IL G.T.A
SI PIEGA MA NON SI SPEZZA!!
«Regole, strategie condivise e nuovi modelli per risollevare la frutticoltura»
Peschicoltura in crisi? Domanda retorica viste le annate disastrose
che si susseguono dal 2000, con un 2014 che non è stato da meno.
Frutticoltori rassegnati? Certamente no, ed è questo il dato che è
emerso lunedì sera presso il teatro di Reda (Faenza), al
convegno-dibattito, organizzato dal gruppo Trasversale Agricoltori, dal
tema "L'agricoltura può tornare ad avere una dignità ed un reddito?".
Gruppo trasversale agricoltori... chi sono?
Nel 2004 a
seguito di un'annata drammatica per il comparto peschicolo, un gruppo di
agricoltori romagnoli dà vita a questa associazione con l'obiettivo di
creare un movimento d'opinione fra i produttori, che servisse da stimolo
per tutti gli attori della filiera, in particolare Op e sindacati. Su
questa falsariga, il presidente dell'associazione Fabiano Mazzotti
ha dato il via ai lavori, chiedendosi se non fosse giunto il momento di
fare qualcosa, prima che molte aziende agricole chiudano i battenti.
Riempiamo ancora le sale
La ricetta di Roberto Della Casa
Il primo a prendere la parola è stato Roberto della Casa,
docente di marketing dei prodotti agroalimentari - Università di
Bologna - Polo di Forlì e managing director di Agroter, il quale già
nella scorsa estate aveva espresso una sorta di pentalogo per
risollevare il settore peschicolo (leggi qui per la news). "in primo luogo si deve capire che direzione prendere – ha spiegato Della Casa – e devono essere gli agricoltori a farlo:
essendo imprenditori, devono tracciare le linee nelle Op cui sono
associati. Bisogna capire che la cooperazione è imprescindibile se si
vuole avere un peso efficace, però la stessa deve fare un salto di
qualità, puntando ad un nuovo modello di frutticoltura che abbia come base il territorio, quindi, l'intera regione Emilia Romagna". A questo punto, Della Casa ha portato ad esempio tre filiere frutticole regionali sulle quali intervenire:
- Pera: è la filiera sulla quale si deve intervenire subito, in
quanto oltre il 60% delle produzione italiana è concentrata in tre
province. La creazione di un consorzio di gestione (stile Melinda)
porterebbe benefici in tempi brevi;
- Kiwi: situazione un po' più complessa delle pere visto i diversi
areali di produzione; occorre una strategia nazionale condivisa per
aggredire con maggiore forza e coesione i mercati esteri;
- Pesche e nettarine: è il caso più complicato. In primo luogo ci sono
problemi di qualità ed uniformità del prodotto da risolvere prima di
poter ipotizzare un progetto commerciale di ampio respiro; non meno di
cinque anni per vedere i risultati, a patto di partire subito.
Alcuni punti chiave: intervenire immediatamente nelle filiere
"facili" per poi proseguire su quelle più complicate, con un filo
conduttore, ovvero la cultura d'impresa, che porti ad un prodotto che si
distingua dagli altri e sia apprezzato dal consumatore.
Mercuri: occorre uno sforzo della politica
Durante il suo intervento Giorgio Mercuri, presidente nazionale di Fedagri, ha esteso l'analisi al livello nazionale "Nel Sud Italia, la cooperazione è inesistente,
e quando nasce una cooperativa spesso l'unico scopo è quello di
attingere a fondi pubblici o europei. Ci deve essere la volontà di tutti
di darsi delle regole per fare un salto di qualità complessivo, e la
politica deve fare uno sforzo in tal senso, ad esempio utilizzando i
fondi del Psr in maniera oculata, ragionando in termini strategici
nazionali. Se non si va in questa direzione, è impossibile auspicare un
rilancio del settore agricolo"
Guidi: riappropriamoci dell'agricoltura!
Ha concluso il trittico di interventi, Mario Guidi, coordinatore nazionale Agrinsieme e
presidente Confagricoltura: "Oramai l'agricoltura è sulla bocca di
tutti - ha spiegato Guidi -, basta guardare Expo; tutti parlano di
agricoltura ma nella realtà dei fatti interessa a pochi. Un esempio? Il
ministero dell'agricoltura utilizzato negli ultimi anni come poltrona di
scambio, sei ministri da quando sono diventato presidente. Tuttavia, è
anche colpa nostra, che non ci siamo fatti sentire ed abbiamo lasciato
parlare gli altri, lamentandoci senza proporre. Occorre cambiare marcia,
e come Agrinsieme faremo il possibile per cambiare in primis noi
stessi, con lo scopo di portare il Made in Italy in tutto il mondo".
Dibattito accesi: urge progettualità
Successivamente è seguito
un dibattito molto acceso, talora con toni forti anche nei confronti di
rappresentati delle Op regionali presenti in sala, a dimostrazione che
la base agricola soffre una situazione che perdura da almeno 10 anni.
Un'insofferenza che porta ad interventi improntati alla ricerca del
colpevole oppure che sfociano in sfoghi liberatori. Ma per risollevarsi,
occorre mettere da parte le ostilità e trovare un progetto condiviso.
Assessore Caselli: condivisa l'analisi, si passi alla pratica
Ha chiuso la serata, l'assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna, la dott.ssa Simona Caselli. "Sono
contenta di aver partecipato a questa serata dove sono emersi spunti
interessanti – ha spiegato – indubbiamente l'organizzazione è importante
e sono convinta che occorra una politica di filiera adeguata,
controllata da regole chiare e non farraginose come spesso accade, e che
tutti devono rispettare. La questione è molto semplice: prima si deve condividere l'analisi sui problemi esaminati, poi si può procedere a sviluppare una strategia appropriata".
Concludiamo con un quesito: dopo una serata di teoria per risollevare il settore, vedremo anche la pratica?
Comunicato Stampa
Il 9 marzo, presso il teatro di Reda (Faenza), si è
tenuto un convegno-dibattito organizzato dal Gruppo Trasversale Agricoltori,
dal tema “L’agricoltura può tornare ad
avere una dignità ed un reddito?”. Una sala completamente gremita di
agricoltori, molto apprezzata dai relatori, ha trasmesso il messaggio che,
nonostante dal 2000 si susseguano annate disastrose per il loro reddito, i
frutticoltori non si sono arresi e continuano a cercare la strada per
proseguire a produrre cibo per tutti, ma vogliono farlo ricavando il giusto
reddito, sia per mantenere le loro famiglie e le loro aziende, che per giusta
ed equa remunerazione del loro faticoso ed intenso lavoro, diritto peraltro
sancito anche dalla Costituzione Italiana, come ricordato dal presidente
Fabiano Mazzotti.
Il
Prof. Roberto Della Casa, docente di
marketing dei prodotti agroalimentari –Università di Bologna- ed esperto di
economia, ha sollecitato gli agricoltori ad abbandonare le lamentele in favore
di azioni, per riprendere in mano la direzione del proprio settore, perché solo
loro sanno cosa gli serve e possono agire nel loro interesse, dopo aver capito
dove vogliono andare. Non servono tavoli nei quali si parla e non si conclude.
Occorre un progetto per il territorio, che determina le scelte di acquisto della
distribuzione, un coordinamento della produzione, una cooperazione in grado di
fare un salto di qualità e di aggregare le forze, ma gestita da soci che si
sono procurati l’indispensabile coltura d’impresa per votare consapevolmente in
assemblea e scegliere ciò che è bene per loro, compreso il cambio dei dirigenti
se lo ritengono utile. Le criticità della frutticoltura regionale hanno tre
diversi livelli di difficoltà, tutte da affrontare da subito, perché gli
agricoltori vanno troppo piano e sono sempre in ritardo:
·
Pere: è la filiera più semplice, deteniamo quasi tutta la
produzione, dobbiamo metterle tutte insieme e potremmo avere benefici immediati
con un consorzio stile Melinda, che lui progettò 15 anni fa e che ha finora
restituito redditualità ai soci;
·
Kiwi: è una filiera più complessa per le diverse aree di
produzione, ma, copiando dai neozelandesi, possiamo riuscire in tempi modesti
ad organizzare almeno l’esportazione di un prodotto di cui siamo i primi
produttori al mondo;
·
Pesche: sicuramente è la filiera più difficile, per cui non
ci sono ricette preconfezionate e che richiederà 4/5 anni per dare risultati;
bisogna cercare uniformità varietale, coordinamento produttivo e media
qualitativa buona per poter poi ipotizzare un progetto commerciale.
Il Dott.
Giorgio Mercuri, presidente nazionale di Fedagri, ha posto l’accento
sull'importanza di essere agricoltori protagonisti e coerenti, poiché il
“nostro destino è la conseguenza delle nostre scelte” e se nel passato bastava
aggregarsi, come in Emilia Romagna, che in campo cooperativo era un’eccellenza
ed un esempio, oggi non è più sufficiente. Lo sforzo di una singola regione può
essere risolutivo per le pere in Emilia Romagna, ma molto meno per il kiwi ed
inutile per le pesche. Serve una politica nazionale per regole condivise e PSR
per investimenti che valorizzino i prodotti strategici, non inclini a favorire
solo il budget e la spesa, perché la conseguenza sono aziende agricole
fortemente indebitate e piccole OP nate solo per acquisire finanziamenti
europei.
Il Dott. Mario
Guidi, coordinatore nazionale di Agrinsieme e presidente di
Confagricoltura, ha evidenziato che l’agricoltura gode di un’improvvisa
attenzione mediatica, purtroppo non confortata da reale interesse sostanziale,
come dimostrano sei Ministri in quattro anni. Gli agricoltori sono colpevoli,
perché abituati alla lamentela per farsi aiutare, hanno troppo delegato ed
adesso stanno venendo a galla tutti gli errori del passato, quando l’attuale
presente era il futuro di allora. Occorre immediatamente costruire il futuro e
devono farlo gli agricoltori, impegnandosi a leggere, studiare, informarsi e
scegliere tra le varie organizzazioni, rinunciando all’abitudine alla
staticità, pronti a cambiare per premiare chi meglio difende i loro interessi.
Agrinsieme è la speranza di rappresentanza condivisa dei veri interessi degli
agricoltori ed il progetto Agricoltura 2.0 è un cambio importante del rapporto
tra impresa, cittadinanza e stato. Ricordando che già dallo scorso novembre
Confagricoltura ha proposto l’abolizione di tutti i finanziamenti pubblici ai
patronati, ha affermato l’importanza dell’aggregazione, ma con regole severe da
applicare senza deroghe e che gli agricoltori devono prima liberamente
scegliere, ma poi rispettare. Ha concluso rammentando il detto “non c’è vento favorevole per il marinaio che
non sa dove andare”, ma anche che nel mondo c’è tanta gente che vuole
mangiare i nostri prodotti e noi dobbiamo solo organizzarci per darglieli.
L’Assessore Regionale all’Agricoltura, Dott. Simona Caselli, ha chiuso
l’incontro rilevando l’importanza della serata, nella quale erano emersi spunti
interessanti. Ha evidenziato l’enorme importanza dell’agricoltura in Emilia
Romagna, dalla quale dipendono le 41 Dop ed Igp regionali, le cui filiere
dimostrano la possibilità di suddividere equamente impegni e reddito, anche tra
interessi diversi o contrapposti. Ha garantito l’attenzione e l’appoggio della
politica, che deve evitare l’eccesso di regole e semplificare le procedure, ma
non può e non deve sostituirsi ai soci nell’indispensabile aggiornamento della
cooperazione, modello distintivo che deve ulteriormente aggregarsi per evitare
contrapposizioni prive di senso. Per l’Assessore è fondamentale agire da
subito, seguendo il seguente schema: condividere l’analisi, individuare
strategie condivise, perseguirle senza deflessioni e senza tentennamenti,
perché i nostri concorrenti lo stanno già facendo e non possiamo più perdere
tempo. Per la filiera ortofrutticola serve sicuramente un cambiamento, visto
che gli agricoltori non coprono i costi di produzione e la GDO si dichiara
insoddisfatta, quindi non accontenta nessuno.