mercoledì 11 marzo 2015


IL G.T.A
SI PIEGA MA NON SI SPEZZA!!




«Regole, strategie condivise e nuovi modelli per risollevare la frutticoltura»

Peschicoltura in crisi? Domanda retorica viste le annate disastrose che si susseguono dal 2000, con un 2014 che non è stato da meno. Frutticoltori rassegnati? Certamente no, ed è questo il dato che è emerso lunedì sera presso il teatro di Reda (Faenza), al convegno-dibattito, organizzato dal gruppo Trasversale Agricoltori, dal tema "L'agricoltura può tornare ad avere una dignità ed un reddito?".

Gruppo trasversale agricoltori... chi sono?

Nel 2004 a seguito di un'annata drammatica per il comparto peschicolo, un gruppo di agricoltori romagnoli dà vita a questa associazione con l'obiettivo di creare un movimento d'opinione fra i produttori, che servisse da stimolo per tutti gli attori della filiera, in particolare Op e sindacati. Su questa falsariga, il presidente dell'associazione Fabiano Mazzotti ha dato il via ai lavori, chiedendosi se non fosse giunto il momento di fare qualcosa, prima che molte aziende agricole chiudano i battenti.
Riempiamo ancora le sale


La ricetta di Roberto Della Casa

Il primo a prendere la parola è stato Roberto della Casa, docente di marketing dei prodotti agroalimentari - Università di Bologna - Polo di Forlì e managing director di Agroter, il quale già nella scorsa estate aveva espresso una sorta di pentalogo per risollevare il settore peschicolo (leggi qui per la news). "in primo luogo si deve capire che direzione prendere – ha spiegato Della Casa – e devono essere gli agricoltori a farlo: essendo imprenditori, devono tracciare le linee nelle Op cui sono associati. Bisogna capire che la cooperazione è imprescindibile se si vuole avere un peso efficace, però la stessa deve fare un salto di qualità, puntando ad un nuovo modello di frutticoltura che abbia come base il territorio, quindi, l'intera regione Emilia Romagna". A questo punto, Della Casa ha portato ad esempio tre filiere frutticole regionali sulle quali intervenire:

  • Pera: è la filiera sulla quale si deve intervenire subito, in quanto oltre il 60% delle produzione italiana è concentrata in tre province. La creazione di un consorzio di gestione (stile Melinda) porterebbe benefici in tempi brevi;
  • Kiwi: situazione un po' più complessa delle pere visto i diversi areali di produzione; occorre una strategia nazionale condivisa per aggredire con maggiore forza e coesione i mercati esteri;
  • Pesche e nettarine: è il caso più complicato. In primo luogo ci sono problemi di qualità ed uniformità del prodotto da risolvere prima di poter ipotizzare un progetto commerciale di ampio respiro; non meno di cinque anni per vedere i risultati, a patto di partire subito.


Alcuni punti chiave: intervenire immediatamente nelle filiere "facili" per poi proseguire su quelle più complicate, con un filo conduttore, ovvero la cultura d'impresa, che porti ad un prodotto che si distingua dagli altri e sia apprezzato dal consumatore.

Mercuri: occorre uno sforzo della politica

Durante il suo intervento Giorgio Mercuri, presidente nazionale di Fedagri, ha esteso l'analisi al livello nazionale "Nel Sud Italia, la cooperazione è inesistente, e quando nasce una cooperativa spesso l'unico scopo è quello di attingere a fondi pubblici o europei. Ci deve essere la volontà di tutti di darsi delle regole per fare un salto di qualità complessivo, e la politica deve fare uno sforzo in tal senso, ad esempio utilizzando i fondi del Psr in maniera oculata, ragionando in termini strategici nazionali. Se non si va in questa direzione, è impossibile auspicare un rilancio del settore agricolo"



Guidi: riappropriamoci dell'agricoltura!

Ha concluso il trittico di interventi, Mario Guidi, coordinatore nazionale Agrinsieme e presidente Confagricoltura: "Oramai l'agricoltura è sulla bocca di tutti - ha spiegato Guidi -, basta guardare Expo; tutti parlano di agricoltura ma nella realtà dei fatti interessa a pochi. Un esempio? Il ministero dell'agricoltura utilizzato negli ultimi anni come poltrona di scambio, sei ministri da quando sono diventato presidente. Tuttavia, è anche colpa nostra, che non ci siamo fatti sentire ed abbiamo lasciato parlare gli altri, lamentandoci senza proporre. Occorre cambiare marcia, e come Agrinsieme faremo il possibile per cambiare in primis noi stessi, con lo scopo di portare il Made in Italy in tutto il mondo".

Dibattito accesi: urge progettualità

Successivamente è seguito un dibattito molto acceso, talora con toni forti anche nei confronti di rappresentati delle Op regionali presenti in sala, a dimostrazione che la base agricola soffre una situazione che perdura da almeno 10 anni. Un'insofferenza che porta ad interventi improntati alla ricerca del colpevole oppure che sfociano in sfoghi liberatori. Ma per risollevarsi, occorre mettere da parte le ostilità e trovare un progetto condiviso.

Assessore Caselli: condivisa l'analisi, si passi alla pratica

Ha chiuso la serata, l'assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna, la dott.ssa Simona Caselli. "Sono contenta di aver partecipato a questa serata dove sono emersi spunti interessanti – ha spiegato – indubbiamente l'organizzazione è importante e sono convinta che occorra una politica di filiera adeguata, controllata da regole chiare e non farraginose come spesso accade, e che tutti devono rispettare. La questione è molto semplice: prima si deve condividere l'analisi sui problemi esaminati, poi si può procedere a sviluppare una strategia appropriata".



Concludiamo con un quesito: dopo una serata di teoria per risollevare il settore, vedremo anche la pratica?

Comunicato Stampa


Il 9 marzo, presso il teatro di Reda (Faenza), si è tenuto un convegno-dibattito organizzato dal Gruppo Trasversale Agricoltori, dal tema “L’agricoltura può tornare ad avere una dignità ed un reddito?”. Una sala completamente gremita di agricoltori, molto apprezzata dai relatori, ha trasmesso il messaggio che, nonostante dal 2000 si susseguano annate disastrose per il loro reddito, i frutticoltori non si sono arresi e continuano a cercare la strada per proseguire a produrre cibo per tutti, ma vogliono farlo ricavando il giusto reddito, sia per mantenere le loro famiglie e le loro aziende, che per giusta ed equa remunerazione del loro faticoso ed intenso lavoro, diritto peraltro sancito anche dalla Costituzione Italiana, come ricordato dal presidente Fabiano Mazzotti.
Il Prof. Roberto Della Casa, docente di marketing dei prodotti agroalimentari –Università di Bologna- ed esperto di economia, ha sollecitato gli agricoltori ad abbandonare le lamentele in favore di azioni, per riprendere in mano la direzione del proprio settore, perché solo loro sanno cosa gli serve e possono agire nel loro interesse, dopo aver capito dove vogliono andare. Non servono tavoli nei quali si parla e non si conclude. Occorre un progetto per il territorio, che determina le scelte di acquisto della distribuzione, un coordinamento della produzione, una cooperazione in grado di fare un salto di qualità e di aggregare le forze, ma gestita da soci che si sono procurati l’indispensabile coltura d’impresa per votare consapevolmente in assemblea e scegliere ciò che è bene per loro, compreso il cambio dei dirigenti se lo ritengono utile. Le criticità della frutticoltura regionale hanno tre diversi livelli di difficoltà, tutte da affrontare da subito, perché gli agricoltori vanno troppo piano e sono sempre in ritardo:
·        Pere: è la filiera più semplice, deteniamo quasi tutta la produzione, dobbiamo metterle tutte insieme e potremmo avere benefici immediati con un consorzio stile Melinda, che lui progettò 15 anni fa e che ha finora restituito redditualità ai soci;
·        Kiwi: è una filiera più complessa per le diverse aree di produzione, ma, copiando dai neozelandesi, possiamo riuscire in tempi modesti ad organizzare almeno l’esportazione di un prodotto di cui siamo i primi produttori al mondo;
·        Pesche: sicuramente è la filiera più difficile, per cui non ci sono ricette preconfezionate e che richiederà 4/5 anni per dare risultati; bisogna cercare uniformità varietale, coordinamento produttivo e media qualitativa buona per poter poi ipotizzare un progetto commerciale. 

Il Dott. Giorgio Mercuri, presidente nazionale di Fedagri, ha posto l’accento sull'importanza di essere agricoltori protagonisti e coerenti, poiché il “nostro destino è la conseguenza delle nostre scelte” e se nel passato bastava aggregarsi, come in Emilia Romagna, che in campo cooperativo era un’eccellenza ed un esempio, oggi non è più sufficiente. Lo sforzo di una singola regione può essere risolutivo per le pere in Emilia Romagna, ma molto meno per il kiwi ed inutile per le pesche. Serve una politica nazionale per regole condivise e PSR per investimenti che valorizzino i prodotti strategici, non inclini a favorire solo il budget e la spesa, perché la conseguenza sono aziende agricole fortemente indebitate e piccole OP nate solo per acquisire finanziamenti europei.
Il Dott. Mario Guidi, coordinatore nazionale di Agrinsieme e presidente di Confagricoltura, ha evidenziato che l’agricoltura gode di un’improvvisa attenzione mediatica, purtroppo non confortata da reale interesse sostanziale, come dimostrano sei Ministri in quattro anni. Gli agricoltori sono colpevoli, perché abituati alla lamentela per farsi aiutare, hanno troppo delegato ed adesso stanno venendo a galla tutti gli errori del passato, quando l’attuale presente era il futuro di allora. Occorre immediatamente costruire il futuro e devono farlo gli agricoltori, impegnandosi a leggere, studiare, informarsi e scegliere tra le varie organizzazioni, rinunciando all’abitudine alla staticità, pronti a cambiare per premiare chi meglio difende i loro interessi. Agrinsieme è la speranza di rappresentanza condivisa dei veri interessi degli agricoltori ed il progetto Agricoltura 2.0 è un cambio importante del rapporto tra impresa, cittadinanza e stato. Ricordando che già dallo scorso novembre Confagricoltura ha proposto l’abolizione di tutti i finanziamenti pubblici ai patronati, ha affermato l’importanza dell’aggregazione, ma con regole severe da applicare senza deroghe e che gli agricoltori devono prima liberamente scegliere, ma poi rispettare. Ha concluso rammentando il detto “non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, ma anche che nel mondo c’è tanta gente che vuole mangiare i nostri prodotti e noi dobbiamo solo organizzarci per darglieli.
L’Assessore Regionale all’Agricoltura, Dott. Simona Caselli, ha chiuso l’incontro rilevando l’importanza della serata, nella quale erano emersi spunti interessanti. Ha evidenziato l’enorme importanza dell’agricoltura in Emilia Romagna, dalla quale dipendono le 41 Dop ed Igp regionali, le cui filiere dimostrano la possibilità di suddividere equamente impegni e reddito, anche tra interessi diversi o contrapposti. Ha garantito l’attenzione e l’appoggio della politica, che deve evitare l’eccesso di regole e semplificare le procedure, ma non può e non deve sostituirsi ai soci nell’indispensabile aggiornamento della cooperazione, modello distintivo che deve ulteriormente aggregarsi per evitare contrapposizioni prive di senso. Per l’Assessore è fondamentale agire da subito, seguendo il seguente schema: condividere l’analisi, individuare strategie condivise, perseguirle senza deflessioni e senza tentennamenti, perché i nostri concorrenti lo stanno già facendo e non possiamo più perdere tempo. Per la filiera ortofrutticola serve sicuramente un cambiamento, visto che gli agricoltori non coprono i costi di produzione e la GDO si dichiara insoddisfatta, quindi non accontenta nessuno.

domenica 8 marzo 2015

Lunedì 09 marzo 2014

Nonostante tutto, ci siamo !!!
Hanno promesso la loro presenza i direttori commerciali delle varie Coop.ve ed O.P