di poco il miliardo.

Nel decreto dovrebbe essere anche inserito un tetto alla partecipazione azionaria nel capitale della banca centrale. Non solo. Secondo fonti vicine al dossier gli istituti di credito sarebbero anche avvantaggiati dalla normativa sul rientro dei capitali dall’estero, quelli che dovrebbero emergere grazie alle norme a cui sta lavorando il Tesoro per favorire il ritorno in patria soprattutto dei soldi nascosti nei forzieri delle banche svizzere. Tutta l’operazione, infatti, verrà gestita tramite gli istituti di credito italiani. Al dossier sta lavorando Vieri Ceriani, ex sottosegretario di Stato nel governo Monti e adesso nello staff del ministro Fabrizio Saccomanni che il 28 novembre incontrerà una delegazione elvetica.

Nel decreto legge, infine, potrebbe essere inserito il rifinanziamento per 330 milioni di euro della Cassa integrazione in deroga relativa al 2013, oltre alle norme necessarie a coprire il mancato gettito legato alla sanatoria delle slot machine usata per abolire la prima rata dell’Imu. 


Dove sono le ASSOCIAZIONI, dove è AGRINSIEME, dove è la COLDIRETTI ???
SI è VISTO SOLO QUALCHE STERILE COMUNICATO CONTRO LA SECONDA RATA IMU E ORA CI TOCCA PAGARE O MEGLIO C'è TEMPO FINO ALL'11 DICEMBRE PER CAMBIARE LE COSE, MA I SOPRACITATI SONO CHIUSI IN UN SILENZIO "ASSORDANTE" !!!
 SI è CAPITO FIN DA SUBITO CHE NON AVREBBERO LOTTATO, CI CHIEDIAMO IN CAMBIO DI COSA??
ANCHE IL MINISTRO IN SILENZIO, PERCHè??
NON SARà CHE NOI PAGHIAMO L'IMU E ALLE ASSOCIAZIONI VA IL "TESORETTO DELLA FEDERCONSORZI"  IN CAMBIO DEL SILENZIO SULL'IMU???

lunedì 4 novembre 2013




 Tempo di bilanci
 Il bilancio di Conserve Italia è come quello degli agricoltori,
lavorano tanto ma il bilancio è in rosso
Come al solito si cercano scuse arrampicandosi un pò sugli specchi, un pò come gli agricoltori che trovano sempre una scusa per NON "muoversi"!!!
In base a prime indiscrezioni raccolte da FreshPlaza, Conserve Italia chiude l'esercizio 2012/13 con un bilancio negativo. Il fatturato del Gruppo cooperativo, leader europeo nel settore dell'ortofrutta trasformata, è stato presentato ai soci durante l'Assemblea di lunedì 28 ottobre.

Tra i dati di natura finanziaria, economica e patrimoniale ritenuti maggiormente significativi per la realtà cooperativa e più fedelmente rappresentativi delle performance aziendali, ai fini di un'analisi della situazione della Società cooperativa e dell'andamento della gestione, nel Bilancio consolidato, vanno segnalati il totale del valore alla produzione che, nel periodo 30 giugno 2012 - 30 giugno 2013, passa da 1,007 miliardi a 980,715 milioni di euro e, per quel che riguarda il finanziamento della produzione, gli Oneri/Proventi finanziari che, nello stesso periodo, si aggravano, scendendo del -2,85% (da -23,701 a -27,903 milioni) mentre il risultato netto si riduce dell'1,21% (da -3,258 a -11,823 milioni). Le vendite, tuttavia, sono cresciute da 957,385 a 962,862 milioni di euro.

La capofila Conserve Italia ha chiuso l'esercizio 2012/13 con un risultato netto in calo dai 2,325 milioni di euro del 30 giugno 2012 ai -4,519 milioni (-0,67%) del 30 giugno 2013. Nel Conto economico riclassificato, il totale del valore della produzione nello stesso periodo passa da 703,674 a 673,852 milioni di euro mentre gli Oneri/Proventi finanziari raggiungono un passivo di -17,944 milioni (era di -15,006 milioni al 30 giugno 2012). Va comunque rilevato un fatturato di 664,390 milioni euro contro i 656,445 del periodo precedente.

Raggiunto da FreshPlaza per un'analisi dei dati, il presidente Maurizio Gardini (nella foto) ha così dichiarato: "I risultati di bilancio riflettono il peggior periodo di crisi degli ultimi 25 anni e risentono dell'aumento degli oneri finanziari, del costo del denaro e dello spread. C'è un disavanzo di gestione dovuto a una minor marginalità dei prodotti e a un aumento dei costi non compensato da un corrispondente aumento dei ricavi".

"Va anche ricordato che, nel novembre 2012, l'esondazione del fiume Albegna ha sommerso lo stabilimento di Albinia, in provincia di Grosseto, provocando 25 milioni di euro di danni, coperti solo in parte dalle assicurazioni, oltre alle perdite per la sospensione delle attività fino al luglio scorso. Rispetto a un calo dei consumi del 4-6%, però, va evidenziato anche un modesto aumento delle vendite", ha aggiunto il presidente Gardini.

"Nel corso dell'Assemblea abbiamo presentato un piano di rilancio per far fronte alla situazione di crisi, intervenendo a 360 gradi sull'azienda, perché è cambiato il contesto e sul mercato è sempre più forte la concorrenza delle Private Label e dei Paesi stranieri. Non intendiamo procedere con licenziamenti, ma anzi difendere l'azienda, che rappresenta una realtà importante a livello europeo e i nostri soci si sono impegnati in tal senso con noi", ha concluso Maurizio Gardini.


Però qualcuno già da anni addietro ha sempre detto cosa c'era e cosa c'è da fare (visto che non è stato fatto) per competere meglio sul mercato e sopratutto riuscire a difendere un prezzo equo per i nostri prodotti!

Paolo Bruni: "L'Italia ortofrutticola cosi' frammentata e divisa non va alla meta"

A conclusione di un fitto calendario fieristico internazionale che in meno di 60 giorni porta l'ortofrutta italiana sui più importanti palcoscenici del mercato globale, dall'Asia, all'Europa fino agli Stati Uniti, FreshPlaza ha chiesto a Paolo Bruni (nella foto accanto), presidente del Cso-Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara, di affrontare l'aspetto della comunicazione e valorizzazione del made in Italy.

"Ognuna di queste grandi fiere presenta peculiarità e modalità di gestione diverse, così come ogni azienda, organizzazione o istituzione ha obiettivi e target diversi che le spingono alla partecipazione - inizia Bruni - Tuttavia sono fermamente convinto che, soprattutto in questo momento in cui le risorse scarseggiano e c'è bisogno di mettere in luce con forza il peso del nostro settore nel mondo, sarebbe utile, anzi fondamentale, unire le forze”.

Cosa non funziona
"Non possiamo presentare l'Italia ortofrutticola così frammentata e divisa, non ci fa gioco – prosegue Bruni - Dobbiamo unire le forze e presentare insieme le nostre aziende e l'intera filiera produttiva e tecnologica così come quella istituzionale. Basti pensare che nell'ultima edizione di Fruit Logistica a Berlino le imprese italiane erano 456, al Fruit Attraction di Madrid 41".

Dove concentrare gli sforzi
"Ci sono a mio parere tre livelli di operatività su cui concentrare gli sforzi: il livello istituzionale, rappresentato dalle Pubbliche amministrazioni, le Camere di commercio, i Mercati all'ingrosso; l'ambito della produzione con le imprese impegnate nel difficile compito di internazionalizzarsi e, infine, la filiera con le aziende che producono mezzi tecnici, packaging, tecnologie per l'ortofrutta. E' un sistema complesso e frammentato, concorrente, particolaristico e conflittuale. Io però penso che la necessità spinga a compiere passi avanti importanti per la crescita di tutti."

"Potremmo unire le forze, le competenze e i campi di influenza per costituire un Tavolo della valorizzazione delle nostre produzioni ortofrutticole all'estero lanciando azioni comuni - propone il presidente Cso - Basterebbe fare piccoli passi avanti, come quello di collocarsi nello stesso padiglione, avere un elemento grafico comune caratterizzante e unificante, presentarci insieme come paese Italia."

"Si potrebbe anche cercare di suddividere i compiti, affidando agli specialisti le competenze tecniche e lavorando in una sorta di federazione di enti e aziende che, insieme, cercano di migliorare l'immagine dell'Italia ortofrutticola. Unendo le forze, concentrando i finanziamenti, si spenderebbe meno e si potrebbero organizzare eventi mirati che darebbero maggiore risalto alla nostra presenza in fiera."

Internazionalizzazione, parola difficile ma imprescindibile
"In questi anni, il Cso ha investito in risorse umane e materiali per costruire un progetto di internazionalizzazione importante e unico. Credo che da questa base di competenza si possa partire per far crescere l'immagine italiana. Le aziende di produzione impegnate nell'internazionalizzazione hanno già scelto la strada della sinergia. Mi riferisco a Cso e Fruitimprese che hanno stretto un accordo-quadro per realizzare insieme i progetti fieristici più importanti sostenuti anche dall'Ice, l'Istituto per il commercio estero. Siamo in una fase economica cruciale per il nostro paese e ritengo sia importante imparare a lavorare insieme, delegando le competenze e costruendo le fondamenta per il futuro del nostro settore."

"Abbiamo alle porte anche l'EXPO 2015 – osserva Bruni - cerchiamo di non perdere ancora una volta l'opportunità di presentarci uniti a un evento così importante!”.

La promozione dei consumi di ortofrutta
"Il Cso - spiega Bruni - è titolare di due importanti progetti europei per la promozione dei consumi di frutta e verdura, finanziati da Unione europea per il 50%, Stato italiano per il 20% e la restante quota stanziata dalle aziende aderenti socie di Cso. Il primo è Mr Fruitness, giunto al terzo triennio di attività, e realizzato in Germania, Danimarca, Regno Unito e Polonia. Siamo quasi al termine della prima annualità del terzo triennio e abbiamo realizzato un grande numero di attività in questi paesi, con successo, sia nella Gdo che sui media. Il sito di Mr Fruitness ha toccato i 32 milioni di utenti da quando è partito. Abbiamo poi il progetto Sapori d'Europa indirizzato a Usa, Canada, Russia e Giappone. Questo progetto terminerà a gennaio ed è stato una grandissima opportunità per le nostre aziende che speriamo di poter ripresentare. Va detto che i progetti comunitari hanno l'obiettivo di promuovere l'Europa, mentre il made in Italy richiede una comunicazione più mirata e istituzionale."

"Sul fronte nazionale, abbiamo lanciato due anni fa il progetto Ortofrutta d'Italia promosso esclusivamente dalle aziende aderenti. In questo caso l'obiettivo era una maggior visibilità e reputazione al sistema ortofrutticolo organizzato che rappresenta una vera e propria fucina di attività, innovazione, organizzazione, poco conosciuta al grande pubblico. Quest'anno, il progetto Ortofrutta d'Italia farà un grande passo avanti e arriverà ai consumatori offrendo una nuova modalità di comunicazione che, per ora, non posso svelare."

"Abbiamo infine i progetti a sostegno di Pesche e nettarine di Romagna e Pere Igp realizzati grazie al piano di sviluppo rurale dell'Emilia-Romagna. Sono progetti dedicati a specifici prodotti con l'obiettivo di incentivarne gli acquisti. Un vero e proprio progetto italiano a favore dei consumi che metta in sinergia tutto il sistema non c'è e questo è, in effetti, un problema", ammette il presidente Cso.

E intanto le Istituzioni…

"Cso, Fruitimprese, le organizzazioni, siamo tutti in stretto contatto con il ministero delle Politiche agricole (Mipaaf) e l'Ice per costruire un percorso di valorizzazione e internazionalizzazione. L'importante è che ci sia condivisione tra gli attori coinvolti, che ci sia la spinta delle imprese motivate dall'esigenza pressante di competere su tutti i mercati facendo sinergie a favore del prodotto italiano. L'unità di intenti costituirebbe già un grande passo avanti. Al Mipaaf chiediamo di sostenere con forza l'internazionalizzazione delle imprese e i risultati ottenuti in questi ultimi due anni sulle barriere fitosanitarie – kiwi in Corea del sud, mele e pere negli Usa - sono un impegno tangibile e già un fatto concreto di lavoro comune."

"Certo – aggiunge il cavalier Bruni - l'internazionalizzazione richiede una concertazione con tutte le altre istituzioni, come il ministero dello Sviluppo economico o le Camere di commercio e, in alcuni casi, il ministero degli Esteri.  Ecco, come concertare le istituzioni tra loro si rivela assai difficile, basti pensare ai numerosi provvedimenti imbrigliati nelle querelle Stato-Regioni o al caso eclatante dell'Etossichina, in cui il Mipaaf si è già fatto carico delle istanze del mondo agricolo che sono in corso di valutazione al ministero della Salute. La conseguenza di questo stallo è l'attuale paradosso che sui nostri scaffali arriveranno le pere spagnole e portoghesi trattate con la stessa molecola vietata in Italia."

Ma la cooperazione o meglio, 
molti cosiddetti "cooperatori" hanno preferito scaricarlo
che ascoltarlo, d'altronde si sa aggregandosi si perdono poltrone, meglio ascoltare Coldiretti che  divide il mondo agricolo!!
E ....guai mettersi contro "mamma" Coldiretti!!!
Quella coldiretti del tanto fumo e niente arrosto,
quella delle "non" proposte per il mondo agricolo ,ma solo proposte per l'interesse ......della struttura???
Quella coldiretti che pensa di risolvere i problemi degli agricoltori, con i mercatini delle sagre paesane