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ROMAGNA: "PESCHE E NETTARINE SOTTOPAGATE AI PRODUTTORI"
Inserito Lunedì, 27 agosto, 2012 - 13:51 In Romagna le pesche e le nettarine che arrivano alla Grande distribuzione organizzata vengono pagate poco ai produttori. E la liquidazione è uguale al di là del prezzo di vendita. Lo si evince analizzando i dati di Oppa, l’Osservatorio dei prezzi della frutta della provincia di Forlì-Cesena. A spiegarlo è l’assessore provinciale all'Agricoltura Gianluca Bagnara."Lungo la filiera produttiva dell’ortofrutta - sostiene nella presentazione del sito - esistono numerosi colli di bottiglia che impediscono un trasparente rapporto fra il produttore e il consumatore finale non solo per il prezzo, ma anche per la gestione della qualità e dell’offerta sugli scaffali. Il paradosso è che anche nel distretto più vocato alla produzione di ortofrutta, quale è appunto il territorio romagnolo, il consumatore abbia difficoltà a orientarsi nel mercato e a trovare il prodotto locale".
L’assessorato alle politiche agro-alimentari della Provincia di Forlì-Cesena rileva settimanalmente in un campione di 12 punti vendita i prezzi al consumo di un paniere di prodotti ortufrutticoli significativi e rilevanti per l’agricoltura locale e li confronta con i prezzi al produttore presentati dalla Camera di Commercio.
Gli ultimi dati disponibili, a metà agosto, indicano che pesche e nettarine, bianche o gialle che siano, vengono liquidate in media ai produttori 0,32 euro il chilogrammo. Una cifra molto bassa se la produzione è di qualità Le pesche gialle, ad esempio, sono messe in vendita sugli scaffali dei negozi a 1,74 euro se sfuse, a 1,31 euro il chilo se in cestini. Ma al produttore vanno sempre i soliti 0,32 centesimi di media.
Molto più clamoroso il caso delle pesche bianche che sono quotate di più e il consumatore in genere le cerca per il profumo più intenso e il sapore più dolce. Nei banchi del supermercato sono pagate 2,08 euro il chilo ma, al produttore, più di 0,32 euro non vanno. Stesso concetto per le nettarine gialle: 1,78 il prezzo di vendita del prodotto sfuso, 1,34 nei cestini, 0,32 euro all’agricoltore.
Questi numeri (presi per validi) portano a una riflessione, condivisa da molti operatori del settore: il mercato si assesta a un valore, che quest’anno è attorno a 0,32 euro il chilo, e poi si appiattisce su quella cifra. La Gdo, anche se vende certi articoli a prezzo maggiore, non riconosce all’agricoltore nessun valore aggiunto. Se l’agricoltore continua sommessamente su questo binario, guadagnerà sempre meno. Attualmente il mercato paga bene i grossi calibri ed è su quello che si deve puntare. Meglio produrre 200 quintali l’ettaro (con frutta di grosso calibro) a un euro di media al chilogrammo piuttosto che 450 quintali a 0,32 euro di media. E poi gli agricoltori devono scegliere consapevolmente a quali canali commerciali conferire il proprio prodotto: non sta scritto in nessun vangelo che se 30 anni fa una tipologia di struttura era adeguata, lo debba essere anche nel 2012. (fonte: Corriere di Romagna)
SPAGNOLI "CAMPEONES" DELL'EXPORT... NONOSTANTE LA CRISI
Inserito Giovedì, 30 agosto, 2012 - 12:14 Investita da una pesantissima crisi economica e finanziaria la Spagna, nell’ortofrutta, sembra però seguire le orme della nazionale di calcio che, ai recenti campionati Europei, ha travolto in finale l’Italia con un perentorio 4-0: più brava a crearsi le occasioni, più forte, più competitiva, la “squadra” iberica non lascia scampo neppure quando si parla di nettarine, fragole, agrumi.“Il pallino del gioco in Europa per le pesche ce l’ha la Spagna, i mercati più importanti sono degli spagnoli, i prezzi li fanno loro”, ci ha detto masticando amaro un importante esportatore emiliano. “All’Italia restano i discount tedeschi e i mercati dell’Est con il prodotto di primo prezzo in cestini. Insomma la produzione italiana copre i consumi nazionali e l’export di minor valore. Purtroppo molti dei nostri esportatori hanno perduto quote significative sopraffatti dalla concorrenza”.
Volendo dirla tutta, di ortofrutta italiana, sui banchi dei grandi mercati, europei e non, se ne vede sempre meno. Oltre alla Spagna, anche la Turchia fa la voce grossa. E andando avanti di questo passo agli operatori dello Stivale rischiano di rimanere le briciole.
I consumi interni aumentano
Sarà interessante vedere se il trend verrà mantenuto nel prosieguo dell’anno, alla luce dell’inasprirsi della crisi. Resta il fatto che nei primi quattro mesi del 2012 i consumi di ortofrutta, in Spagna, sono in crescita, seppur lieve. Questo il quadro che emerge dai dati diffusi dal Ministero spagnolo dell'Agricoltura, secondo cui gli acquisti domestici di frutta e verdura sono aumentati del 2,6% a volume nel primo quadrimestre del 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011, per un quantitativo di 2,77 milioni di tonnellate e un valore di 3,67 miliardi di euro (-2,4%).
Per quanto riguarda gli ortaggi, i consumi sono stati pari a 946,2 milioni di chili, lo 0,5% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre la spesa è diminuita dello 0,2% a 1,56 miliardi di euro. Il pomodoro è stato l'ortaggio più consumato con 189,6 milioni di chili (-1,6%), per un valore di 279,3 milioni di euro (+0,8%). Gli acquisti di patate hanno raggiunto un volume di 354,6 milioni di chili (+2,5%) e una spesa di 197,8 milioni di euro (-24%). Per quanto concerne la frutta sono invece stati spesi 1,91 miliardi di euro (-1,2%) per un consumo di 1,48 milioni di tonnellate (+3,9%).
Export positivo, boom in Russia
Secondo i dati rilasciati dal Dipartimento delle dogane e elaborati da Fepex, l'associazione degli esportatori ortofrutticolo spagnoli, in maggio le esportazioni di frutta e verdura spagnole sono cresciute in valore del 10% rispetto allo stesso mese del 2011, portandosi a 838 milioni di euro, mentre i volumi hanno registrato un aumento del 6%, raggiungendo il totale di 908.872 tonnellate. Un andamento positivo riconducibile alle buone performance registrate nel comparto delle verdure, cresciute del 20% a valore e del 17% a volume rispetto a maggio 2011, per un totale rispettivamente di 271 milioni di euro e 351.030 tonnellate. Buono in particolare il trend del pomodoro il cui buon andamento compensa le flessioni osservate nei mesi precedenti. Da segnalare anche l'aumento delle esportazioni di cavolo, peperoni, lattuga e zucchine. Per quanto riguarda la frutta, a maggio si è registrato un aumentato dell'export pari al 6% a valore, per un totale di 567 milioni di euro, e dell'1% a volume, per un totale di 557.842 tonnellate. In particolare, i prodotti che hanno registrato le performances migliori in termini di export sono gli agrumi, l'anguria, la fragola e il melone. Nel periodo gennaio-maggio, le esportazioni sono aumentate del 5% a valore e del 4% a volume, raggiungendo i 3.776 milioni di euro e 5,1 milioni di tonnellate. L’export di ortaggi è stato pari a 2,3 milioni di tonnellate (+1%) per un valore pari a 2.190 milioni di euro (+5%) mentre quello della frutta è stato pari a 2,8 milioni di euro (+7%) per un valore di 1.857 milioni di euro (+7%).
Secondo Fepex, tale evoluzione dell'export è il risultato dell'andamento positivo della domanda in alcuni mercati importanti quali la Francia, la Germania e la Russia, dove la Spagna ha saputo mettere solide radici. Intanto l’associazione degli esportatori Fepex sta portando avanti un progetto teso a creare una piattaforma tecnologica dedicata a frutta e ortaggi. Jorge Brotons (nella foto a fianco), presidente di Fepex, si è incontrato con Manuel Lainez, direttore generale di Inia (Instituto Nacional de Investigación y Tecnología Agraria y Alimentaria) per concretizzare l’inizitiva.
L’obiettivo di Fepex è quello di accelerare il processo di innovazione degli operatori del settore e di rafforzare l'orientamento della ricerca scientifica alle necessità del settore concludendo accordi pubblico-privati di cooperazione. Il presidente di Fepex ha ribadito al direttore generale dell'Inia il forte peso del settore ortofrutticolo nell'agricoltura e nell'economia spagnola. Le specifiche caratteristiche del settore - secondo la federazione spagnola - giustificano pienamente la creazione della piattaforma.
Frutta estiva, primo bilancio ok
Ed è tutto sommato confortante il primo bilancio della frutta estiva per la Spagna. La stagione commerciale delle drupacee è iniziata bene e nel periodo delle primizie, da fine aprile a metà giugno, non si sono manifestati problemi di prezzi grazie a un’offerta particolarmente contenuta. Buona la risposta dei mercati esteri con la Russia particolarmente ricettiva per quanto concerne pesche e nettarine che vengono destinate, con significativi volumi, anche in Italia, Francia, Bielorussia, Polonia, Germania, Svizzera, ma anche, Inghilterra e Olanda. Francia e Italia, pur essendo grandi produttori di drupacee richiedono solitamente le primizie di cui dispone la Spagna, nella regione della Murcia.
Qualche problema invece per le albicocche, i cui raccolti sono risultati più abbondanti rispetto al 2011, fatto che almeno fino a dora ha compresso i prezzi verso il basso sul mercato internazionale. Passando a meloni ed angurie la campagna a inizio luglio ha registrato, nella zona di Murcia, un drastico calo dei prezzi dovuto a un eccesso di offerta. Un fenomeno causato anche dall’anticipo della produzione dovuto al grand caldo delle settimane precedenti. Ma le prospettive non sono negative: la produzione dovrebbe ridursi drasticamente, calando anche del 50%, così che si potrà riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta.
“Molta produzione programmata per la raccolta in questo periodo è stata invece tirata su già due settimane fa” - rivelava a inizio luglio il presidente della Sezione melone e anguria di Proexport, Laureano Montesinos - “dal momento che il ciclo vegetativo e il processo di maturazione sono stati accelerati dalle alte temperature registrate a metà giugno”.
Secondo Proexport, la maggior parte dei produttori è convinta di poter ottenere una remunerazione migliore sino alla fine dell’estate con cui compensare, almeno in parte il pessimo inizio di stagione. La Regione della Murcia esprime il 45% del totale nazionale delle esportazioni di melone e il 25% di quelle di anguria. Le società collegate a Proexport detengono circa il 44% del melone e il 35% dell’anguria della regione. A livello varietale ogni mercato internazionale mostra differenti preferenze. Così, il 57% del melone gialletto è diretto verso il Regno Unito, mentre il 34% del Galia va in Germania. Regno Unito e Francia si spartiscono il 56% del melone cantalupo, mentre il 77% dell’export di melone Charentaise approda in Belgio, Svizzera e Francia. La Spagna, d’altro canto, destina all’autoconsumo il 45% dell’anguria prodotta e oltre il 65% del melone della varietà Piel de Sapo.
Ciliegie e uva vedono rosa
Previsioni più che confortanti per le ciliegie spagnole dell’Aop Valle del Jerte.La qualità appare buona ed i volumi dovrebbero toccare quota 10 milioni di chili. L’associazione prevede un raccolto di 80 mila chilogrammi al giorno che potrebbe arrivare a toccare i 300 mila chili giornalieri. La vera stella delle Dop della Valle del Jerte è la Picota, per la quale sono partite le esportazioni verso il Regno Unito. Quest’anno per la prima volta verrà realizzata anche una campagna promozionale in Russia, dove esordiranno proprio le Picota Valle del Jerte. Buone prospettive anche per la campagna dell’uva da tavola.
Secondo l’organizzazione agricola Asaja la qualità del prodotto dovrebbe essere di livello eccellente e, stando alle parole del segretario generale di Asaja Murcia, Alfonso Galvez, i prezzi sul mercato internazionale dovrebbero essere alti grazie anche all’ottima immagine di cui gode l’uva da tavola murciana all’estero. Secondo il manager di Asaja, tuttavia, per dare ancora più forza al comparto è necessario creare un organismo interprofessionale per l'uva da tavola, prodotto che l’anno scorso è stato coltivato su 5.457 ettari con una produzione totale che ha raggiunto le 108.769 tonnellate. (M.A.)
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