QUALCUNO CHE DICE LA VERITà SULLA
SITUAZIONE ATTUALE
DELLA FRUTTICOLTURA,
E NON LE SOLITE FRASI DI RITO!!
INTERVISTA A
FRANCESCO DONATI VICE PRESIDENTE CONFAGRICOLTURA RAVENNA
1 come è andata quest'anno la produzione?
Siamo di fronte ad un'annata produttiva piuttosto contraddittoria, dovuta in parte alla situazione meteo primaverile, per cui ci troviamo varietà, pur nell'ambito della stessa specie, con ammanchi del 40-50% rispetto ad altre con differenze minime. Questo vale un pò per tutte le specie frutticole: mediamente stando alle previsioni di vari enti dovremmo ritrovarci con circa il 25% in meno rispetto al 2011 , annata di piena produzione, ed il 10-12% in meno sul 2012; è ancora da effettuare la raccolta della frutta invernale per cui avremo dati certi sull'annata solo fra qualche mese; l'altra parte di calo produttivo è da addebitare alla mancata sostituzione di impianti abbattuti.
2 quale è andata meglio, quale peggio?
Considerando il valore della produzione ad ettaro non esistono migliori o peggiori; probabilmente rimaniamo con tutto, chi più e chi meno, sotto i costi di produzione ad ettaro.
3 perchè?
Sentendo quelle che possono essere le probabili liquidazioni si avranno quotazioni unitarie discrete per le varietà con scarsa produzione, per le produzioni quasi normali si prevedono quotazioni bassissime (forse anche inferiori al 2012); per le produzioni invernali è prematura una valutazione.
4 come sono stati i prezzi?
I prezzi alla produzione come ho accennato non copriranno i costi; i prezzi al consumo, per quanto visto e tralasciando quelle che sono state le "promozioni", hanno sostanzialmente tenuto e si possono definire stabili da qualche anno.
5 problemi del mercato?
Apparentemente questa si annunciava un'annata che non doveva presentare problemi: sulla frutta estiva non ci sono state sovrapposizioni di aree produttive, il clima estivo in tutte le aree di consumo è stato tale, la qualità organolettica ottima, la qauntità in flessione più che doppia rispetto al calo dei consumi dove questo si è verificato; eppure è bastato un rallentamento della domanda per scatenare il panico negli operatori commerciali che detengono il prodotto, con massiccio ribasso delle quotazioni e conseguente disastro per i produttori (anello debole della catena produttiva). Se gli operatori commerciali non riescono ad ottenere il massimo dalle annate positive i problemi e le inefficienze lungo la filiera ci sono eccome.
6 come sarà l'annata vitivinicola?
E' un mondo che conosco marginalmente per cui non sono in grado di esprimere valutazioni corrette.
7 nella sua azienda cosa produce?
Nettarine, mele, kiwi e seminativo.
8 quali interventi si rendono necessari per il settore?
Dopo almeno 20 anni di immobilismo - mentre i nostri concorrenti hanno corso - penso che l'intera filiera frutticola sia da ripensare. E' necessario "accorciarla" eliminando una serie di figure anacronistiche che non hanno più ragione di esistere, per abbattere costi che non sono più sostenibili, ed infine un'equa distribuzione del valore aggiunto che attualmente è appannaggio dei segmenti di filiera che più si avvicinano al consumatore.
Quali interventi sono necessari? Sostanzialmente tre, che si declinano poi in una serie di azioni: programmazione, aggregazione e commercializzazione, diversa gestione fondi OCM.
1) Azioni per la programmazione: Istituti di ricerca e costitutori coordinati in modo da evitare tanti doppioni varietali e con la costituzione di varietà idonee alle nostre condizioni pedoclimatiche (inclusi i mutamenti climatici). Sperimentazione e apprezzamento da parte del consumatore da effettuare prima della messa a dimora degli impianti produttivi al fine di individuare le varietà richieste, quantificare i futuri consumatori e determinare le quantità da produrre onde evitare surplus. Programmazione delle strutture necessare al condizionamento delle produzione per evitare investimenti in strutture sovradimensionate - come accade oggi - con costi di ammortamento superiori di € 0,15/0,20 al chilo rispetto ai nostri concorrenti.
Diversa gestione della logistica dalle centrali al punto vendita che oggi sembrano concepite all'insegna dello spreco.
Diversa gestione dei punti vendita: trattandosi di prodotti delicati e fortementi deperibili la vendita a pubblico servizio proprio per le manipolazioni improprie degli acquirenti porta alla degradazione del prodotto e a scarti consistenti facilmente debellabili grazie alla presenza di personale addetto alla vendita ed alla corretta informazione al consumatore sulla conservazione in ambiente domestico e sul consumo.
2) Aggregazione e commercializzazione: a fronte di pochissimi buyers abbiamo migliaia di operatori commerciali in concorrenza fra loro con effetti deleteri sui prezzi. Basta guardare gli esempi dell'organizzazione neozelandese per la gestione del kiwi, l'olandese The Greenery per la commercializzazione del prodotto locale o ancora più vicino a noi il Consorzio FROM per la gestione delle mele trentine ed altoatesine nato dalla volontà delle cooperative locali attraverso le loro OP (organizzazioni di produttori)
Sempre in tema di aggregazioni anche la cooperazione agricola è da rimettere al passo coi tempi dando piena applicazione alla Legge 31.01.92 n. 59 - nuove norme in materia di società cooperative - applicata solo parzialmente al fine di rendere appetibile al produttore l'ingresso nelle strutture organizzate.
3) Diversa gestione ed impiego dei fondi OCM e dei piani di filiera: si può pensare di utilizzare fondi per finanziare massicciamente nuovi strumenti legislativi o già esistenti (vedasi Legge Sabatini) per supportare gli investimenti dell'imprenditore agricolo.
Incremento e migliore utilizzo dei fondi per la promozione dei consumi di frutta su azioni mirate a far conoscere le proprietà salutistiche della frutta e canalizzati attraverso l'unica società commerciale.
Come si vede il lavoro per rilanciare la filiera frutticola non manca.
Siamo di fronte ad un'annata produttiva piuttosto contraddittoria, dovuta in parte alla situazione meteo primaverile, per cui ci troviamo varietà, pur nell'ambito della stessa specie, con ammanchi del 40-50% rispetto ad altre con differenze minime. Questo vale un pò per tutte le specie frutticole: mediamente stando alle previsioni di vari enti dovremmo ritrovarci con circa il 25% in meno rispetto al 2011 , annata di piena produzione, ed il 10-12% in meno sul 2012; è ancora da effettuare la raccolta della frutta invernale per cui avremo dati certi sull'annata solo fra qualche mese; l'altra parte di calo produttivo è da addebitare alla mancata sostituzione di impianti abbattuti.
2 quale è andata meglio, quale peggio?
Considerando il valore della produzione ad ettaro non esistono migliori o peggiori; probabilmente rimaniamo con tutto, chi più e chi meno, sotto i costi di produzione ad ettaro.
3 perchè?
Sentendo quelle che possono essere le probabili liquidazioni si avranno quotazioni unitarie discrete per le varietà con scarsa produzione, per le produzioni quasi normali si prevedono quotazioni bassissime (forse anche inferiori al 2012); per le produzioni invernali è prematura una valutazione.
4 come sono stati i prezzi?
I prezzi alla produzione come ho accennato non copriranno i costi; i prezzi al consumo, per quanto visto e tralasciando quelle che sono state le "promozioni", hanno sostanzialmente tenuto e si possono definire stabili da qualche anno.
5 problemi del mercato?
Apparentemente questa si annunciava un'annata che non doveva presentare problemi: sulla frutta estiva non ci sono state sovrapposizioni di aree produttive, il clima estivo in tutte le aree di consumo è stato tale, la qualità organolettica ottima, la qauntità in flessione più che doppia rispetto al calo dei consumi dove questo si è verificato; eppure è bastato un rallentamento della domanda per scatenare il panico negli operatori commerciali che detengono il prodotto, con massiccio ribasso delle quotazioni e conseguente disastro per i produttori (anello debole della catena produttiva). Se gli operatori commerciali non riescono ad ottenere il massimo dalle annate positive i problemi e le inefficienze lungo la filiera ci sono eccome.
6 come sarà l'annata vitivinicola?
E' un mondo che conosco marginalmente per cui non sono in grado di esprimere valutazioni corrette.
7 nella sua azienda cosa produce?
Nettarine, mele, kiwi e seminativo.
8 quali interventi si rendono necessari per il settore?
Dopo almeno 20 anni di immobilismo - mentre i nostri concorrenti hanno corso - penso che l'intera filiera frutticola sia da ripensare. E' necessario "accorciarla" eliminando una serie di figure anacronistiche che non hanno più ragione di esistere, per abbattere costi che non sono più sostenibili, ed infine un'equa distribuzione del valore aggiunto che attualmente è appannaggio dei segmenti di filiera che più si avvicinano al consumatore.
Quali interventi sono necessari? Sostanzialmente tre, che si declinano poi in una serie di azioni: programmazione, aggregazione e commercializzazione, diversa gestione fondi OCM.
1) Azioni per la programmazione: Istituti di ricerca e costitutori coordinati in modo da evitare tanti doppioni varietali e con la costituzione di varietà idonee alle nostre condizioni pedoclimatiche (inclusi i mutamenti climatici). Sperimentazione e apprezzamento da parte del consumatore da effettuare prima della messa a dimora degli impianti produttivi al fine di individuare le varietà richieste, quantificare i futuri consumatori e determinare le quantità da produrre onde evitare surplus. Programmazione delle strutture necessare al condizionamento delle produzione per evitare investimenti in strutture sovradimensionate - come accade oggi - con costi di ammortamento superiori di € 0,15/0,20 al chilo rispetto ai nostri concorrenti.
Diversa gestione della logistica dalle centrali al punto vendita che oggi sembrano concepite all'insegna dello spreco.
Diversa gestione dei punti vendita: trattandosi di prodotti delicati e fortementi deperibili la vendita a pubblico servizio proprio per le manipolazioni improprie degli acquirenti porta alla degradazione del prodotto e a scarti consistenti facilmente debellabili grazie alla presenza di personale addetto alla vendita ed alla corretta informazione al consumatore sulla conservazione in ambiente domestico e sul consumo.
2) Aggregazione e commercializzazione: a fronte di pochissimi buyers abbiamo migliaia di operatori commerciali in concorrenza fra loro con effetti deleteri sui prezzi. Basta guardare gli esempi dell'organizzazione neozelandese per la gestione del kiwi, l'olandese The Greenery per la commercializzazione del prodotto locale o ancora più vicino a noi il Consorzio FROM per la gestione delle mele trentine ed altoatesine nato dalla volontà delle cooperative locali attraverso le loro OP (organizzazioni di produttori)
Sempre in tema di aggregazioni anche la cooperazione agricola è da rimettere al passo coi tempi dando piena applicazione alla Legge 31.01.92 n. 59 - nuove norme in materia di società cooperative - applicata solo parzialmente al fine di rendere appetibile al produttore l'ingresso nelle strutture organizzate.
3) Diversa gestione ed impiego dei fondi OCM e dei piani di filiera: si può pensare di utilizzare fondi per finanziare massicciamente nuovi strumenti legislativi o già esistenti (vedasi Legge Sabatini) per supportare gli investimenti dell'imprenditore agricolo.
Incremento e migliore utilizzo dei fondi per la promozione dei consumi di frutta su azioni mirate a far conoscere le proprietà salutistiche della frutta e canalizzati attraverso l'unica società commerciale.
Come si vede il lavoro per rilanciare la filiera frutticola non manca.
Ecco come i giornali tagliano gli articoli!!!
Questione di spazio o di ..... "potere"???
Inaugurata in questo blog
la sezione comunicati stampa
con 2 importanti comunicati !!
con 2 importanti comunicati !!