Non scrivo niente leggete il comunicato
anche se si può riassumere così??
Dove è l'arrosto???
AGRICOLTURA: FIMA ;GOVERNO NON
FINGA DI AUMENTARE COMPETITIVITA' A FAVORE DEL SETTORE
(AGENPARL) - Roma, 03 feb - “Se il
collegato agricoltura alla Legge di Stabilità intende adottare misure
che aumentino la competitività e riducano la burocrazia, allora è
benvenuto, ma a condizione di partire da monte e non da valle. La
questione agricola è strategica per l’Italia e deve entrare a far parte
dell’ agenda del Governo, senza finzioni”. Lo ha dichiarato Saverio De
Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli,
in una nota diramata. “Se queste misure - prosegue la Fima - non
impattano, a monte, cioè sul reddito degli agricoltori, non hanno alcuna
utilità pratica, servono cioè a vivacchiare ma non a lenire le
sofferenze del mondo agricolo, né ad aumentare la sua competitività per
rilanciare l’ economia complessiva. Se invece diventano un paravento, a
valle, per fornire nuovi servizi e risorse alle organizzazioni
professionali, all’ agroindustria o a qualche commerciante, che vuole
aprire qualche supermercato all’ estero con i risparmi derivanti dal
riordino degli enti vigilati, allora - aggiunge la Fima - non si va da
nessuna parte”. Il Governo - rileva la Fima - deve dire se ha intenzione
di dare voce ai ceti medi e un senso a quella rappresentanza che è il
cuore di una democrazia o se intende liberarsi del ceto medio italiano e
allargare la forbice della povertà, in una deriva pericolosa per la
tenuta sociale del Paese. Secondo la Fima, le linee di indirizzo
politico da seguire per una vera competitività, che a partire dal mondo
agricolo inneschi un processo virtuoso per il rilancio del Paese, sono
molto chiare. Sulla competitività, gli interventi previsti su vari
fronti sono parziali (ricambio generazionale, imprenditoria giovanile,
innovazione tecnologica, filiera corta, sostegno al settore del riso e
trasformazione del pomodoro), non incidono in maniera strutturale sul
reddito degli agricoltori, nè sull’ accesso al credito. In particolare
per il sostegno al reddito degli agricoltori, il collegato rimanda al
recepimento degli strumenti previsti dalla Politica agricola comune
2014-2020 quali i fondi di mutualità e lo strumento per la
stabilizzazione dei redditi. “Ma la Pac o i fondi europei di adeguamento
alla globalizzazione - fa notare la Fima - hanno già fallito nei loro
intenti, oggi la competitività aumenta se aumentano i ricavi o se si
riducono i costi”. Ora, pensare che i redditi possano crescere
attraverso gli aiuti europei, che invece diminuiscono da anni per
incapacità dei nostri rappresentanti di difendere le posizioni dell’
Italia in ambito Ue, o che possano aumentare attraverso gli strumenti
assicurativi per la gestione dei rischi, è pia illusione; lo dimostra il
fatto di non aver saputo assicurare all’ Italia agricola le risorse del
fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, che pure erano
disponibili a Bruxelles, o di aver preferito destinare i fondi dei siti
natura 2000 alle associazioni ambientaliste, invece che ai naturali
destinatari, gli agricoltori, per i vincoli posti, i servizi svolti e i
deprezzamenti subiti. Il collegato, pertanto, deve dire con chiarezza
come intende procedere sul terreno della regolazione dei mercati, dei
meccanismi di formazione dei prezzi all’ origine e della redistribuzione
del valore aggiunto lungo tutta la filiera. “Questa è la madre di tutte
le battaglie - sottolinea la nota della Fima - come dimostrano, da un
lato, il segno negativo dell’ andamento del reddito agricolo dell’
Italia, rispetto a quello positivo del resto d’ Europa; dall’ altro, gli
esperimenti già in corso su due filiere, in cui purtroppo il governo
non è ancora riuscito a spuntare gli artigli ad una speculazione
galoppante, che si oppone a introdurre meccanismi trasparenti e
neutrali, con la complicità proprio di quelle organizzazioni sindacali
maggiormente rappresentative, che invece di difendere i produttori di
base preferiscono mantenere in vita strumenti desueti e opachi, come le
borse merci locali”. Il primo dovere di un collegato - rileva - che
voglia imprimere velocità su questi temi è quello di inasprire i
controlli sulle violazioni delle regole di corretto funzionamento del
mercato per contrastare efficacemente le dinamiche distorsive, i
cartelli, gli abusi e le frodi. Come fece coraggiosamente Roosevelt dopo
la crisi del 29 negli Stati Uniti. In Italia - prosegue la nota - la
competitività del settore agricolo è crollata, non solo per l’
inflazione da costi, ma anche perché il liberismo sfrenato ha dimostrato
di non funzionare e di aiutare a crescere solo i monopoli. Negli altri
paesi occidentali esiste il marketing board e il marketing trade. Lo
Stato cioè interviene a calmierare sia i prezzi all’ origine che quelli
all’ ingrosso. Così si impedisce che i prezzi di vendita degli
agricoltori siano inferiori ai costi di produzione. “Questo è il fulcro
vitale della mancanza di reddito agricolo che da venti anni è
irrisolto”, aggiunge il coordinatore. L’ Italia pur avendo una cornice
giuridica (art 62), approvata da Bruxelles, che vieta la vendita
sottocosto delle materie prime agricole, non si è ancora dotata di
strumenti operativi per censire i costi di produzione e applicare
concretamente questi strumenti a beneficio di chi è “indifeso”. Ed è
proprio l’ agricoltore l’ anello debole e indifeso. Se non si parte da
qui non si può sperare in una vera competitività e ripresa. A meno che
il disegno strategico non sia quello di consegnare le chiavi di Via XX
Settembre all’ industria di trasformazione, ma in tal caso gli
agricoltori saranno pronti alle barricate. Sulla riduzione dei costi il
collegato puo’ fare molto e subito. “Ad esempio - afferma il
coordinatore - abbassando le aliquote iva al 4% sugli acquisti di tutti i
beni e servizi, allineando le aliquote contributive e previdenziali a
quelle degli altri concorrenti europei, eliminando le accise sui
carburanti e sul trasporto dei prodotti agricoli, favorendo la sovranità
energetica delle aziende agricole e mettendo in discussione i mega
impianti di rinnovabili, liberalizzando i servizi ed eliminando il
doppio costo per redigere i fascicoli aziendali, favorendo velocemente
l’ accesso al credito e una deroga alle regole di Basilea per l’
agricoltura, smantellando radicalmente la pressione fiscale sino a che
non vi sarà una rivalutazione dei prodotti agricoli, i cui prezzi sono
fermi agli settanta! Senza tralasciare l’ urgenza di una moratoria di
tutte le scadenze verso Inps, Equitalia e Banche e del successivo
consolidamento delle passività che ormai frenano gli investimenti e la
capacità di spesa dei fondi Psr. Altro che giovani in agricoltura”. Se
il Governo, vuole introdurre misure efficaci in tal senso - prosegue -
dovrà consentire la concertazione non solo con le organizzazioni
agricole ma, soprattutto, con i movimenti agricoli, che stanno
progressivamente svuotando di significato politico dei sindacati
autoreferenziali, per completare l’iter parlamentare e migliorare
radicalmente le misure previste nel Collegato. I movimenti dal basso -
conclude la nota della Fima - sanno quanto sia difficile una vera
riforma dall’ interno per redistribuire i redditi. Infatti, non v’è
nulla nella storia che giustifichi la tesi che una classe dominante
abbandoni potere e privilegi perché la sua dominazione è stata giudicata
colpevole di inettitudine o di ingiustizie.
Mentre qui sotto siamo sicuri di trovare solo
FUMO
E...... BRUCIATO!!!
Alla faccia del Made in Italy!!!
COLDIRETTI DIFENDE MADE IN ITALY MA COMPRA MADE IN CHINAMINISTRO DE GIROLAMO MANIFESTO' AL BRENNERO CON IL GIUBBOTTO “GIALLO”
Secondo la Coldiretti, un italiano su 2 acquista prodotti contraffatti con una netta preferenza per i capi di abbigliamento e gli accessori taroccati delle grandi firme della moda (29 per cento). E’ quanto emerge – scrive la Coldiretti in una nota diffusa alle agenzie – dai risultati “di un sondaggio on line del sito www.coldiretti.it, in occasione del bilancio fatto dalla Guardia di Finanza sui sequestri nel 2013 che hanno consentito di togliere dal mercato oltre 130 milioni di prodotti recanti falsa indicazione d’origine o pericolosi per la salute, con una crescita superiore al 25% rispetto al 2012”.
Alla luce di questo “è quanto mai importante – afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – superare lo stallo che impedisce l’avvio dei lavori della nuova commissione parlamentare d’indagine sulla contraffazione che estenderà il suo campo d’azione alla fase della commercializzazione dei prodotti contraffatti e quindi al fenomeno dell’Italian sounding e alla tutela del made in italy”.
Ma se la Coldiretti difende il made in Italy, compra il made in China.
Il giubbotto a firma Coldiretti e indossato dai manifestanti al Brennero e anche dall’allora ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo per difendere il made in Italy, è made in Cina. L’organizzazione di Palazzo Rospigliosi, da quanto apprende AGRICOLAE – si rifornirebbe da due aziende concorrenti fra loro per i suoi giubbotti: la Payperwear, i cui prodotti – hanno precisato dall’azienda – vengono prodotti all’estero con tanto di etichetta di certificazione; e la Kariban, i cui parka vengono prodotti in Cina. In particolare quello fornito – tramite la Stegip di Roma – alla Coldiretti per la manifestazione avvenuta i primi di dicembre a tutela del made in Italy – è fatto – si apprende dall’azienda – di un poliestere Oxford prodotto in Cina. O in alcuni casi in Pakistan. AGRICOLAE è venuta in possesso di entrambi i capi ma non trovando in nessuno dei casi l’etichetta di origine del prodotto ha contattato le rispettive aziende. Entrambe hanno risposto che su tutti i prodotti per legge è necessario riportare il certificato di provenienza. Altrimenti non passerebbero la dogana. Insomma, garantiscono che dall’azienda sono usciti con la certificazione. “All’interno dei giubbini è indicata la categoria di appartenenza secondo normativa e l’indicazione di prodotto importato come da regolamento CE”, spiegano dalla Payperwear. Precisando che “Sono presenti tutti i requisiti necessari come in tutti i nostri capi”. AGRICOLAE ha contattato anche la Stegip Srl di Roma – cui si rifornisce la Coldiretti per i giubbotti – che ha confermato che i capi vengono prodotti – a seconda del prodotto – in Cina, in Pakistan e in Bangladesh. Ma che tutto entra ed esce con l’etichetta di certificazione. Coldiretti è stata invano contattata per avere una dichiarazione in merito.
FINALE
Spagna 2 Italia 0
Prima della fine di gennaio i nostri più temibili concorrenti per quanto
riguarda il settore agricolo, gli spagnoli, hanno deciso come applicare
la riforma della Pac fino al 2020,
risolvendo gli ultimi nodi che erano ancora aperti.
Bisogna prendere atto di come la Spagna sia riuscita a gestire l’inedita
e determinante fase post riforma con determinazione, trasparenza e
coinvolgendo tutte le varie forze in campo, fino ad arrivare con largo
anticipo, rispetto alla scadenza del primo agosto 2014, a definire le
modalità di funzionamento della nuova Pac.
In Italia, invece, il percorso da compiere sembra ancora lungo e
soprattutto si deve denunciare una carenza di dibattito e una non
adeguata informazione nei confronti dei diretti interessati, ovvero gli
agricoltori.
Un ultimo elemento che merita di essere
menzionato è la decisione di prevedere una soglia minima, sotto la qule i
pagamenti diretti non saranno corrisposti. Tale limite è fissato a 100
euro nel 2015, per poi crescere a 300 nel 2017. Un tale limite in Italia
porterebbe alla scomparsa di centinaia di migliaia di fascicoli.
Complimenti al Ministro Canete ed alle Regioni spagnole per il
pragmatismo e l’efficienza e, soprattutto, per le idee chiare che hanno
perseguito sin dal’inizio senza tentennamenti e ripensamenti.
Dopo aver letto sopra, una domanda sorge spontanea:
"Riuscirà la nostra "malandata" politica a fare delle regole per la nuovaPAC che vadano una volta tanto nell'interesse delle aziende agricole, e non nell'interesse di associazioni, enti ed apparati" ???
Aggiungo..... smettendola di ascoltare certe associazioni
che predicano bene e razzolano male!!
"Riuscirà la nostra "malandata" politica a fare delle regole per la nuovaPAC che vadano una volta tanto nell'interesse delle aziende agricole, e non nell'interesse di associazioni, enti ed apparati" ???
Aggiungo..... smettendola di ascoltare certe associazioni
che predicano bene e razzolano male!!
Io penso che come al solito il mondo agricolo sarà diviso e rischia di succedere il solito "casino" che non porterà un vero e proprio cambiamento alla situazione critica delle aziende agricole. ma raranno tutti "mezzi" provvedimenti che servono ad accontentare apparati burocratici ed certe associazioni.
RispondiEliminaL'assessore Rabboni sono anni che parla di snellimento della burocrazia , poi in realtà non c'è ancora niente di concreto, e tante (troppe) volte ha ascoltato coldiretti e lla burocrazia invece di calare ...si trasforma e cresce!!
RispondiEliminaVeramente Bravo l'Incapace Letta.....dopo dieci giorni dalle dimissioni, manco abbiamo un ministro dell'agricoltura.....per fortuna che il momento è decisivo per stabilire le regole Pac per i prossimi 7 anni.....
RispondiEliminaPoi adesso tirano fuori di eliminare il ministero, robe da incoscienti!!
RispondiEliminacose da non credereeeee................. lunedi sera siamo andati con gruppo di agricoltori ad un convegno della coldiretti a Bovolone in una sala parrocchiale e c' erano a difendere il presidente della coldiretti i carabinieri in assetto antisommossa. Il convegno è stato piacevole fino a quando non ha parlato il presidente, dicendo che i problemi dell' agricoltura sono causati dai politici veronesi e che in europa non siamo tutelati. Posso anche essere daccordo sul fatto che non contiamo nulla e che abbiamo dei costi di produzioni superiori rispetto agli altri paesi.. ma la domanda che mi sorge spontanea : ma che cazzo sta dicendoo? visto che quella persona detiene 7 cariche = 7 careghe in contrapposizione una con l' altra e che non è stato capace di risolverci nemmeno un problema. Questa sera ho sentito al tg di telearena che se la prende con i politici per la questione dell' esondazione del canale ad Arcole dicendo che starà sul groppone ai responsabili di questo, MA COMINCIAMO CON IL DIRE CHE I CONSORZI DI BONIFICA SONO RAPPRESENTATI ( i presidenti) TUTTI DELLA COLDIRETTI quindi iniziamo a mettere i puntini sulle I . La mia considerazione finale è che bisogna mettere al primo posto la coerenza di quello che si dice e magari mettere ai propri incarichi gente competente in materia e non spartire le cosidette careghe de qua e de là....
RispondiEliminasecondo me non c'è niente di concreto in quello che ha approvato il CDM, è giusto il comunicato FIMA, e le altre associazioni ...tutte zitte???
RispondiEliminaAGRICOLAE
RispondiEliminaPAC, DE CASTRO: SCELTA DELLA SPAGNA CORAGGIOSA. FACCIAMOLA. ESCLUDERE DOMANDE AL DI SOTTO DEI 300 EURO SI TRADUCE IN MENO BUROCRAZIA
Pubblicato il 06/02/2014 at 12:49
“La Spagna ha chiuso la partita della Pac escludendo le domande al di sotto dei 300 euro. Se lo facessimo anche in Italia sarebbero circa 400mila fascicoli all’anno in meno. Si tratta di una scelta coraggiosa. Facciamola”. Così il presidente della Commissione agricoltura Paolo De Castro nel corso della conferenza stampa di presentazione di Fieragricola.
AGRICOLAE
RispondiEliminaPAC, MERCURI (FEDAGRI): BENE ESCLUSIONE PRATICHE SOTTO I 300 EURO. ITALIA PUO’ SPINGERSI FINO A 400LE RISORSE RECUPERATE POSSONO ESSERE INVESTITE IN AZIENDE CHE STANNO SUL MERCATO
Pubblicato il 06/02/2014 at 13:30
-2“D’accordissimo con la scelta della Spagna di escludere dai pagamenti della Pac i fascicoli al di sotto dei 300 euro. Questo si tradurrebbe in semplificazione burocratica e risparmio di soldi”. Lo dichiara ad AGRICOLAE il presidente di Fedagri-Confcooperative Giorgio Mercuri in merito alla scelta spagnola di escludere dai fondi comunitari le domande al di sotto dei 300 euro all’anno. Anche perché da uno studio recente della Commissione europea emerge che il costo di ogni pratica equivale proprio a circa 300 euro. E non solo:. “L’Italia può – da regolamento – arrivare fino a 400 euro di tetto”, prosegue. Vale a dire che al di sotto dei 400 euro può decidere di non pagare più la pratica. “Questo vuol dire semplificazione e risparmio enorme che potrebbe essere destinato per focalizzare meglio gli aiuti alle imprese che stanno sul mercato. E’ una riflessione da fare”.
AGRICOLAE
RispondiEliminaPAC, GUIDI: BENE SOGLIA DEI 300 EURO. STRUTTURE SI ADEGUINO CON SERVIZI PRO ATTIVIBASTA VEDERE IL NUMERO DEI CAA IN ITALIA PER CAPIRE CHE E'DIVENTATO UN BUSINESS. STRUTTURE DEVONO GUADAGNARE DANDO VANTAGGIO ECONOMICO ALLE AZIENDE, NON SU SERVIZI CHE DERIVANO DA BARRIERE INTERAZIONE PUBBLICO-PRIVATO
Pubblicato il 07/02/2014 at 12:02
mario guidiIl presidente di Confagricoltura Mario Guidi da Veronafiere dove è in corso Fieragricola, condivide la scelta della Spagna di alzare la soglia dei fascicoli Pac al di sopra dei 300 euro. Una scelta che potrebbe comportare una maggiore semplificazione, un risparmio di costi e maggiori risorse per gli agricoltori, “quelli veri”. “E’ stata una scelta coraggiosa ma anche una scelta che va nella direzione di riconoscere quello che è l’azienda agricola”, spiega ad AGRICOLAE. “Non possiamo mantenere in piedi dei modelli che forse in passato sono stati costruiti non tanto per dare beneficio ai veri agricoltori ma a corpi intermedi”, come i Caa, i Centri di assistenza agricola. “Vogliamo rovesciare questo meccanismo per riposizionare l’azienda al centro dell’interesse del sistema”, prosegue. Anche perché da un recente studio della Commissione europea emerge che la pratica della domanda sarebbe superiore all’importo rimborsato da Bruxelles tramite Agea. “Credo che parlare di contributi aziendali inferiori a 300 euro, ovvero inferiori al costo di produzione del contributo stesso, sia veramente anacronistico”, precisa ancora il presidente degli imprenditori agricoli. A guadagnarci “sono i corpi intermedi che hanno vissuto e hanno guadagnato fino ad oggi della difficoltà di interazione tra pubblico e privato. Quel tempo è finito da tempo, oggi è l’occasione per farlo finire definitivamente”.
“Se analizziamo il numero dei Caa in Italia – continua Guidi – ci accorgiamo che è diventato un business”. Come colmare il gap economico che si andrebbe a creare per le organizzazioni e le strutture di servizio? “Le strutture si devono attrezzare”, spiega. “Esiste un mercato di rappresentata che si declina con l’idea di agricoltura che ognuno vuole avere, ma esiste anche un mercato di servizi alle imprese. Credo che le strutture debbano rideclianre il proprio posizionamento in servizi proattivi, ovvero quelli che producono un vantaggio economico alle aziende e non quelli che derivano dalla barriera della comunicazione tra pubbico e privato. Questa è la nuova sfida della rappresentanza – conclude -: fornire servizi all’altezza delle imprese che associano”.
AGRICOLAE
RispondiEliminaPAC, POLITI BENE SOGLIA 300 EURO. VALORIZZARE CAA NELL’AMBITO DEL PROCESSO DI SEMPLIFICAZIONE. MA ALZARE L’ASTICELLA
Pubblicato il 08/02/2014 at 12:43
politi gh“Sotto i 300 euro va bene, lo avevamo già concordato in Agrinsieme”. Così il presidente della Cia Giuseppe Politicad AGRICOLAE in merito a quanto deciso dalla Spagna e commentato positivamente da Paolo De Castro nel corso di Fieragricola, a Verona, di eslcudere dal 2017 i pagamenti per i fascicoli al di sotto dei 300 euro. Per quanto riguarda i Centri di assistenza agricola, secondo Politi “occorre alzare l’asticella ovvero renderli più seri e competivivi. In modo che svolgano una funzione positiva tra imprese agricole e amministraizone pubblica”. Ma anche “renderli più seri e competivivi”. Il presidente della Cia ricorda poi che il fasciolo aziendale può essere utilizzato nella direzione dell’agevolazione e della semplificazione”.
AGRICOLAE
RispondiEliminaPAC, STEFANO: PREMI SOTTO I 300 EURO SONO DA PENSIONATI, NON CERTO PER CHI FA IMPRESA O GLI AGRICOLTORI ATTIVIMIPAAF? IL PROBLEMA NON E' ELIMINARLO, MA CREARLO. NON ESISTE INDIRIZZO POLITICO DA TROPPO TEMPO
Pubblicato il 07/02/2014 at 18:18
stefano9“Un terreno che va assolutamente preso in considerazione anche perché quello del sistema degli aiuti con la regionalizzazione va incontro a cambi di scenari”. Cosi ad AGRICOLAE Dario Stefano a proposito di quanto dichiarato dal presidente di Confagricoltura Mario Guidi sulla soglia dei 300 euro da fascicolo Pac. Ma non solo: anche per quanto riguarda il business legato ai centri di assistenza agricola. “Quando si parla di innovazione in agricoltura si parla di innovazione del modello organizzativo “, spiega. “È chiaro che gli aiuti Pac devono andare agli agricoltori attivi e agli imprenditori e chi prende premi al di sotto dei 300 euro non sono imprenditori, semmai pensionati”. E sul caso relativo alla soppressione del ministero delle politiche agricole Stefano spiega: “il problema non è eliminarlo ma è crearlo è da troppo tempo manca un indirizzo politico”.
PAC, FIMA: Soglia ideale quella che fa sopravvivere gli agricoltori
RispondiEliminaLa gestione di pagamenti comunitari di piccole entità, il cui importo è spesso superiore all’ aiuto al reddito, sembra più un espediente per tenere in piedi oltre 50 sigle sindacali, la maggior parte delle quali vuote, burocratiche e autoreferenziali, e non il tentativo serio di aiutare chi vive unicamente di agricoltura. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, coordinatore Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
Posto che il costo medio per la predisposizione del fascicolo aziendale necessario ad accedere al pagamento è di circa 250 – 300 euro, logica vorrebbe che al fine di valorizzare l’ utilità delle risorse comunitarie, sarebbe meglio concentrare gli aiuti sui percettori di importi significativamente superiori ai costi amministrativi. Sicchè, – prosegue – almeno le prime due soglie andrebbero completamente abolite, anche se molte forze politiche e organizzazioni sindacali perderebbero così il loro consenso.
E’ praticamente impossibile vivere con quelle risorse limitate e definirsi agricoltori. Sorge il dubbio – sottolinea il coordinatore – che quelle pseudo-aziende, abbiano invece un’altra funzione preziosa: quella di tenere in piedi un sistema burocratico fatto di oltre un 60% di centri servizi inutili che, attraverso i loro 200 milioni di euro di contributi amministrativi percepiti dagli agricoltori per la tenuta dei loro fascicoli, configurerebbero una Pac rivolta più ai Caa che agli agricoltori!
La soglia pertanto non può essere di 300 euro come in diversi hanno affermato facendo finta di voler riformare il sistema.
Oggi, non ha più senso tenere in piedi un sistema marginale secondo il quale il 60% dei percettori di contributi Pac percepisce appena il 7% del valore complessivo degli aiuti, fa rilevare ancora la Fima. E si domanda: come pensiamo di rendere competitivo il nostro settore, in un mondo globalizzato e spietato, con una simile struttura aziendale vecchia e frammentata? Sviluppando servizi burocratici che non sono strategici per il nostro futuro? La priorità secondo la federazione, va data al comparto economico di base cioè al primario e non ad un terziario sanguisuga, che sino ad oggi ha lucrato sugli agricoltori succhiando inutilmente le loro risorse.
Ne è prova ulteriore il fatto che i Centri di Assistenza Agricola (CAA) dovrebbero prestare a titolo gratuito i loro servizi per l’ attività inerente la costituzione/aggiornamento dei fascicoli aziendali e la compilazione/presentazione delle domande uniche di pagamento, senza cioè oneri ulteriori a carico degli agricoltori, in quanto i costi sono sostenuti direttamente dagli organismi pagatori. Di fatto, invece, sembrerebbe che gli agricoltori sostengano costi amministrativi aggiuntivi, che non sarebbero dovuti. Così mentre i CAA incassano due volte: la prima volta dall’ organismo pagatore, e la seconda dall’ agricoltore, anche se marginale, i nostri agricoltori devono sopportare tempi più lunghi dei concorrenti europei per incassare gli aiuti. In definitiva il vero business è quello della tenuta dei fascicoli aziendali, non quello di produrre !
Questa peculiarità tutta italiana – ribadisce la nota Fima – oltre a non renderci competitivi sui mercati internazionali, non ci rende neppure credibili in Europa e da il senso di una politica agricola italiana incentrata sulle carte, non sui servizi strategici utili ad aumentare il valore aggiunto del prodotto italiano sui mercati internazionali!
Non sarebbe forse meglio – conclude il coordinatore – cominciare ad introdurre una soglia minima di almeno mille euro, per massimizzare l’ impatto delle risorse comunitarie? In tal modo, si comincerebbe ad avviare contemporaneamente quel necessario processo di fusione e semplificazione, anche delle rappresentanze, che sino ad oggi è stato elemento di ostacolo ad un vero ammodernamento del settore e al suo rilancio competitivo.
DOPO CHE HO PUBBLICATO QUESTI SEI COMUNICATI DELLE FORZE DI RAPPRENSENTANZA DEGLI AGRICOLTORI CHE RAPPRESENTANO 70-80% DEL MONDO AGRICOLO CHE COSA DECIDERà LA POLITICA?? CHE COSA DECIDERà IL PD CHE QUI SI è GIà ESPRESSO CON 2 RAPPRESENTANTI???
RispondiEliminaQUAL'è L'UNICO COMUNICATO CHE MANCA DI UNA FORZA DELLA RAPPRESENTANZA, SE NON COLDIRETTI, LA QUALE UTELA I SUOI FUNZIONARI E NON GLI AGRICOLTORI!!!
ORA TOCCA ALLA POLITICA ESPRIMERSI!!
AGRICOLAE
RispondiEliminaDESTINAZIONE ITALIA, RESPINTI ODG SU SPESOMETRO E ANTICIPO SPLAFONAMENTO QUOTE LATTE. I PICCOLI AGRICOLTORI DICHIARERANNO IVA ANCHE SOTTO I 7MILA EURO
Pubblicato il 10/02/2014 at 21:31
Gli allevatori dovranno anticipare l’eventuale splafonamento relativo alle quote latte e gli agricoltori sotto la soglia di reddito dei 7000 euro l’anno dovranno rivolgersi alle strutture di categoria per la dichiarazione Iva prevista dallo Spesometro. L’aula di Montecitorio ha appena respinto gli ultimi due tentativi fatti dal Movimento cinque stelle sotto forma di ordine del giorno a Destinazione Italia per esonerare i piccoli produttori a rivolgersi ai centri di assistenza agricola anche per dichiarazioni che non superano i 7000 euro all’anno.
ANCHE SOTTO I 7000 EURO SI FA LA DICHIARAZIONE IVA, VINCE LA BUROCRAZIA, VINCE LA MALAPOLITICA, VINCE LA COLDIRETTI L'UNICA CHE NON SI è DICHIARATA CONTRARIA A QUESTA PRATICA.
COMUNQUE AI PICCOLI E PENSIONATI CHISSà CHE NON SERVA DA SVEGLIA!!
NON è UN BUON SEGNALE IN VISTA DELLA DECISIONE SUL TEMA DEI COMUNICATI PRECEDENTI!!
Come si può stare senza ministro dell'agricoltura un periodo importante come questo, che schifo di politica che abbiamo
RispondiEliminaMA QUESTO DOVE VIVE ??
RispondiEliminaCOME SI STUPISCE DELL'AGGRESSIVITà DEI PAESI EMERGENTI O DELLA SPAGNA (CHE NON PIù UN PAESE EMERGENTE) MICA SONO COME NOI ITALIANI CHE OGNUNO PENSA A SE STESSO, POI HANNO UNA GROSSA DOTE...LA VOLONTà DI "FARE" MENTRE NOI ABBIAMO LA VOLONTà DEL ... "TIRà A CAMPà" !!!!
IL NOSTRO RAMMARICO PIù GRANDE INVECE è CHE SI SIANO PRESENTATI 400 OPERATORI ITALIANI, CHE QUESTO SIGNIFICA MANCANZA DI STRATEGIE COMMERCIALI COMUNI, ALMENO LA COOPERAZIONE DOVE ESSERE PIù UNITA E COESA.
Davide Vernocchi: "A Fruit Logistica gli operatori italiani orfani delle istituzioni"
"Fruit Logistica è un appuntamento imperdibile per gli operatori del settore ortofrutticolo, un'occasione per contattare i potenziali clienti e programmare le azioni future da intraprendere nella prossima campagna. In una fiera dove il vero protagonista è il business, quest'anno è saltata agli occhi l'aggressività degli operatori dei Paesi emergenti, che si presentano sul mercato con forte spirito competitivo, poiché riconoscono nell'ortofrutta il settore di punta della loro economia. Per poter competere con questi Paesi, che possono contare su un'alta disponibilità di manodopera a basso prezzo, dobbiamo assolutamente puntare sulla qualità dei nostri prodotti e sulla competitività dei nostri sistemi". Lo ha dichiarato durante Fruit Logistica 2014 Davide Vernocchi, presidente di Apoconerpo e vicepresidente Confcooperative Ravenna.
Buona la presenza italiana alla fiera tedesca: "Il nostro Paese era rappresentato in modo massiccio, con più di 400 operatori - continua Vernocchi - Il rammarico più grande è stata la totale assenza della politica, non un rappresentante istituzionale per un settore che da sempre fa da traino all'economia italiana"
Da anni l’agricoltura italiana sta subendo attacchi dai mercati esteri, in special modo su prodotti quali mais, soia, frumento che hanno e stanno massacrando i coltivatori del settore. Al di là di quanto succede per altre materie, va spiegato che è fondamentale la disparità di trattamento che gli agricoltori italiani subiscono da decenni e per questo vogliamo portare a conoscenza il cittadino, che per noi non è un semplice “consumatore”.
RispondiEliminaIn Italia non si può produrre OGM, ma lo importiamo e quindi lo mangiamo, e paghiamo multe salate imposte dall’Unione Europea perché ne ha sancito la libertà di coltivazione. Tutti i giorni giungono sul suolo nazionale quantità enormi di OGM facendo concorrenza sleale alle nostre produzioni OGM Free. Un esempio: il 90% della farine di soia d’importazione sono OGM.
Vogliamo rendere noto alla popolazione ciò che sta avvenendo, smascherare le volontarie truffe ai danni di chi deve avere il diritto di decidere di cosa nutrirsi. Infatti la legge sull’etichettatura degli alimenti viene quotidianamente aggirata: sul prodotto finito non viene riportata la presenza o meno di OGM durante le fasi dell’alimentazione dell’animale.
Inoltre auspichiamo la parità di utilizzo dei fitofarmaci in tutta Europa, in quanto molti prodotti vietati in Italia sono di libero impiego in altri stati europei, questo penalizza il nostro lavoro e non ci rende competitivi con i nostri colleghi europei.
Per questi ed altri motivi viene indetta una manifestazione a carattere nazionale VENERDI 21 FEBBRAIO a Ravenna, il maggiore dei porti commerciali d’Italia per quanto concerne il transito di cereali.
Azione Rurale Veneto
Comunicato stampa
RispondiEliminaIl GTA a sostegno di Azione Rurale Veneto per il presidio che si terrà al porto di Ravenna il giorno 21 Febbraio.
Il GTA sostiene la manifestazione di protesta degli agricoltori veneti di Azione Rurale,che,con il loro presidio al porto di Ravenna,chiedono allo stato italiano ed alle istituzioni,di porre fine alla demagogia del "NO OGM" prodotto in Italia, ma "SI all'OGM" importato in Italia.
Il nostro paese sta sopportando uno stato di crisi economica e di paralisi politica e istituzionale senza precedenti negli ultimi anni.
Chiediamo a chi si farà carico di amministrare le sorti travagliate di questo paese,di porre fine all'ipocrisia di limitare con ogni sorta di lacci e lacciuoli burocratici e ideologici le nostre produzioni agricole,per poi importare di tutto senza limiti e, soprattutto senza regole,da tutte le parti del mondo.
I produttori agricoli italiani sono penalizzati,oltre che dalla crisi economica generale,dalla farraginosa ed asfissiante burocrazia,dalle restrittive normative e regole sull'uso dei prodotti fitosanitari,norme e regole che valgono per le nostre produzioni agroalimentari,ma non per gli stessi prodotti provenienti dai nostri concorrenti europei,ma che poi vengono venduti e consumati regolarmente nei mercati e dai consumatori italiani.
Per questo non siamo competitivi,non solo con i paesi emergenti, ma anche e soprattutto nei confronti dei partners europei ( Francia,Spagna,Belgio,Olanda,Grecia,Portogallo,ecc.).
Come dimostra la manifestazione al porto di Ravenna ,gli agricoltori non sono più disposti a farsi prendere in giro,nè dai politici,nè da pseudo-organizzazioni di categoria dedite alle statistiche ed a manifestazioni folcloristiche, e chiedono alla politica di agire immediatamente sulle leve della sburocratizzazione,della semplificazione normativa e della reciprocità delle norme e delle regole produttive in materia fitosanitaria,fiscale e burocratica,almeno con i paesi aderenti alla comunità europea.
Il Consiglio Direttivo
G.T.A
PARTECIPARE PARTECIPARE PARTECIPARE!!
RispondiEliminaAd un assemblea Coldiretti un associato si è lamentato delle nuove norme di sicurezza troppo stringenti, chiedendo all'associazione di fare qualcosa per farle cambiare.
RispondiEliminaRisposta:
la sicurezza è un "tasto" delicato da toccare, la COLDIRETTI non si muoverà in tal senso, cercate di arrangiarvi come potete!!!
FACCIO I MIEI COMPLIMENTI A COLDIRETTI , CHE FA BENE A FARE COSì, TANTO GLI ASSOCIATI SONO COME UN POLLAIO PIENO DI CAPPONI!!
ASSEMBLEA CONDIFESA RAVENNA:
RispondiEliminaSI FELICITANO PERCHè CON LA NUOVA PAC CI SONO 293 MILIONI DI EURO ALL'ANNO PER LE FARE LE ASSICURAZIONI O FONDI MUTUALISTICI.
ALLA DOMANDA COME VERRANNO USATI, HANNO RISPOSTO :
"MAH..... NON LO SAPPIAMO ANCORA, ....VEDREMO"!!
COME AL SOLITO DA ITALIANI NON CI SMENTIAMO MAI, L'IMPORTANTE è PORTARLI A CASA POI ............. IO VI HO AVVISATO, SE FINISCONO NELLE CASSE DI QUALCUNO NON LAMENTATEVI POI !!
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