Oppure
Comunicato Stampa
Annata agricola 2013:
Più ombre che luci !
L’annata agricola 2013 si
apre nel segno del pessimismo e dei soliti problemi che da anni attanagliano le
aziende agricole.
Se il 2013 ci ha dato una primavera con molte precipitazioni che hanno contribuito a ripristinare le riserve idriche, queste hanno fatto però anche saltare molte semine e trapianti di colture importanti e creato problemi all’allegagione di specie quali l’albicocco, susino, pesco, e problemi fitosanitari sull’actinidia,con una nuova esplosione del fenomeno batteriosi,che sta mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza di molti impianti( e delle aziende agricole),soprattutto nelle aree più vocate.
Si prevede quindi un significativo calo di produzione di albicocche, susine e in parte di pesche e nettarine, ancora da quantificare, causa anche le numerose grandinate che hanno già colpito il territorio romagnolo.
E come al solito le stime sui dati di produzione europei sull’ortofrutta non coincidono con la realtà.
Ci verrebbe da dire che un po’ meno produzione potrebbe portare a prezzi un po’ più alti, ma è proprio qui che nasce il pessimismo e il timore che ancora una volta non si riesca a valorizzare le nostre produzioni rischiando per l’ennesima volta, di non riuscire a far quadrare i bilanci delle aziende agricole.
Dopo un inverno trascorso nel silenzio, solo qualche mese fa si è provato a gettare le basi per l’accordo interprofessionale per pesche e nettarine,ma dopo pochi incontri, tutto è saltato senza essere riusciti a raggiungere alcun obbiettivo a tutela della produzione agricola.
Se il 2013 ci ha dato una primavera con molte precipitazioni che hanno contribuito a ripristinare le riserve idriche, queste hanno fatto però anche saltare molte semine e trapianti di colture importanti e creato problemi all’allegagione di specie quali l’albicocco, susino, pesco, e problemi fitosanitari sull’actinidia,con una nuova esplosione del fenomeno batteriosi,che sta mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza di molti impianti( e delle aziende agricole),soprattutto nelle aree più vocate.
Si prevede quindi un significativo calo di produzione di albicocche, susine e in parte di pesche e nettarine, ancora da quantificare, causa anche le numerose grandinate che hanno già colpito il territorio romagnolo.
E come al solito le stime sui dati di produzione europei sull’ortofrutta non coincidono con la realtà.
Ci verrebbe da dire che un po’ meno produzione potrebbe portare a prezzi un po’ più alti, ma è proprio qui che nasce il pessimismo e il timore che ancora una volta non si riesca a valorizzare le nostre produzioni rischiando per l’ennesima volta, di non riuscire a far quadrare i bilanci delle aziende agricole.
Dopo un inverno trascorso nel silenzio, solo qualche mese fa si è provato a gettare le basi per l’accordo interprofessionale per pesche e nettarine,ma dopo pochi incontri, tutto è saltato senza essere riusciti a raggiungere alcun obbiettivo a tutela della produzione agricola.
Abbiamo un “sistema” pieno di enti (coop.ve, consorzi, OI) ma che in realtà non riescono a valorizzare veramente e concretamente le nostri produzioni.
D’altronde come possiamo pensare che chi presiede i nuovi enti possa portarci ad una soluzione dei problemi anche parziale, se sono le stesse persone che hanno “fallito” fino ad oggi??
Abbiamo il nostro “sistema romagnolo” dell’ortofrutta che non funziona e soprattutto continua a non dare risultati concreti ai produttori agricoli, abbiamo O.P, coop.ve, sovrastrutturate con alti costi di gestione, non c’è o quasi collaborazione o strategie commerciali fra di esse, piuttosto ci si fa concorrenza a discapito dei risultati dovuti agli agricoltori, i quali continuano a percepire liquidazioni più basse rispetto ad altre realtà di altri territori.
Un esempio su tutti è la mela “Pink Lady” che nelle varie strutture romagnole esce dai magazzini ad un prezzo di vendita di 1,4-1,5 al kg. (prima qualità) e considerati 40-50 cent. di spese, rimane al netto 1 euro, mentre agli agricoltori conferenti sono stati liquidati circa 60 cent. (parlando di produzione 2011), mentre in strutture dell’Alto Adige il prodotto è stato liquidato con numeri ben diversi.
Questo è solo un esempio, a noi agricoltori
viene il dubbio che questo possa succedere, anche in misura minore, ma sempre
rilevante, con altre produzioni.
Ed i commercianti, che magari hanno costi di gestione più bassi, si adeguano ai prezzi e…”ringraziano”!
Ma ora le cose devono cambiare non possiamo più produrre per “mantenere le nostre strutture” e non avere un reddito dignitoso per vivere, se non cambiano le cose, non saremo più in grado di investire per i rinnovi degli impianti e non potendo investire la conseguenza è la lenta morte del settore.
Sembra che molti dei nostri rappresentanti non abbiano ancora capito tutto questo e pensano ancora a “tirare a campare” seduti su una “poltrona”, o addirittura cercando di crearne delle nuove o alternative, vedi la nascita di UE.COOP di Coldiretti, una nuova centrale cooperativa che non serve alla sopravvivenza delle aziende agricole,ma più probabilmente alla sopravvivenza della organizzazione,con il rischio di dividere ancor di più il mondo agricolo.
Ed i commercianti, che magari hanno costi di gestione più bassi, si adeguano ai prezzi e…”ringraziano”!
Ma ora le cose devono cambiare non possiamo più produrre per “mantenere le nostre strutture” e non avere un reddito dignitoso per vivere, se non cambiano le cose, non saremo più in grado di investire per i rinnovi degli impianti e non potendo investire la conseguenza è la lenta morte del settore.
Sembra che molti dei nostri rappresentanti non abbiano ancora capito tutto questo e pensano ancora a “tirare a campare” seduti su una “poltrona”, o addirittura cercando di crearne delle nuove o alternative, vedi la nascita di UE.COOP di Coldiretti, una nuova centrale cooperativa che non serve alla sopravvivenza delle aziende agricole,ma più probabilmente alla sopravvivenza della organizzazione,con il rischio di dividere ancor di più il mondo agricolo.
Perchè una grande
organizzazione agricola come la
Coldiretti,che ha la maggioranza dei suoi uomini nei C.d.A.
degli enti,dei consorzi,delle O.P. e coop.ve,non si adopera per far funzionare
meglio( e dare concreti risultati agli agricoltori), con ciò che già è in
essere?
In ultimo e non per ultimo sta arrivando anche l’ennesima “mazzata” burocratica sotto forma di norme per la sicurezza, norme che comporteranno molti costi alle aziende, ma che in molti casi non serviranno a migliorare in modo semplice e pratico la sicurezza sul lavoro, ma che sicuramente porterà ulteriori“incassi” all’indotto e alle associazioni agricole che dovranno seguire l’iter,soprattutto burocratico,della messa a norma delle aziende.
In ultimo e non per ultimo sta arrivando anche l’ennesima “mazzata” burocratica sotto forma di norme per la sicurezza, norme che comporteranno molti costi alle aziende, ma che in molti casi non serviranno a migliorare in modo semplice e pratico la sicurezza sul lavoro, ma che sicuramente porterà ulteriori“incassi” all’indotto e alle associazioni agricole che dovranno seguire l’iter,soprattutto burocratico,della messa a norma delle aziende.
E dove è finita la sburocratizzazione promessa dalla Regione
Emilia-Romagna??
In realtà si sta facendo l’esatto contrario, perché oltre ad aumentare le pratiche su tutto ciò che concerne le attività agricole,anche altre pratiche passeranno dalla mani dei burocrati regionali (costo indiretto), alle associazioni(da qualcuna di queste chiamata anche “buona burocrazia”) e diventeranno un costo diretto per noi agricoltori.
Pur nutrendo una grande passione per il nostro lavoro viene voglia di “mollare” tutto per non rischiare il fallimento nell’indifferenza e soprattutto per l’incapacità dei nostri rappresentanti e della politica, di dare le risposte adeguate che il settore si aspetta e si merita.
In realtà si sta facendo l’esatto contrario, perché oltre ad aumentare le pratiche su tutto ciò che concerne le attività agricole,anche altre pratiche passeranno dalla mani dei burocrati regionali (costo indiretto), alle associazioni(da qualcuna di queste chiamata anche “buona burocrazia”) e diventeranno un costo diretto per noi agricoltori.
Pur nutrendo una grande passione per il nostro lavoro viene voglia di “mollare” tutto per non rischiare il fallimento nell’indifferenza e soprattutto per l’incapacità dei nostri rappresentanti e della politica, di dare le risposte adeguate che il settore si aspetta e si merita.
Il Consiglio di Amministrazione G.T.A
A prova di ciò che è scritto sopra, in trentino l'agricoltura da redditoda noi...... ??